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“Hannes”, la mano robotica italiana che restituisce il 90 per cento delle funzioni

Tra le caratteristiche principali ci sono una maggiore durata della batteria, una migliore capacitá e performance di presa, il costo ridotto di circa il 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio

Si chiama “Hannes”, sará disponibile a partire dal 2019 e consentirá ai pazienti di recuperare circa il 90% delle funzionalità. Una mano protesica, ultima produzione della tecnologia di derivazione robotica, sviluppata da Rehab Technologies (laboratorio congiunto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e l’Istituto italiano di tecnologia).

Tra le caratteristiche principali ci sono una maggiore durata della batteria, una migliore capacitá e performance di presa, il costo ridotto di circa il 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio. La mano robotica, che senza necessitá di intervento chirurgico permetterá di restituire alle persone con amputazione dell’arto gran parte della funzionalitá perduta, è stata presentata a Roma, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta al Parlamentino Inail. Il nome è un omaggio al professor Hannes Schmidl, giá direttore tecnico del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, a cui si deve l’avvio dell’attivitá di ricerca protesica e la prima protesi mioelettrica Inail-Ceca del 1965.   

 “Si adatta perfettamente all’oggetto che io cerco di afferrare, è questa la principale differenza rispetto a tutte le altre protesi” – ha spiegato Marco Zambelli, paziente del Centro Protesi che ha testato per primo la nuova mano robotica. Zambelli, 64 anni, di Sant’Agata Bolognese, era un metalmeccanico ed è stato costretto ad amputare la mano destra all’età di 16 anni a causa di un incidente sul lavoro. “Sono stato inserito nel progetto di ricerca nel 2014 ed è stato molto bello assistere a gran parte del processo di realizzazione. Prima utilizzavo una protesi solo per funzioni estetiche, invece oggi sto riprovando la sensazione di utilizzare di nuovo entrambe le mani”. 

Roberto Cingolani, direttore scientifico IIT nel corso della conferenza stampa di presentazione della mano robotica ha ribadito come sia stato complesso raggiungere questo importante risultato. “Siamo partiti dal robot umanoide realizzato dall’IIT nel 2012 che è stata la nostra palestra per sviluppare una serie di componenti che mettessero la persona al centro. Poi siamo passati ad una mano di principio, perfetta ma non adatta per essere usata dalle persone e in 3-4 anni siamo arrivati al prodotto vero in grado di aiutare le persone a svolgere delle attivita’ quotidiane. A questo punto – ha concluso – abbiamo un cammino davanti che volgiamo perseguire. Sara’ una strada lunga e difficile, dopo la mano dovremo realizzare una protesi per il braccio e per la gamba”. 

 

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