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Tennis Story: quando il Masters ha deciso il n.1

Il miglior finale di stagione possibile. Le ATP Finals, il Masters che incorona gli otto principali protagonisti dell’anno, definirà anche chi sarà il migliore di tutti, il numero 1 del mondo a fine stagione.

Due i concorrenti: Novak Djokovic, che punta a eguagliare il record di Sampras e chiudere per la sesta volta in vetta al ranking, e Rafa Nadal che potrebbe raggiungere proprio Djokovic con cinque stagioni chiuse da numero 1.

Il serbo deve comunque arrivare in finale e vincere almeno due partite nel girone per avere chances di scavalcare Nadal, anche se nelle prossime ore lo spagnolo dovesse decidere di non giocare a Londra.

Il torneo, che dal 1977 al 1985 si è giocato a gennaio dell’anno successivo, ha vissuto in due occasioni l’epilogo più thrilling: nel 2000 e nel 2016, infatti, il numero 1 di fine stagione è rimasto incerto fino all’ultima partita dell’anno, la finale del Masters.

I 75 punti di “Guga”

Il 2000 è un anno di cambiamenti, è l’inizio di una nuova era per le ATP Finals che tornano itineranti dopo il decennio al Madison Square Garden (sede del torneo negli anni Ottanta) e gli anni Novanta in Germania. Si gioca a Lisbona nel nuovissimo Pavilhao Atlantico inaugurato due anni prima. All’inizio si chiamava Pavilhao Utopia: un nome, un perché.

In corsa per il titolo di numero 1 del mondo restano il russo Marat Safin, che quell’anno ha dominato Pete Sampras in finale allo Us Open ed è salito in vetta al ranking due settimane prima, e il brasiliano Guga Kuerten. Safin vince le prime due partite del girone, contro Alex Corretja e Lleyton Hewitt. Kuerten, su un campo non velocissimo, è ingiocabile al servizio nel primo set contro Andre Agassi. Ma non basta per vincere. Sconfitto in rimonta al terzo set, Kuerten deve arrivare in finale e sperare che Safin non vinca più una partita per diventare numero 1 del mondo a fine stagione.

Safin perde l’ultimo match del girone e la semifinale contro Andre Agassi che gli toglie due volte il servizio. Kuerten passa il girone battendo Magnus Norman e Yevgeny Kafelnikov, celebra l’aiuto del meraviglioso pubblico e vola.

In semifinale rimonta su Pete Sampras nell’ultimo incontro dell’americano al Masters. Diventa il secondo giocatore dopo Michael Chang dieci anni prima a battere Sampras e Agassi nello stesso torneo. La finale ha la strada segnata da subito. Kuerten chiude 6-4 6-4 6-4, per 75 punti è il numero 1 del mondo a fine anno.

L’anno di Andy Murray

Unico il caso del 2016 quando Andy Murray e Novak Djokovic, i due rivali per il posto di numero 1 di fine anno, si incontrano in finale al Masters: una sola partita per due obiettivi.

Dopo la finale del Masters 1000 di Madrid, Murray si trovava da recuperare a Djokovic un distacco di 9.025 punti, ma da quel momento il britannico ha vinto 58 partite su 62, conquistando il titolo a Wimbledon (su Raonic) e tre Masters 1000 (Roma su Djokovic, Shanghai su Bautista Agut e Parigi-Bercy su Isner). È la sua stagione migliore: vince nove tornei, compreso l’oro olimpico, su 13 finali giocate.

Il 6-3 6-4 su Djokovic alle Finals lo rende il diciassettesimo giocatore a chiudere l’anno da numero 1 nell’era del ranking computerizzato, iniziata nel 1973. Dal 2004, solo i Fab Four hanno chiuso in testa la stagione: Roger Federer (2004-07, 2009), Rafael Nadal (2008, 2010, 2013, 2017), Djokovic (2011-12, 2014-15, 2018) e Murray (2016).

È festa doppia in casa Murray, con il fratello Jamie numero 1 di doppio: è la prima coppia di fratelli contemporaneamente in vetta ai due ranking a fine stagione.

Questi però non sono gli unici casi in cui il posto di miglior giocatore dell’anno risulta ancora in palio all’inizio del Masters. Nel 1990, la prima stagione del circuito ATP come lo conosciamo oggi (ha assorbito i tornei del WCT, il calendario è stato riformato con l’introduzione di quelli che oggi chiamiamo Masters 1000), Stefan Edberg si assicura il posto di numero 1 a fine anno solo grazie alla qualificazione per la finale del Masters, poi persa contro Andre Agassi.

