L’Intelligenza Artificiale sta entrando nella Pubblica Amministrazione e i dipendenti pubblici non la temono affatto, anzi ne apprezzano i vantaggi per il loro lavoro. Oggi, quasi 9 lavoratori della PA su 10 hanno già utilizzato almeno uno strumento basato sull’AI e la grande parte l’ha trovata utile (il 77%), soprattutto nell’automatizzazione di procedure e compiti ripetitivi. La grande maggioranza non vede rischi per il proprio posto (l’80% ne è poco o per nulla preoccupato) o uno svilimento della propria mansione (78%), ma piuttosto immagina benefici per la produttività (60%), la qualità del lavoro (59%), la creatività e lo sviluppo di nuove competenze (50%).
Sono questi i dati evidenziati dalla ricerca «Intelligenza artificiale e PA: l’opinione dei dipendenti pubblici», realizzata da FPA, società del Gruppo DIGITAL360, in collaborazione con Microsoft Italia, che ha coinvolto un campione di 1.600 dipendenti pubblici italiani. I risultati dell’indagine sono stati presentati in occasione di Forum Ital.IA, momento di confronto e discussione con esperti, rappresentanti delle istituzioni di governance dell’innovazione e dirigenti dei principali enti pubblici del panorama nazionale sulle opportunità di un’adozione responsabile dell’AI nella Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di accelerare l’innovazione digitale e la crescita dell’intero Paese.
“Dalla ricerca emerge un’opinione positiva dei dipendenti pubblici rispetto all’utilità dell’intelligenza artificiale – afferma Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA -. I lavoratori esprimono un interesse diffuso, trasversale per età, ruoli e comparti, senza pregiudizi o eccessivi timori, seppure con una consapevolezza ancora limitata delle future potenzialità. Siamo all’inizio di una nuova era, in cui l’AI rappresenterà una straordinaria occasione di innovazione per la PA e di crescita per il lavoro pubblico. Ma è necessario governare questa trasformazione: servono nuove competenze per gestire i processi e bisogna evitare che la ‘delega alla macchina’ si traduca in un disinvestimento, anziché in un’occasione di efficienza per tutto il sistema”.
“L’IA generativa rappresenta un’opportunità straordinaria per la Pubblica Amministrazione, poiché può essere un valido alleato delle attività dei dipendenti pubblici, valorizzando le competenze e il talento, migliorando la produttività e, in generale, la qualità dei servizi. Dalla ricerca emerge chiaramente il desiderio di tutti coloro che operano nel mondo pubblico di abbracciare queste nuove tecnologie per rendere ancora più efficiente e produttivo il loro lavoro. In questo scenario, le soluzioni di Intelligenza Artificiale Generativa di Microsoft sono un vero e proprio copilota che aiuta a liberare il tempo da attività ripetitive e a dare più spazio alla creatività e all’ingegno umano. Nodo cruciale in questo processo di trasformazione epocale, sono le competenze – digitali ma soprattutto trasversali – che consentono di cogliere appieno i benefici, massimizzare l’impatto positivo e promuovere un’adozione responsabile di queste tecnologie innovative. Come Microsoft, siamo al fianco delle aziende pubbliche e private, insieme ai nostri partner sul territorio, per guidarle verso il cambiamento che aiuterà il nostro Paese ad essere sempre più competitivo nei contesti globali” ha spiegato Stefano Stinchi, Direttore della Divisione Pubblica Amministrazione di Microsoft Italia.
L’esperienza con l’AI. Dalla ricerca, emerge che l’85% dei dipendenti pubblici italiani ha già utilizzato un qualche strumento basato sull’intelligenza artificiale. Principalmente si tratta di chatbot e assistenti virtuali (nel 68% dei casi), di app per scrivere testi o fare traduzioni (51%). Il che non sorprende, se si considera che queste sono le soluzioni che hanno conosciuto la maggiore diffusione nell’ultimo periodo, ma non mancano, seppur in misura minore, esperienze nell’utilizzo di app per creare immagini (30%), soluzioni di AI generativa presenti nelle applicazioni per la produttività personale come Copilot per Microsoft 365 (29%), strumenti di automazione delle pratiche amministrative (28%) e programmi per la scrittura di e-mail o post social (28%). Oltre metà di quelli che hanno utilizzato l’AI l’ha fatto sia per uso personale che professionale, solo il 13% esclusivamente per lavoro.
