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Attacco cibernetico alla Regione Lazio: cos’è davvero successo?

Aumentano gli attacchi alle reti informatiche delle aziende

di Giuseppe Gorga, socio Aidr

Aumentano gli attacchi alle reti informatiche delle aziende e degli enti
pubblici. Recente caso clamoroso, è quello dell’attacco alla Regione Lazio
ad inizio agosto 2021.Indagano anche Cia e Europoll

La gestione del rischio di attacchi informatici non è sempre semplice, poiché la
cybercriminalità evolve competenze e capacità di pari passo all’innovazione
dei sistemi integrati di protezione delle banche dati virtuali e dei sistemi
informatici. Recente caso emblematico, infatti, è rappresentato dall’attacco
hacker alla Regione Lazio nei primi del mese di agosto dell’anno corrente.
Secondo indiscrezioni iniziali, l’attacco che ha paralizzato i sistemi
informatici della  Regione Lazio  sarebbe originato  dal computer di un
dipendente  della società Engineering. La smentita da parte di Engineering è
arrivata immediatamente tramite una nota attraverso cui la Società ha fatto
sapere di non aver ricevuto alcuna notifica da parte degli inquirenti rispetto a
possibili collegamenti con l’evento, e che se nel corso di verifiche si
evidenziasse qualcosa di diverso, saranno loro stessi ad inoltrare notifica alle
autorità competenti.
Sul caso, collaborano alle indagini anche Fbi e Europol. L’attacco è partito in
data al CED regionale. I sistemi informatici sono stati tutti disattivati compresi
tutti quelli del portale Salute Lazio e della rete vaccinale. Il CED  gestisce i
dati sanitari e personali di circa sei milioni di cittadini ed i sistemi informatici
che consentono di portare avanti la campagna regionale di vaccinazione contro
il coronavirus.
Dopo alcuni giorni di sospensione, il sistema della Regione Lazio per la
prenotazione dei vaccini è stato ripristinato, ma rimane l’allerta per eventuali
nuovi attacchi.
Sembra che  il “cryptolocker” utilizzato abbia reso inutilizzabili anche i dati
presenti nel backup, e che la Regione Lazio sia solo il quarto soggetto
coinvolto in questo attacco. Secondo altre fonti, sembra che l’accesso sia
avvenuto durante una sessione amministrativa lasciata in log-in da un
dipendente di Lazio Crea, pertanto sembra essere stato un attacco ransomware,
detto anche “supply-chain”.
L’analisi del link Tor  lasciato dai criminali ha rivelato che il malware
è RansomExx. È impiagato da un gruppo cybercriminale già noto per
violazioni di diversi Governi e grandi aziende. Sembra che il computer del
dipendente di Frosinone da cui è partito l’attacco sia stato contagiato da
malware. A causa di errori di gestione privilegi o di password in Regione, è
molto probabile sia stato possibile per i cybercriminali passare dal computer

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del dipendente ad account con privilegi di amministratori, con cui criptare il
sistema. Sfruttando queste vulnerabilità, o in presenza di errori di
progettazione della security del sistema, infatti, è possibile ottenere privilegi
d’accesso ed avere in mano il controllo dei dati posseduti (Nevacci, 2021) .
Nel caso di specie, non si è trattato di un attacco di tipo ideologico (dato il
coinvolgimento dei dati sulle vaccinazioni, si è ipotizzato che fosse stato
promosso dalla corrente “no-vax”) quanto, piuttosto, di un attacco di tipo
puramente estorsivo, con l’unico obiettivo di trarre un vantaggio economico.
La procura di Roma ha formulato per questi episodi i reati di accesso abusivo
ad un sistema informatico, tentata estorsione e danneggiamento di sistemi
informatici, con l’aggravante della finalità del terrorismo.  A coordinare le
indagini sono il procuratore capo e vertice del pool dei reati informatici,
Michele Prestipino e il procuratore aggiunto, Angelantonio Racanelli,
impegnato nella lotta ai reati connessi al terrorismo.
È intervenuta immediatamente sul caso anche la Ministra dell’interno Luciana
Lamorgese, che ha parlato in occasione di un discorso al Copasir di
“recrudescenza del fenomeno, che negli ultimi mesi ha colpito sia
attività pubbliche che private” ed ha rilevato “la necessità di agire con urgenza
per elevare il livello di sicurezza, la resilienza dei sistemi informatici e
l'istruzione degli operatori”.
Il mantenimento di idonei standard di sicurezza informatica sta generando un
fabbisogno crescente di e-lawyers ed esperti informatici, quali profili
fondamentali per la protezione dei portali informatici, la tutela dei dati
sensibili e la risoluzione di eventuali controversie. (Lupària & Ziccardi, 2007) .
Sull’onda del fabbisogno di queste nuove skills, recentemente sono aumentate
in Italia le offerte formative professionalizzanti che puntano a creare in uscita
figure esperte nella gestione della sicurezza informatica. La nascita di nuove
offerte formative rappresenta una modello di risposta necessario per dare alle
istanze sorte in capo ai recenti accadimenti e dei dispositivi normativi qui
citati, poiché partecipano a pieno titolo alla formazione di profili essenziali per
la soluzione delle problematiche che in maniera ricorrente si presentano nel
campo della sicurezza informatica. Pertanto sarà necessario che i decisori
politici, nazionali ed extranazionali, attivino misure che incentivano gli enti di
formazione professionale del comparto sicurezza informatica.

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