Nel 1992 Jim Courier è sicuro di chiudere l’anno in vetta grazie alla qualificazione per la semifinale del Masters alla Festhalle di Francoforte. È il primo numero 1 statunitense di fine stagione dopo John McEnroe nel 1984.

Lo aiuta Boris Becker che elimina il suo unico rivale, Stefan Edberg con cui si è alternato in testa alla classifica per tutto l’anno. Courier batte in semifinale Sampras, e vendica la sconfitta in finale dell’anno prima, ma perde la sfida per il titolo contro Becker. Il tedesco trionfa in casa mentre il pubblico gli canta “Happy birthday” nel giorno del suo 25mo compleanno.

Il record di Pete Sampras

Courier diventerà tre anni dopo l’alleato di Sampras che festeggia la certezza del numero 1 dopo le due vittorie nei primi due match del girone. Il suo unico rivale, Thomas Muster, ha infatti perso contro Courier e, per la prima volta in carriera, anche contro Michael Chang che si fermerà in finale contro Becker.

Nel 1998 Sampras si presenta al Masters con 33 punti di vantaggio in classifica sul cileno Marcelo Rios, che deve vincere almeno due partite e di sicuro una più di Sampras per chiudere l’anno in vetta. L’inizio sembra incoraggiante: Rios infatti all’esordio supera il britannico Tim Henman. Ma deve ritirarsi dal torneo per un problema alla schiena.

Sampras sta mangiando un piatto di pasta in albergo quando viene a sapere del forfait di Rios. È il primo nella storia capace di rimanere il numero 1 del mondo a fine anno per sei stagioni di fila “Cerco di essere con i piedi per terra, ma è un record incredibile che forse non sarà mai battuto”. Festeggia con una torta a forma di numero 6 con una pallina da tennis nel cerchio, poi champagne per tutti.

Hewitt: il più giovane numero 1

Nel 2001 il Masters si sposta al SuperDome di Sydney, cattedrale da 18 mila posti nel parco olimpico che ha ospitato i Giochi un anno prima. Sono in corsa in tre per lo scettro di miglior giocatore della stagione: Kuerten ha 771 punti, Hewitt 723, Agassi 684. In palio ci sono venti punti per ogni vittoria nel girone, quaranta per la semifinale, cinquanta per la finale.

Agassi e Hewitt sono nello stesso gruppo, intitolato a John Newcombe. Agassi batte all’esordio Rafter, ma perde contro Hewitt e Grosjean. Nell’altro gruppo Guga Kuerten chiude con tre sconfitte contro Juan Carlos Ferrero, alla prima partecipazione, Kafelnikov e a Goran Ivanisevic che ha vinto Wimbledon.

Nell’ultima partita del girone, Hewitt sfida Rafter davanti al pubblico più numeroso mai visto a Sydney per una partita di tennis dalla finale di Coppa Davis del 1954. Non c’è storia: 6-3 6-4 Hewitt che a 20 anni e 8 mesi diventa il più giovane numero 1 del mondo nell’era Open.

L’anno successivo terrà il posto al vertice del ranking per tutte le 52 settimane della stagione, anche se la certezza matematica di esserlo a fine anno arriverà solo al Masters dopo la sconfitta del rivale Albert Costa contro Carlos Moya, oggi coach di Rafa Nadal.

Da Roddick a Djokovic

Andy Roddick è a cena prima della seconda partita del Masters 2003 a Houston quando riceve l’ufficialità di essere il più giovane statunitense a finire la stagione da numero 1 nell’anno del suo unico successo Slam, allo Us Open.

Nonostante il forfait al Masters, Rafa Nadal completa il primo anno da numero 1 nel 2008 anche perché Federer per la prima volta non passa il girone.

Succede lo stesso a Rafa Nadal l’anno successivo: Federer invece supera nei primi match del round robin Fernando Verdasco e Andy Murray e finisce la stagione da numero 1.

“Essere il migliore a fine anno è la sfida più dura nel nostro sport” dirà nel 2014 Novak Djokovic che aveva già completato la stagione in testa nel 2011 e nel 2012. Prima di lui, solo Federer, Nadal e Ivan Lendl erano riusciti poi a riprendersi lo scettro di numero 1.

Cinque anni dopo, il serbo potrebbe vincere questa sfida per la sesta volta.  Il 2019 sarà l’anno di Rafa o di Nole? L’appuntamento con la storia è alla O2 Arena, la tensostruttura sulla linea del meridiano di Greenwich. Misura del tempo, dove la storia diventa emozione.

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