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Sunday Morning: 5 finali di Davis storiche

24 Novembre 2019, data da ricordare a lungo nella storia del tennis. A Madrid viene assegnata la Coppa Davis n.108, la prima con la fase finale del torneo organizzato con il nuovo format in sede unica. La formula innovativa ci ha regalato emozioni e spettacolo in lunghissime giornate di tennis, ma necessita di alcuni correttivi per migliorare sia la qualità del torneo che la collocazione degli incontri nel corso dei round robin.

Nell’attesa di assistere a questo gran finale, riviviamone 5 storiche, tra le più belle e affascinanti. Quelle che hanno contribuito a rendere l’insalatiera” così speciale.

LA PRIMA VOLTA È SPECIALE: 10 FOTO ‘UNICHE’ DELLA FINALE DI DAVIS CUP IN SEDE UNICA
2014: Svizzera-Francia 3-1 a Lille
La finale Davis 2014 viene ricordata per la vittoria di Roger Federer, ma è una fotografia molto riduttiva di un week-end memorabile. Si giocò nel bellissimo stadio Pierre Maouroy di Lille, con un pubblico incredibile: oltre 27mila spettatori, tra la straordinaria passione dei transalpini e le centinaia di supporter svizzeri (e fanatici di Roger, pure francesi…) accorsi a creare un’atmosfera meravigliosa. In quel week-end successe di tutto.

Federer sbarcò in Francia con la schiena dolorante, un infortunio rimediato al Masters nella durissima semifinale contro Wawrinka e che l’aveva costretto a rinunciare alla finale contro Djokovic.

Proprio Stan aprì la finale Davis con Tsonga, disputando una partita incredibile per potenza e precisione, vincendo in tre set.

Fu un successo decisivo, perché Roger scese in campo contro Monfils tutt’altro che sciolto, titubante e poco reattivo. “LaMonf”, sospinto dal calore del pubblico, giocò un match solido, superando Federer in tre set.

Quella di venerdì fu una nottata di dubbi per il capitano svizzero Luthi: schierare Roger in doppio con Stan, o preservarlo per la domenica, cercando di vincere gli ultimi due singolari?

Federer giocò al sabato, senza forzare ma dando segnali confortanti di ripresa. Fu di nuovo Wawrinka il vero protagonista, trascinò Roger a un successo in tre set su Gasquet/Benneteau, forse un po’ intimoriti nel trovare al di là della rete la fortissima coppia rosso crociata.

La domenica si aprì male per i francesi: Tsonga gettò la spugna per un problema al gomito, anche se poi si scrisse che il vero motivo del forfait fu un litigio con il capitano Arnaud Clement, accusato di aver creato un clima di tensione nel team. Federer sfidò Gasquet, ritrovando il suo miglior tennis, veloce, a tutto campo.

 

Roger Federer
Richard giocò un buon match, lottò con tutte le sue forze, ma non riuscì a contenere la classe di Roger e la sua voglia di vincere “l’insalatiera”. Lo svizzero crollò in campo dopo aver trasformato il match point, sommerso dai suoi compagni e dall’affetto dell’intero stadio, molto sportivo nell’applaudire il successo di un così grande campione.
1991: Francia – USA 3-1 a Lione

In Francia il tennis e la Davis sono una faccenda seria, ancor più quando non la vinci dal 1932. In quel 1991 accadde qualcosa di magico per i “bleu”. Yannick Noah divenne capitano di Davis, spinto dal suo storico coach Patrick Hagelauer.

Fu un capitano perfetto, soprattutto per il suo carisma. Portò i suoi giocatori a dare il meglio in tutta l’annata, ma il capolavoro assoluto fu il weekend della finale, al Gerland di Lione.

Anzi, qualche settimana prima, quando decise di convocare Henri Leconte, talento straordinario ma allora afflitto da problemi alla schiena e sprofondato in classifica oltre la 100esima posizione: “Sfideremo Sampras e Agassi, ho bisogno di te per vincere”. Mai previsione fu più azzeccata.

