Nel giorno del suo 52esimo compleanno ricordare il tennis di Boris Becker è molto più di un’operazione nostalgia, a maggior ragione in questa settimana dedicata alla “nuova” Davis, con Boris presente a Madrid insieme al team tedesco. Le immagini di Becker diventate leggendarie sono quelle dei suoi successi a Wimbledon, soprattutto il primo a soli 17 anni (1985), più giovane vincitore ai Championships nella storia; ma in realtà il tedesco è stato uno dei Davisman migliori di sempre, un fatto questo troppo sottovalutato quando si racconta la sua straordinaria carriera.
Boris vanta un record incredibile di 38 vittorie e solo 3 sconfitte in incontri di singolare in Coppa Davis (54-12 includendo anche gli incontri disputati in doppio) nei tredici anni di presenza nella competizione. Numeri straordinari.
Esordì in Davis Cup nel 1985 e si caricò sulle spalle la squadra portandola in finale, dove a Monaco sbarcò la corazzata svedese. I “vichinghi” vinsero 3-2, decisivo fu l’incontro di doppio, ma Becker sconfisse in singolare Edberg e Wilander.
Molti sono stati i grandissimi match giocati e vinti dal tedesco in Davis. Indimenticabile fu la sfida nei quarti di finale 1987 contro John McEnroe: la spuntò Boris col punteggio di 4–6, 15–13, 8–10, 6–2, 6–2 in 6 ore e 22 minuti di tennis straordinario, incontro di singolare più lungo nella storia della Davis fino al 2015, battuto da Mayer – Souza.
Nel 1988 Becker regalò al suo paese la prima “insalatiera”, strapazzando nel world group Brasile, Danimarca e Yugoslavia (tre sfide vinte 5-0), ed espugnando la roccaforte svedese sulla lenta terra battuta indoor di Goteborg.
Nel 1989 il campione di Leimen regalò un’altra pietra miliare in Davis, nella semifinale contro gli USA. Nell’Olympia Halle di Monaco affrontò Andre Agassi, che con un livello tecnico mostruoso si aggiudicò i primi due set al tiebreak. Incredibili le risposte del Kid di Las Vegas nei punti decisivi. Boris fu bravo a restare in scia, studiare il rivale ed iniziare ad attaccarlo con efficacia. Anche il terzo set si decise al tiebreak, ma stavolta il servizio e le volée del tedesco furono imprendibili. Becker rimontò i due set di svantaggio, chiudendo 6-4 al quinto set un match memorabile per qualità e pathos, forse il miglior incontro dell’intero ’89.
Sulla spinta di quel successo condurrà di nuovo la sua squadra alla vittoria in finale, ancora contro la Svezia. Fu una batosta terrificante per Edberg e Wilander, capaci di racimolare contro Boris solo 12 games in due match disputati tre su cinque.
Impossibile dimenticare la sfida Germania vs. Italia nel primo turno della Davis 1991. Alla Westfahlenhalle di Dortmund nel match d’esordio Paolo Canè giocò un grande tennis, riuscendo a strappare un set al campione tedesco; quindi uno straordinario Omar Camporese sconfisse Stich nel secondo singolare, e in coppia con Nargiso superò clamorosamente in cinque set la fortissima coppia Becker – Jelen.
Il quarto match alla domenica tra Becker e Camporese poteva rivelarsi decisivo. Il bolognese giocò forse il miglior tennis della sua carriera, strappò i primi due set a furia di servizi e diritti impressionanti, ma Boris lottò su ogni palla, dimostrandosi ancora una volta il miglior uomo Davis della sua epoca. Becker rimontò lo svantaggio, vincendo al quinto set. L’ultimo match di Becker con la nazionale tedesca fu nel 1997, in Messico, altre due comode vittorie per lui.
