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Cellulari sempre più una ‘casa’, il luogo in cui viviamo

(ANSA) – ROMA, 11 MAG – Non solo semplici dispositivi che
utilizziamo, ma una casa, il ‘luogo in cui viviamo’. Sono questo
sempre più gli smartphone secondo uno studio dell’Ucl,
University College London. Un team di 11 antropologi ha
trascorso 16 mesi a documentare l’uso dello smartphone in 9
paesi in Africa, Asia, Europa (tra cui l’italia) e Sud America,
con particolare attenzione agli anziani. L’analisi è pubblicata
su The Global Smartphone: Beyond a youth technology, nuovo libro
coordinato dal professor Daniel Miller. Lo studio rivela come
siamo dei “senzatetto” quando perdiamo i telefonini, perché è
lì che esprimiamo sempre più la nostra personalità, i nostri
interessi e valori. Li adattiamo alle esigenze e abbiamo ‘barattato’ il tempo trascorso faccia a faccia con la famiglia e gli amici con le ore “a casa” sui nostri smartphone. “Il
rovescio della medaglia – evidenzia Miller – è che in qualsiasi
momento, durante un pasto, un incontro o un’altra attività
condivisa, una persona può semplicemente ‘scomparire’, essendo “tornata a casa” sul proprio smartphone. Questo comportamento, e
la frustrazione o persino l’offesa che può causare, è ciò che
chiamiamo la ‘morte della prossimità’. Stiamo imparando a
convivere con il rischio che anche quando siamo fisicamente
insieme, possiamo essere soli socialmente, emotivamente o
professionalmente. Allo stesso tempo, lo smartphone ci sta
aiutando a creare e ricreare una vasta gamma di comportamenti
utili, dal ristabilimento di famiglie allargate alla creazione
di nuovi spazi per la sanità e il dibattito politico”. Per
l’esperto il ‘peso’ degli smartphone mette in rilievo ancora di
più le differenze che derivano dall’esclusione digitale.Global
Smartphone rivela altri modi in cui i telefonini ci stanno
cambiando:ad esempio, emoji, gif, immagini, hanno esteso la
comunicazione umana oltre la parola parlata o scritta – ora
intere di conversazioni possono avvenire attraverso le
immagini. La fotografia è sempre più ” funzionale”, cioè
scattiamo foto per registrare e archiviare informazioni.
    Potremmo poi non sentirci più vecchi: in molte regioni del mondo
lo smartphone ha contribuito a cambiare l’esperienza
dell’invecchiamento, facendo sentire continuità con la
giovinezza: sentirsi vecchi è associato alla fragilità piuttosto
che all’età. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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