Egitto, Italia e Stati Uniti sono i paesi con il maggior numero di utenti interessati dalla fuga di dati di 533 milioni di profili Facebook tornata alla ribalta qualche giorno fa e per cui il Garante italiano della Privacy ha aperto una istruttoria. A fare un’analisi i ricercatori della società Surfshark.
Si tratta in media – spiegano – di cinque tipi di dati per utente e includono numeri di telefono, ID Facebook, nomi completi, luoghi, date di nascita, biografie e alcuni indirizzi e-mail. Nello specifico, secondo l’analisi, sono trapelati i dati di 44.833.547 utenti egiziani, 35.677.377 italiani, 32.315.282 americani e 28.804.686 sauditi. Nel Regno Unito sono interessate 11.522.327 di persone. Gli altri paesi più colpiti sono Francia, Turchia, Marocco, Colombia, Iraq e Sud Africa.
Le specifiche di ciò che è trapelato esattamente da questa fuga di dati variano da vittima a vittima. Ad esempio, spiegano i ricercatori, solo per il 4,76% dei profili c’è stata una esposizione dell’indirzzo email, invece per ben l’89,01% del proprio numero di cellulare. L’analisi di Surfshark ha rilevato che il set di dati consente anche di abbinare nomi e numeri di telefono con i dati sulla posizione (esposti nel 60,58% dei casi) e i nomi dei datori di lavoro (esposti nel 18,3% dei casi), mettendo le persone a rischio di ‘spear phishing’, in pratica delle truffe. “Questo è un invito agli utenti a essere più guardinghi. Sia si tratti di sms, e-mail o altri mezzi da cui si ricevono messaggi, va controllato sempre il mittente, link e file allegati, gli errori grammaticali, il tono di urgenza e le offerte che sono troppo belle per essere vere”, spiega il ricercatore di Surfshark Goddy Ray.
La fuga di dati di Facebook risale al 2019, il database è stato messo in vendita circa due mesi fa e pochi giorni fa è tornato disponibile online, ma gratuitamente. Il Garante privacy ha invitato le persone a prestare attenzione ad anomalie sul proprio cellulare.
Fonte Ansa.it