L’80esima edizione della Davis si aprì con Agassi e Forget in campo. Troppo forte il pressing dal fondo di Andre, in quattro set l’America si portò in vantaggio. Il n.1 del ranking Sampras scese in campo di fronte a 8300 tifosi scatenati, che gridando con insistenza “Riton, Riton!” infiammarono il talento cristallino di Leconte. Henri giocherà una delle migliori partite della carriera, con accelerazioni improvvise e risposte pazzesche.

Pete fu annientato in tre set, non si aspettava un contesto simile (sua prima finale di Davis) e nemmeno un avversario così travolgente. Al sabato gli americani schierarono la solida coppia di specialisti Flach – Seguso, ma il talento superiore di Forget – Leconte prevalse in quattro set.

Forget visse con grande tensione la vigilia della sfida con Sampras, decisiva per la coppa, tanto da non riuscire a prendere sonno; finì per uscire in piena notte, col capitano Noah, nei bistrot di Lione, a caricarsi in mezzo ai tifosi francesi.

Una scelta bizzarra ma azzeccata: Forget, grande braccio ma spesso debole sul piano agonistico, si presentò in campo mai così determinato. Con un Ace salvò un set point nel tie-break del primo parziale, chiudendolo 8-6.

Restò calmo arginando la reazione di Pete nel secondo, per spiccare il volo dal terzo parziale, quando con estrema freddezza salvò oltre dieci palle break chiudendo l’incontro 6-4 al quarto set. Fu il tripudio di una nazione che aspettava questo successo da decenni, e la vittoria di un team unito e di grande talento.

1988: Germania – Svezia 4-1 a Goteborg

Il 1988 è passato alla storia per il clamoroso Grand Slam svedese grazie ai successi di Mats Wilander e Stefan Edberg. La finale di Davis a Goteborg era vista come una passerella finale, a suggellare un anno irripetibile per la Svezia con l’ennesima “insalatiera”.

Peccato che i vichinghi non avevano fatto i conti con Boris Becker, che con la sua immensa classe rovinò la festa ai padroni di casa. Quel venerdì 16 dicembre lo Scandinavium di Goteborg era stracolmo con oltre 14mila spettatori.

Fu preparato a puntino un campo in terra battuta indoor, bello lento per facilitare la ragnatela di Wilander e penalizzare il tennis brillante di Becker.

Il vero eroe di giornata fu però Carl-Uwe Steeb
, buon mancino tedesco, che grazie ad un dritto micidiale nel match di apertura fu capace di rimontare due set di svantaggio al n.1 del mondo Wilander (arrivato un po’ “cotto” a dicembre), sconfiggendolo 8-6 al quinto set.

Edberg entrò in campo nervoso, “costretto” a vincere contro il rivale di sempre Becker, e la tensione gli giocò un brutto scherzo, insieme a quel campo così lento da deprimere i suoi serve and volley.

Boris, più potente e vero “killer” in Davis, lo distrusse in tre rapidi set. 2-0 Germania, contro ogni pronostico.

Il doppio del sabato si rivelò decisivo: la coppia svedese Edberg – Jarryd era fortissima, sospinta dal calore del pubblico scappò avanti due set a zero.

Il terzo set si giocò punto a punto, uno strepitoso Becker trascinò il compagno Eric Jelen nel rush finale, 7-5 per la Germania.

I fantasmi di una disfatta epocale trascinarono gli svedesi nel baratro, mentre la coppia tedesca volò fino alla vittoria, rimontando due set. Quel sabato sera lo score segnò 3-0 Germania, fu la prima vittoria per i tedeschi, e una delle più cocenti delusioni per i campioni svedesi, umiliati in casa.
1972: USA – Romania 3-2 a Bucarest

La finale di Davis Cup 1972 tra USA e Romania assegnò la prima coppa dopo l’abolizione del Challenge Round, che vedeva fino al ’71 i campioni in carica già in finale.

Quella sfida si trasformò in qualcosa di epico, una dramma sportivo condito da intrighi geopolitici. Il mondo viveva con apprensione la spaccatura tra blocco occidentale e cortina di ferro; e solo sei settimane prima alle Olimpiadi di Monaco la furia dei terroristi palestinesi era stata capace di freddare 11 membri della squadra israeliana.