Sulla base di questa esperienza, la grande maggioranza dei lavoratori della PA considera utile l’intelligenza artificiale (lo è molto o abbastanza per il 77%, è poco o per nulla utile solo per il 6%). I giudizi sono omogenei tra i diversi comparti del settore pubblico, anche se i più positivi sono i lavoratori della Scuola-Università, i meno positivi quelli della Sanità. Nel quadro di giudizi complessivamente positivi, quelli dei dirigenti o di chi ricopre ruoli direttivi sono leggermente migliori rispetto a quelli dei semplici dipendenti. Analizzando l’uso per età, si riscontra un maggior utilizzo dell’AI dei “giovani adulti” (lavoratori con meno di 44 anni), ma nel giudizio sull’utilità non ci sono grosse differenze: junior e senior condividono l’opinione positiva.
Chi non ha mai utilizzato strumenti di AI non l’ha fatto prevalentemente perché sono mancate occasioni per farlo (78%), mentre sono marginali i casi di chi esprime pregiudizi negativi: il 14% perché teme rischi per la privacy e la sicurezza, il 12% perché preferisce le soluzioni tradizionali, il 5% perché non ritiene questi strumenti efficaci e accurati.
Utilizzi e vantaggi. Secondo i dipendenti pubblici italiani, le applicazioni di AI più utili per la PA sono quelle di automatizzazione di procedure e compiti ripetitivi (74%). Ma sono importanti anche quelle che permettono di personalizzare e efficientare i servizi agli utenti i (47%) e quelle di assistenza virtuale per fornire informazioni ai cittadini (42%). Mentre, sono ancora meno immaginati utilizzi per l’analisi predittiva (36%) o il rilevamento frodi o anomalie (33%).
Analizzando i possibili vantaggi introdotti nella propria attività, però, i lavoratori della PA italiana sono convinti che l’AI possa incrementare la produttività individuale (è molto o abbastanza d’accordo il 60% degli intervistati), migliorare la qualità del lavoro (59%), sviluppare la creatività per proporre idee e soluzioni nuove (50%), accrescere le competenze (50%).
Per lo sviluppo e l’utilizzo dell’AI nella sua organizzazione, le competenze ritenute più utili sono quelle analitiche (57%) e digitali (57%), poi quelle tecniche su machine learning, elaborazione linguaggio naturale, visione artificiale (46%), la capacità di gestione dati (45%), la conoscenza del settore (34%). Meno di un terzo individua invece l’abilità di collaborare e comunicare (28%)
Ostacoli all’adozione dell’AI nel settore pubblico. Per i dipendenti, la principale le difficoltà nell’introduzione dell’AI nell’amministrazione è organizzativa, perché la dirigenza non è ancora preparata a nuovi modelli di gestione del lavoro e del personale (lo evidenzia quasi metà degli intervistati, il 47%). Poi ci sono criticità etiche, per le distorsioni che possono favorire stereotipi e discriminazioni (39%), minacce alle privacy per il meccanismo di condivisione e interoperabilità di dati (35%), riduzione dell’empatia e delle relazioni con il cittadino (35%), errori e distorsioni per la limitata accuratezza delle procedure (34%).
Per quanto riguarda il proprio ruolo professionale, le preoccupazioni sulle conseguenze dell’AI sono limitate. Il 18% dei dipendenti pubblici è abbastanza/molto preoccupato di perdere relazionalità e empatia, il 15% di non avere le competenze adeguate per gestire il nuovo compito, il 10% pensa che l’IA svilisca la propria mansione lavorativa. Solo l’8% teme di perdere il posto di lavoro.