Boris Becker
Il campione tedesco ha lasciato un’impronta indelebile in Coppa Davis e nel nostro sport, per vittorie, carisma e soprattutto qualità di gioco. Poche volte come nel suo caso è corretto dire che “Dopo Becker, il tennis non è più stato lo stesso”, e tutto avvenne quasi all’improvviso, come un piccolo Tsunami sportivo. Esplose sul tour Pro con i quarti all’Australian Open 1984, impressionando per il fisico imponente e la potenza fuori dal comune, che gli consentiva di produrre un tennis spregiudicato per velocità, istinto e classe tecnica.
Nel 1985, proprio quando McEnroe iniziava a dare i primi segni di cedimento, nessuno riuscì a fermare l’esuberanza di questo ragazzone rosso, massiccio e coraggioso, prima nell’antipasto del Queen’s e poi a Wimbledon.
Sui sacri courts londinesi non si era mai visto servire con così tanta potenza e continuità. Fu il torneo del destino per Becker: lo specialista dei prati Kevin Curren gli spianò la strada, buttando fuori sia McEnroe che Connors, aspettandolo in finale; una finale a cui il tedesco arrivò annullando match point contro Nystrom e Mayotte. Era il 7 luglio 1985, una data che segnò una rottura, una svolta verso un tennis diverso. Boris giocò una partita fantastica, servì bene, rispose con potenza e precisione, volando a rete e tuffandosi come un portiere di calcio ad intercettare i passanti più precisi, mentre Curren non riuscì ad elevare al massimo il suo tennis. Vinse il primo Wimbledon a 17 anni e 227 giorni, diventando il più giovane vincitore di un torneo del Grande Slam nella storia (il record sarà battuto da Michael Chang che si aggiudicherà l’Open di Francia 1989 all’età di 17 anni e 110 giorni).
Becker è entrato nei libri di storia sportiva non solo per la precocità, ma per aver portato nel tennis una forza fisica e velocità superiori, elevando l’asticella della competizione. Nessuno prima di lui era stato in grado di fare il punto con tanta forza da ogni posizione del campo, perché mai dall’Era Open si era visto un tennista allo stesso tempo così potente e completo tecnicamente.
Boris aveva come arma principe un servizio super, suo vero marchio di fabbrica (e curiosamente diventato poi anche ‘logo’ vero e proprio della sua linea di racchette).
E’ stato il primo tennista a servire regolarmente oltre i 200 km/h, toccando spesso punte di 220 km/h. Difficilissimo strappargli la battuta perché il rendimento del colpo era altissimo, sapeva cogliere ogni angolo, e la seconda palla era anch’essa veloce e precisa. Sul servizio ha costruito più di una vittoria, ma anche il diritto è stata un’arma importantissima.
Era in grado di coprire la rete come pochi, sia per un naturale senso della posizione che per le sue notissime qualità acrobatiche. Il suo punto debole è stato il fisico, troppo massiccio ed imponente, che l’ha frenato più di una volta, ma anche una cocciutaggine tutta teutonica nel voler vincere “a modo suo”, senza mai vuol adeguare il suo game plan alle necessità del momento; testardaggine che gli è costata la casella zero alle vittorie su terra battuta, dove Boris si incaponiva a giocare “da terraiolo” invece di sfruttare le sue armi di micidiale attaccante a tutto campo.
Alcuni problemi fisici e l’ascesa della generazione dei nati 1970 – 72 ne frenerà i successi, insieme a guai personali, visto che Boris è sempre stato uno fuori dagli schemi, pronto ad incaponirsi in scelte impopolari. L’ultimo e inaspettato successo fu agli Australian Open del 1996, dove ebbe la fortuna di trovare Chang in finale, alzando il suo sesto titolo dello Slam, a coronamento di una carriera fantastica.
Molti associano Boris Becker all’erba, vista la sua esplosione sui prati di Wimbledon ed i tre titoli (e sette finali totali) ai Championships, ma in realtà è stato probabilmente il più forte giocatore in condizioni indoor di tutti i tempi (26 titoli), o diciamo dell’era moderna quando ancora nei palazzetti si giocava su tappeti molto rapidi. Con condizioni di gioco ideali e su superfici veloci batterlo era quasi impossibile. Come in Davis, dove al coperto vanta un record clamoroso di 32 vittorie e 3 sole sconfitte in singolare.