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Tim: Gubitosi, banda ultralarga con o senza Open Fiber

(ANSA) – ROMA, 20 AGO – Tim “darà la banda ultralarga a
tutta Italia, con Open Fiber o senza. E manterrà la maggioranza
di una società unica della rete, come è logico che sia. Siamo il
candidato naturale a creare un’infrastruttura che risponda alle
esigenze di digitalizzazione del Paese, ancora più forti dopo il
blocco legato all’emergenza del Covid-19”. Lo dice Luigi
Gubitosi, amministratore delegato di Tim, in un’intervista a la
Repubblica.
    “Essere connessi, oggi più che mai, significa anche
salvaguardare la coesione sociale” spiega. Il consiglio Tim “delibererà sulla creazione di FiberCop, ossia la società della
rete secondaria, e sull’ingresso in quella società di Fastweb e
Kkr. Poi si valuterà se siamo arrivati ad una convergenza su
come questa operazione possa confluire nel disegno più ampio di
rete unica. Mi auguro si possa raggiungerla entro il 31 agosto.
    Ma in ogni caso saremo sempre disponibili, alle giuste
condizioni, a trovare un’intesa anche dopo” sottolinea Gubitosi.
    La rete unica “permetterebbe di sviluppare un’infrastruttura
più efficiente e in grado di rispondere velocemente alle
esigenze crescenti di digitalizzazione dell’Italia” e “offrirebbe importanti risparmi e sinergie”. Ma “nel pensare
alla rete unica bisogna considerare che la rete Tim è tra le
migliori in Europa”. Entro fine anno “avremo connesso il 75%
della popolazione delle aree bianche, cioè quelle ancora senza
banda larga, e il 90% della popolazione italiana. Ciò permetterà
una significativa riduzione del “digital divide” e di non avere
più cittadini di serie A e di serie B nella banda ultralarga”.
    Open Fiber “è in ritardo di tre anni nei suoi programmi di
investimento” mentre Tim “ha dimostrato di rispettare gli
impegni”, prosegue Gubitosi. In caso di rete unica, la
differenza di dimensioni “tra Tim e Open Fiber è un dato di
fatto, quindi non esiste l’ipotesi che Tim scenda sotto il
50,1%” e “non avrebbe senso” nemmeno essere in maggioranza nel
capitale ma in minoranza in cda: “Si può invece pensare a
correttivi di governance, come maggioranze qualificate per
alcune decisioni”. Tim è un’azienda infrastrutturale e, conclude
il manager, “non abbiamo alcun interesse nel cedere la rete, che
è il cuore di qualunque incumbent, e trasformarla in una mera
partecipazione finanziaria”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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