Brian Gottfried e Harold Solomon, due ebrei americani, erano nel team USA che sarebbe approdato a Bucarest, paese “vicino” agli ideali palestinesi. La tensione era alle stelle, anche perché per la prima volta la finale di Davis era disputata al di fuori di uno dei quattro paesi che ospitano il Grande Slam.

Dennis Ralston, capitano del team USA, disse di essere stato avvertito di non portare la squadra in Romania da Neale Fraser, l’allenatore della squadra australiana, che aveva giocato a Bucarest nell’estate del 1972. Fraser disse a Ralston che la partita era stata rubata da chiamate di linea partigiane e imbrogli di ogni tipo, “Non hai idea in cosa ti stai cacciando”.

Inoltre non erano chiari i rapporti diplomatici tra il Presidente USA Nixon e il dittatore rumeno Ceausescu, un “outsider” all’interno del blocco sovietico che usava lo sport per rafforzare il nazionalismo in Romania. Con misure di sicurezza estreme ed un clima a dir poco ostile creato dal focoso pubblico locale, Stan Smith e Ilie Nastase aprirono le danze, con la vittoria in tre set per l’americano.

Ion Tiriac impose la sua “garra” ed esperienza per rimontare due set di svantaggio a Tom Gorman, con l’americano furibondo per le chiamate dubbie dei giudici di linea.

Dal pubblico volarono minacce contro l’arbitro argentino Enrique Morea per i troppi over rule. Il doppio vide il dominio della coppia USA Smith – Van Dillen, che in soli 68 minuti schiantò la resistenza di Nastase – Tiriac.

Domenica 15 ottobre andò in scena una delle più grandi partite nella storia delle finali di Davis: Stan Smith superò “i peggiori giudici di linea che abbia mai avuto” e una folla rumena oltre il limite della correttezza per aver la meglio sul tennis consistente di Ion Tiriac in cinque set, in 2 ore e 50 minuti di tennis epico. Bernard Kirsch del New York Times scrisse che alla stretta di mano Smith disse a Tiriac “Ho perso molto rispetto per te”.
1927: Francia b. USA 3-2 a Philadelphia
Ancora si chiamava “International Lawn Tennis Challenge”. Quest’edizione passò alla storia perché spezzò l’egemonia di Gran Bretagna, USA e Australasia, lanciando definitivamente il mito dei quattro “Moschettieri” francesi René Lacoste, Jean Borotra, Henri Cochet e Jacques Brugnon.

Fu una vittoria di squadra, ma spiccò il tennis preciso e cerebrale del “coccodrillo” Lacoste, capace di vincere i suoi due incontri in singolare sconfiggendo anche Bill Tilden, ingiocabile in Davis con ben sette coppe consecutive. La sfida del ’27 era la rivincita dell’anno precedente, quando presso il Germantown Cricket Club di Philadelphia gli americani superarono i francesi 4-1.

Nello stesso prestigioso circolo stavolta c’era un’atmosfera assai tesa, la crescita dei giovani europei era palese e le condizioni fisiche di Johnston erano un’incognita. Nella prima giornata Lacoste gli lasciò la miseria di sette game, grazie ai suoi colpi in back micidiali sull’erba; Tilden invece superò in quattro set Cochet, aggrappandosi al suo terrificante servizio. Al sabato sempre Tilden con Hunter sconfisse la collaudata coppia Borotra – Brugnon in cinque set.

I 14mila spettatori accorsi per la giornata decisiva erano fiduciosi nelle doti tecniche ed agonistiche di Tilden, uno che difficilmente sbagliava una partita. Big Bill non deluse, ma la risposta di Lacoste fu in grado di neutralizzare il servizio “bomba” dell’americano, costringendolo a lunghi scambi e molti errori.

Renè vinse in quattro set, lo score era sul 2 pari, decisivo l’ultimo match tra Johnston e Cochet. La maggior freschezza del francese, bravissimo a lavorare ogni scambio con pazienza e cercare il contropiede, ebbe la meglio in quattro set, per lo sconforto di un pubblico stranamente scorretto con il transalpino.

Per molti anni quella di Philadelphia fu considerata una delle peggiori sconfitte dello sport americano. La Davis per la prima volta sbarcò in Francia, si era aperta una nuova era.

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