“Tutti hanno rinunciato, io no. Non è facile, e non è detto che ce la faccia, ma io devo concludere qualcosa. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. I malati nelle cliniche hanno bisogno di persone che credono nei miracoli. Non sono un sognatore e non dico che questa cosa darà inizio a una cura per il cancro. Ma io credo nei miracoli. Devo crederci”.
Storie di corsa, storie di vita, di dolori da dimenticare, sogni da realizzare, speranze in un miracolo, messaggi da mandare al mondo. Attraverso la corsa sono stati compiuti gesti memorabili, che poco hanno a che fare con l’atletica e la performance sportiva pura. Correre non richiede particolari ausili tecnici, può essere praticato pressoché in qualunque condizione, su qualsiasi tipo di fondo stradale e (quasi) da chiunque. Ma la migliore delle caratteristiche della corsa a piedi è che si svolge in solitudine, prestandosi, quando non direttamente legata alle performance atletiche, a rappresentare un viaggio interiore per chi lo compie ed un gesto tanto misterioso quanto ammirevole in chi lo compie.
LA STORIA DI TERRY FOX – Terry Fox è un ragazzo canadese nato il 28 luglio del 1958, particolarmente abile negli sport e con un futuro da chinesiologo. A 18 anni tampona un’auto e riporta ferite ad un ginocchio, quello destro, lo stesso che un anno dopo lo porterà ad eseguire dei controlli che condurranno ad una diagnosi di osteosarcoma, un tumore molto aggressivo che lo costringe all’amputazione della gamba. Nei 16 mesi successivi all’intervento subisce la chemioterapia ed assiste alla morte di diversi malati come lui ma non si perde d’animo e inizia a giocare a basket nella nazionale per atleti in carrozzina, diventando 3 volte campione canadese. Terry matura il bisogno di sollevare l’interesse del mondo intero nei confronti dell’osteosarcome e dà vita al progetto “Hope”, una vera e propria follia: correre con una protesi da est a ovest lungo tutto il Canada, percorrendo 42.195 m, ovvero una maratona, al giorno.
IL PROGETTO – Terry si allena per tre anni e decide di partire il 12 Aprile 1980, dopo aver riempito due bottiglie con acqua dell’Oceano Atlantico, una da conservare come souvenir e l’altra da svuotare nell’Oceano Pacifico. La partenza non è delle migliori, difficoltà climatiche, logistiche, linguistiche, traffico pericoloso, un bel mix che avrebbe dissuaso chiunque…ma non Terry, che ha ancora l’obiettivo di raccogliere 22 milioni di dollari, un dollaro per ogni cittadino canadese.
La fortuna gli sorride quando lo nota il fondatore della catena Four Seasons che aveva perso un figlio per cancro ed inizia ad ospitarlo nei suoi alberghi, dona 10.000 dollari e invita altri 999 uomini d’affari a donare anche loro, dando il via al domino che porterà l’impresa di Fox ad aumentare esponenzialmente la visibilità in tutto il paese, insieme ai fondi raccolti. Le strade si affollano, la gente lo aspetta, lo incita, corre al suo fianco, la polizia lo scorta per proteggerne la sicurezza, persino un mendicante gli dona la sua chitarra, l’unica cosa che ha.
UN SOGNO SENZA FINE – Terry corre per 5.373 km e 143 giorni prima di arrendersi a causa di dolori al petto e scopre di avere una recrudescenza della malattia, metastasi polmonari che lo costringono a sospendere la corsa. Grazie alla risonanza mediatica, Terry continua a raccogliere fondi anche dall’ospedale e morirà nel giugno del 1981, due mesi dopo aver raggiunto la cifra di 22 milioni di dollari.
Terry Fox diventa una icona che ispira grazie all’esempio del trionfo dello spirito umano sulle avversità, a lui sono dedicate strade, scuole, monumenti, montagne, monete e, naturalmente, partecipatissimi eventi sportivi e la Terry Fox Foundation, un laboratorio scientifico per lo studio della malattia.
Terry Fox ha vissuto la sua breve vita lasciando un insegnamento indelebile, attraverso le sue azioni un messaggio poco noto ha raggiunto, sensibilizzato ed ispirato un numero enorme di persone.
Fonte tuttosport.com