“Huawei è ovviamente rattristata dalla decisione del signor Griezmann di porre fine al suo rapporto con la nostra azienda. Saremmo lieti di avere l’opportunità di illustrargli il lavoro che si sta attualmente svolgendo per affrontare le questioni dei diritti umani, dell’uguaglianza e della discriminazione, per rassicurare lui e tutti i nostri clienti e partner che Huawei prende molto sul serio queste tematiche”: è il commento dell’azienda dopo l’annuncio del calciatore francese del Barcellona di aver interrotto la propria partnership come ambasciatore del brand, per i sospetti che il colosso cinese abbia partecipato alla sorveglianza della minoranza musulmana uigura, tramite un software di riconoscimento facciale.
“Non sviluppiamo algoritmi o applicazioni nel campo del riconoscimento facciale – aggiunge – ma solo tecnologie per uso generico basate su standard globali nel campo del machine learning e dell’intelligenza artificiale. Huawei non è coinvolta a livello di applicazione del servizio che determina l’utilizzo di una tecnologia nata per scopi generici. I nostri prodotti e soluzioni sono conformi agli standard di settore e ai relativi requisiti legali. E aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite che sancisce tra i propri principi che le imprese devono sostenere e rispettare la protezione dei diritti umani proclamati a livello internazionale”.
“Entrando nel merito del rapporto del Washington Post – conclude l’azienda cinese – questo fa riferimento a un test che non è stato utilizzato nella pratica commerciale. Secondo il Washington Post, il portavoce di Magvii ha affermato che le applicazioni dell’azienda non sono progettate per identificare i gruppi etnici. Il linguaggio utilizzato nel documento a cui si fa riferimento è del tutto inaccettabile e non è riconducibile a Huawei che pone la non discriminazione al centro dei propri valori aziendali. Infine, la persona responsabile dell’approvazione del documento non è un dipendente Huawei, ma un subappaltatore”.
Fonte Ansa.it