di Achille Colombo Clerici
Lo smart working o lavoro agile ( disciplinato da una legge del 2017), al pari della DAD (didattica a distanza ), è diventato uno dei temi di moda in questo periodo di lockdown. Ora, in molti campi e per molte attività, è necessitato per via delle esigenze di distanziamento fisico nei rapporti sociali, e appare a molti come la via futura di organizzazione del lavoro.
Ma, rimanendo nel settore del lavoro privato, dobbiamo considerare che questa forma di lavoro, si colloca nell’ambito di quei processi, in atto da qualche tempo, che si definiscono deterritorializzanti e che suppongono la possibilità di svolgere l’attività lavorativa anche in contesti non strettamente legati ad uno luogo specifico. Ponendosi al di fuori dello schema tipico contrattuale, basato sullo scambio attività/retribuzione, essi suppongono altresì la possibilità di una valutazione, da parte della azienda, della produttività in rapporto ad un obiettivo, cioè ad un risultato da conseguirsi.
Se consideriamo tutto ciò, ci rendiamo conto di quanto sia limitata la sfera di praticabilità di questa tipologia lavorativa; senza dire delle contro-indicazioni dovute alla forzatura che vi è implicita sul piano della socialità, necessaria non solo alla formazione lavorativa delle nuove leve, ma anche all’equilibrio psico-fisico di vita e di lavoro delle persone già formate.
Mi sembra dunque sovrastimato il dato circolante, secondo cui il 30% degli addetti rimarrà in smart working nel futuro new normal.
Va peraltro considerato che ben il 51% della nostra economia rientra nella sfera pubblica; e qui abbiamo a che fare con i problemi legati alla Pubblica Amministrazione ed al ruolo dei dipendenti pubblici.
Sono in atto da tempo i processi di digitalizzazione, per l’efficientamento della operatività, talvolta carente, della Pubblica Amministrazione, sotto il profilo sia dell’efficienza, sia della archiviazione e della conservazione degli atti. Non dimentichiamo che i pubblici funzionari sono l’ossatura portante ed il volto dello stato: come possiamo immaginare che questo volto sparisca agli occhi dei cittadini che si vedranno costretti ad interloquire solo con le macchine? Ad esempio, ed estremizzando, la giustizia online che esito potrà avere sui cittadini?