(ANSA) – ROMA, 02 AGO – “L’idea che ci siamo fatti al Clusit
è che l’attacco hacker contro la Regione Lazio si configuri
esclusivamente come attività criminale, non legata ad aspetti di
tipo ideologico. Niente no vax ma cybercrime puro, finalizzato
ad ottenere un riscatto in forma di bitcoin. Non ci sono
evidenze di attività di social engineer e phishing, quindi
dietro tutta la storia potrebbe esservi una persona che conosce
bene i sistemi della Regione, con una consapevolezza tecnica ben
specifica. Non sorprenderebbe l’esistenza di una talpa, anche
esterna. Visto l’interesse sui vaccini, ulteriori attacchi sono
attesi un po’ ovunque, dentro e fuori dal Paese”. Lo dice
all’ANSA Gabriele Faggioli, presidente del Clusit,
l’Associazione italiana per la sicurezza informatica. “Il fatto
di cronaca rende ancora più importante l’ipotesi di un cloud
nazionale – aggiunge l’epserto – con l’opportunità di accentrare
le infrastrutture e le applicazioni critiche. In questo modo si
potrà creare un network difensivo aggiornato e pronto a
rispondere agli attacchi, prevenendoli. Anche perché gli
aggressori hanno strumenti informatici più avanzati di chi si
difende ed è la collaborazione che può fare la differenza. Non è
un caso se si sia preso di mira un sito oggi fondamentale per
una parte di popolazione italiana, dove la necessità di tornare
preso operativi è la priorità. Pagando per un riscatto si
alimenta quel circolo vizioso che tiene in piedi l’economia dei
ransomware. Sin da marzo 2020, il mondo sanitario è stato messo
pesantemente sotto attacco. Ai criminali non interessa fermare
questo o quel vaccino, ma solo recuperare quanti più soldi
possibili. Lo scenario legato alla pandemia è quello che porta
maggiori vantaggi ed è lì che continueranno a rivolgersi nel
prossimo futuro”, conclude Faggioli. (ANSA).
Fonte Ansa.it