Accompagnare i fondi del Pnrr seguendo quattro direttrici. Questa è la strada indicata da Pietro Guindani, presidente uscente di Asstel, che al Messaggero ha ricordato come oltre agli investimenti, bisogna tener presente anche il calo del fatturato dell’intero sistema telco nazionale, così come dei lavoratori addetti. “Per ogni 100 euro incassati – spiega Guindani – ne dedichiamo 25 in investimenti, prima ancora di coprire le spese operative”. Il mercato degli operatori ha visto, in Italia, un calo dei ricavi pari al 19% in dieci anni (2009-2019), del 5,3% nella prima fase Covid, considerando la media della rete fissa e di quella mobile. La corsa accelerata all’innovazione e la contrazione dei prezzi, tra le cause principali. I 40 miliardi che il Recovery Plan prevede per la trasformazione digitale del nostro Paese sono dunque una risorsa importante, soprattutto in ottica 5G.
Asstel propone di accompagnare i fondi del Pnrr con una strategia su quattro fronti: un asse pubblico-privato per la copertura di tutto il territorio con reti Vhcn fisse e mobili, o combinazione di entrambi, con meccanismi di neutralità tecnologica e ottimizzazione economica. Poi una necessaria semplificazione burocratica, su cui Guindani ha sempre spinto, partendo con lo snellimento delle procedure amministrative. Sono queste, per Asstel, ad aver in parte rallentato la diffusione delle reti Bul e Vhcn. Terzo punto è stimolare l’adozione dei servizi, ossia incentivare la domanda degli stessi. Le imprese chiedono sostegno per investire nelle infrastrutture, il cui costo non è irrisorio. Infine, le competenze: secondo l’indice Desi 2020, elaborato dalla Commissione Europea, l’Italia è ultima in Europa per skill digitali mentre è la numero venticinque per la digitalizzazione, prima solo di Romania, Grecia e Bulgaria. (ANSA).
Fonte Ansa.it