Un corridoio sanitario-sportivo per consentire in via straordinaria gli spostamenti delle squadre tra Paesi in cui viaggiatori comuni avrebbero il divieto di entrare, come i bosniaci diretti in Italia. Nazionali dimezzate e altre appese all’esito dei tamponi per sapere su quali calciatori il ct possa contare: Mancini, ad esempio, aspetta oggi l’esito del tampone per Jorginho e Verratti. Il regolamento straordinario approvato dall’Uefa per scongiurare il pericolo che alcune partite restino in sospeso, dentro un calendario già troppo fitto: vittorie o sconfitte a tavolino, se una delle due squadre non ha il minimo richiesto di 13 giocatori incluso un portiere, oppure sorteggio per stabilire il risultato, se entrambe le squadre non arrivano al numero minimo. La finale di Supercoppa europea, Bayern-Siviglia il 24 settembre a Budapest, di nuovo a rischio di essere giocata a porte chiuse, mentre doveva essere la prova generale di riapertura degli stadi al 30% del pubblico: da oggi le frontiere dell’Ungheria sono chiuse e non è più così sicuro che per il pallone si farà un’eccezione. Le sedi di alcune partite, stabilite da tempo in previsione proprio della riapertura, ora di colpo in discussione perché a porte chiuse non avrebbe senso giocare in stadi scelti appunto per l’atmosfera: è il caso a ottobre di Milano (Italia-Olanda di Nations League) e Parma (l’amichevole Italia-Moldova). Se la finale di Supercoppa europea si dovesse svolgere senza pubblico, è molto probabile che la Nazionale, fino alla riapertura degli stadi, possa continuare a giocare le partite in casa allo stadio Franchi di Firenze, come per Italia-Bosnia di venerdì prossimo: con gli azzurri in ritiro a casa loro, al centro tecnico di Coverciano che sta a 10 minuti dal Franchi, ogni trasferta sarebbe un rischio e una fatica superflua.
E’ lo scenario del calcio internazionale ai tempi della pandemia, come ha in fondo osservato Chiellini, il disincantato capitano della Nazionale: “Di normale in questo momento c’è poco, ma dobbiamo adeguarci e fare anzi più sforzi di prima”. E’ lo stesso realistico atteggiamento dell’Uefa, di fronte agli ostacoli logistici e sanitari della Nations League, la cui edizione 2020-21 inizierà giovedì 3 settembre con 10 partite, tra le quali spicca Germania-Spagna. Se le Final Eight di Champions ed Europa League ad agosto sono state la prima, riuscita prova di ripartenza del calcio internazionale post Covid 19, la Nations League a settembre è un esame ancora più importante e rischioso. La ripresa delle attività delle Nazionali, dopo quasi 10 mesi di pausa forzata, è infatti un rompicapo per l’Uefa, perché impegna squadre e giocatori di 55 Paesi nelle prime 2 giornate, in programma dal 3 all’8 settembre. Il protocollo medico impone la massima cautela e i corridoi sanitari-sportivi, autorizzati dai governi, ne sono l’ovvia conseguenza. Per l’ingresso della Bosnia in Italia è servito un decreto del governo italiano. I giocatori bosniaci, prima di partire dal loro Paese, dovranno comunque essere sottoposti a due tamponi, uno alla partenza e uno all’arrivo. Non è una novità per loro: la partita del primo turno preliminare in casa degli israeliani del Maccabi Haifa è stata rinviata al 9 settembre, perché 5 giocatori dello Zeljeznicar, negativi al tampone in Bosnia, sono risultati positivi all’arrivo in Israele. Per la trasferta di Firenze il neo ct Bajevic, che peraltro pensa solo al play-off per l’Europeo dell’8 ottobre con l’Irlanda del Nord (“è quello l’appuntamento che conta”), dovrà rinunciare a Pjanic per coronavirus e a Loncar e Teodorovic in isolamento e a Stevanovic, al quale il Servette Ginevra ha proibito il viaggio.
Mancini ha fortunatamente meno problemi, anche se, dopo la rinuncia a Emerson, aspetta oggi l’esito del tampone per Jorginho, reduce dalla quarantena a Londra, e per Tonali, in isolamento fiduciario al rientro dalle vacanze in Sardegna e al centro della trattativa di mercato col Milan, che lo prenderà dal Brescia in prestito oneroso (10 milioni di euro) con diritto di riscatto (altri 28 milioni, se verrà appunto riscattato) e che per questo sta per firmare il rinnovo del contratto fino al 2023 (così il Brescia si cautelerà, nel caso in cui il Milan a fine stagione decidesse di non riscattarlo. Al momento è Mancini che lo aspetta, anche se non potrebbe comunque giocare per assenza di allenamento contro la Bosnia, in una partita per la quale sembrano profilarsi il centrocampo Zaniolo-Barella-Sensi, il rientro in difesa di Chiellini nella linea con Florenzi, Bonucci e Biraghi davanti a Donnarumma e il tridente Bernardeschi-Belotti o Immobile-Insigne. I dilemmi di formazione, per quasi tutti i ct, sono legati soprattutto alla diversa condizione atletica dei calciatori, figlia della pandemia.
Ma il rebus più difficile è per l’Uefa, che si è cautelata col regolamento straordinario della Nations League: “Poiché i casi positivi di Covid 19 derivanti da test condotti prima delle partite possono comportare la messa in quarantena di gruppi di giocatori o di intere squadre e l’impossibilità per le federazioni nazionali di schierare una squadra per una specifica partita, a seguito di una decisione della competente autorità nazionale-locale, a causa della congestione del calendario internazionale, potrebbe essere impossibile riprogrammare alcune delle qualificazioni alla Nations League 2020-21 e agli Europei Under 21 e femminile”. Al preambolo seguono le norme: “Qualora un gruppo di giocatori di una squadra venga messo in quarantena obbligatoria o in autoisolamento a seguito di una decisione di un’autorità nazionale-locale competente, la partita si svolgerà come previsto, purché la squadra abbia a disposizione almeno 13 giocatori (compreso almeno un portiere), sottoposti a test negativi come richiesto dal Protocollo Uefa. Se una federazione nazionale non è in grado di schierare una squadra con il suddetto numero minimo di giocatori, l’incontro sarà, se possibile, riprogrammato in data e sede fissate dall’Uefa, eventualmente anche in campo neutro. Se l’incontro non può essere riprogrammato, l’Organo di controllo, etica e disciplina Uefa deciderà se assegnare la sconfitta a tavolino alla federazione ritenuta responsabile oppure, quando nessuna delle squadre è responsabile, decidere l’esito della partita mediante estrazione a sorte”. Questa sarebbe la vera sconfitta per tutti.
Fonte www.repubblica.it