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Texas, utenti censurati possono citare in giudizio i social

La Corte d’appello degli Stati Uniti per il quinto circuito ha sospeso l’ingiunzione temporanea sulla controversa legge HB 20 a cui un precedente tribunale aveva bloccato l’entrata in vigore lo scorso anno. Si tratta della possibilità, per gli iscritti ai social network, di citare in giudizio la piattaforma se questa censura post o ne sospende il profilo per ragioni politiche. Il primo sostenitore della legge è stato Donald Trump, bannato da Twitter a gennaio del 2021.

Nei giorni scorsi Elon Musk avevano affermato che era stato un errore bannare il tycoon dal microblog. La legge HB 20 interessa tutti i servizi web che hanno più di 50 milioni di iscritti mensili attivi e si basano principalmente sui contenuti generati dagli utenti. Ciò include reti come Facebook ma anche molti siti e app più piccole. La norma applica anche regole specifiche ai provider di posta elettronica. I gruppi commerciali dell’industria tecnologica NetChoice e la Computer and Communications Industry Association (CCIA) erano riusciti a bloccare la legge in tribunale nel 2021. Una vittoria annullata dalla Fifth Circuit Court of Appeals. HB 20 si riferisce alle decisioni prese dai social e altre piattaforme dopo la sua entrata in vigore, quindi gli utenti lesi non possono citare in giudizio le app per avvenimenti passati.

I critici della mossa politica tirano in ballo il Primo Emendamento: “La legge del Texas viola il Primo Emendamento perché obbliga i social media a pubblicare discorsi a cui non vogliono dar seguito. Peggio ancora, la decisione darebbe al governo un ampio potere di censurare e distorcere il discorso pubblico” ha affermato Scott Wilkens, avvocato senior del Knight First Amendment Institute come riporta The Verge. 
   

Fonte Ansa.it

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