L’uso professione del drone, finora legato soprattutto all’ambito della produzione video, ha una nuova applicazione: il soccorso in mare. La Capitaneria di Porto sta già raccomandando l’uso di droni bagnini da parte dei comuni costieri
Assistenti bagnanti addio, in futuro il bagnino lo farà un drone. Quella che era una buona occupazione stagionale per tanti giovani (e non) è destinata a diventare una nuova frontiera del hi-tech. E così il drone, la cui prima e più comune applicazione professionale era riservata all’ambito della produzione video, prenderà il posto di tanti aspiranti Baywatch, scalzati da un progresso tecnologico già in atto: l’uso dei droni per il soccorso in mare, infatti, si sta diffondendo molto rapidamente, tanto che anche la Capitaneria di Porto ne ha auspicato l’adozione da parte dei Comuni costieri e degli stabilimenti balneari.
In particolare, i nuovi progetti italiani di “droni-bagnino”, che saranno presentati al “Sea Drone Tech Summit 2018” in programma il 16 e 17 novembre a Gallipoli, propongono soluzioni per tutte le dimensioni e per tutti i tipi di salvataggio. Si va dal piccolo multirotore, capace di sganciare uno o più salvagenti, al grosso drone in grado di trasportare addirittura un canotto gonfiabile ed utilizzabile, ad esempio in caso di naufragio, per prelevare una persona dal mare o da una nave e portarla in volo sulla terraferma. Oppure i “droni-scialuppa”, piccole imbarcazioni senza equipaggio progettate per il soccorso anche con il mare grosso; la boa galleggiante, radiocomandata e dotata di un sistema di propulsione a getto, capace di portare in salvo otto persone, oppure ancora il natante delle dimensioni di una motovedetta, utilizzabile per la ricerca ed il soccorso di naufraghi, ma anche in altre missioni come la sicurezza marittima, il controllo delle coste e il monitoraggio dell’inquinamento delle acque. “In tutto il mondo si stanno studiando sofisticati sistemi a pilotaggio remoto specializzati nel soccorso in mare – spiega l’organizzatore di Sea Drone Tech Summit, Luciano Castro – L’uso di queste tecnologie consente infatti di accelerare i tempi dell’intervento e, in caso di condizioni meteomarine particolarmente avverse, di limitare il rischio per il personale di soccorso”. Insomma, nelle classiche situazioni di sicurezza degli stabilimenti balneari, il caro vecchio bagnino potrà ancora essere utile tenendo gli occhi aperti, dall’alto della sua torretta, su ciò che succede in mare. A tuffarsi in acqua, in caso di emergenza, ci penserà il drone.