(ANSA) – WASHINGTON, 07 DIC – Oltre 1200 dipendenti di Google
e più di 1500 ricercatori accademici hanno firmato una lettera
aperta di protesta dopo che Timnit Gebru, una delle scienziate
afroamericane più note e rispettate nel campo dell’etica
dell’intelligenza artificiale (AI), ha denunciato su Twitter di
essere stata licenziata dalla società di Mountain View per aver
espresso critiche ai suoi sforzi sulla diversità ed evidenziato
i pregiudizi dei sistemi di intelligenza artificiale.
Gebru ha scritto sul social che è stata silurata dopo aver
inviato una email (dal titolo “Mettere a tacere le voci
emarginate in ogni modo possibile”) ad un gruppo femminile
interno e ad altri colleghi che lavorano nell’unità AI della
compagnia. Una email in cui esprime frustrazione sui programmi
di Google riguardanti la diversità ed evoca un suo studio del
2018 sui pregiudizi razziali e di genere nei software di
riconoscimento facciale, che lo scorso novembre un dirigente
dell’azienda le aveva chiesto di ritrattare.
“Mi sono sentita come se mi avessero censurato e ho pensato
che questo poteva avere implicazioni in tutte le ricerche etiche
sull’intelligenza artificiale”, aveva commentato a Wire. La
scienziata aveva riferito di aver tentato di negoziare con
Google, offrendo di rimuovere il suo nome dallo studio in cambio
di una spiegazione completa delle obiezioni della società e di
una discussione su come gestire meglio questi problemi in
futuro, minacciando di dimettersi in caso di mancata risposta.
Google ha respinto la sua richiesta e le ha comunicato di aver
accettato le sue dimissioni.
La vicenda rischia di essere un brutto colpo all’immagine e
alla credibilità dell’azienda, il cui motto originale era “Don’t
Be Evil” (“Non fare del male”). Il modo in cui gestirà la sua
iniziativa sull’etica dell’intelligenza artificiale e il
dissenso interno scatenato dall’uscita di Gebru sarà il primo
ostacolo che la compagnia dovrà affrontare nel nuovo anno,
insieme all’accusa da parte del dipartimento di giustizia Usa di
approfittare della sua posizione dominante per soffocare la
concorrenza. (ANSA).
Fonte Ansa.it