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Enigmatica e gotica, la Barcellona di Zafón

BARCELLONA – A due mesi dalla scomparsa dello scrittore Carlos Ruiz Zafón, ecco un viaggio nei luoghi più misteriosi, enigmatici e gotici del capoluogo catalano che hanno ispirato il romanziere. I suoi libri, e in particolare quattro best seller – “L’ombra del vento” del 2002, “Il gioco dell’angelo” del 2008, “Il prigioniero del cielo” del 2011 e “Il labirinto degli spiriti” del 2016 – ci conducono a Barcellona tra gli anni Venti e Cinquanta in luoghi segreti e ricchi di fascino, da scoprire passeggiando tra la Rambla, i quartieri di Raval e Barri Gòtic, il Parc de la Ciutadella, plaça de Catalunya e il Tibidabo.
    Nel suo primo romanzo l’undicenne Daniel Sempere, accompagnato dal padre libraio, scopre il cimitero dei libri dimenticati e sceglie un volume che gli cambierà la vita. “Era un tempio tenebroso, un labirinto di ballatoi con scaffali altissimi zeppi di libri, un enorme alveare percorso da tunnel, scalinate, piattaforme e impalcature: una gigantesca biblioteca dalla geometria impossibile”. Questo luogo non esiste nella realtà ma se lo dovessimo collocare sarebbe nel quartiere del Raval, nei pressi del carrer de l’Arc del Teatre, una piccola e stretta stradina che unisce la Rambla con la centrale avenida Drassanes: è un luogo un po’ tetro e misterioso, che ospitava un bordello malfamato frequentato dai marinai americani e oggi il Kentucky Bar. E’ in questa via che Zafón ha immaginato un portone annerito con il batacchio a forma di diavoletto, descritto nel suo primo romanzo di successo.
    In carrer de Santa Ana, la strada che dalla Rambla porta al centro storico, c’è Sampere e figli, la libreria di Daniel, il protagonista della tetralogia: dall’infanzia all’età adulta, la vita di Daniel viene raccontata attraverso i quattro romanzi.
    Nella stessa zona si trova anche l’Ateneo, il luogo dove Daniel incontra Clara per la prima volta ne “Il Gioco dell’angelo”; oggi è una libreria, purtroppo chiusa, al civico 4. Nello stesso romanzo c’è Villa Helius, un palazzo modernista in cui vive il conte Pedro Vidal, altro personaggio chiave; oggi ospita appartamenti tra carrer de Panamà e de l’Abadessa Olzet, nel quartiere di Pedralbes.
    In calle Sant Pere Més Alt, invece, si trova una delle opere moderniste più emblematiche di Barcellona: il Palau de la Musica; qui il giovane David Martín, protagonista de “Il gioco dell’angelo” che lavora come inserviente in un giornale ma sogna di diventare uno scrittore, passeggia davanti all’edificio e ne osserva l’immensità di sculture e colonne, rimanendovi particolarmente colpito: “a volte mi sembrano tanto vicine da poterle toccare con mano, e altre invece, mi sembrano distanti tanto quanto la luna”. Da qui si attraversa via Laietana e si passa dal Borne al Barri Gòtic, dove al numero 2 di carrer Baixada de la Libreteria c’è una cartoleria storica, che vende la penna stilografica di cui si innamora Daniel: “ero convinto che con tale meraviglia potevo scrivere qualsiasi cosa, dalle novelle alle enciclopedie!”.
    Lì vicino, dietro la cattedrale della città, si arriva alla piazzetta de San Felip Neri, descritta da Daniel ne “Il Gioco dell’angelo” come “una boccata d’aria fresca nel labirinto delle stradine che caratterizzano il gotico, nascosta tra le antiche muraglie romane”. Sui muri della chiesetta che domina la piazza sono ancora visibili i segni delle bombe lanciate durante la guerra civile spagnola. Altra tappa è plaça Reial, nello stesso quartiere, dove in un edificio tra la piazza e carrer de Ferrán vivevano Gustavo Barcelò e sua nipote Clara.
    Tanti sono i luoghi di ritrovo, dai bar ai ristoranti, citati nei romanzi: nel primo libro Daniel incontra il libraio Gustavo Barceló a Els Quatre Gats, un luogo storico di Barcellona, il locale modernista frequentato da Pablo Picasso e da altri grandi pittori d’inizio Novecento. Qui i due uomini cercheranno di interpretare l’oscuro libro di Julian Carrax, sottratto al cimitero dei libri dimenticati. El Xampanyet è un famoso ristorante di carrer de Montcada 22, nel quartiere Born; qui si gustano tapas e un frizzantino bianco locale dall’omonimo nome così come descritto dall’autore: “Daniel, le andrebbe di mandar giù qualche crocchetta di prosciutto e un frizzantino allo Xampanyet, che è qui a due passi, tanto per rifarci la bocca?”.
    Nella stessa via c’è il celebre museo Picasso, le cui architetture ricordano le descrizioni dell’Ospizio di Santa Lucia, presente nel libro “L’Ombra del Vento”. A due passi, invece, c’è carrer de la Princesa, dove al civico 11 si trova dal 1881 il negozio di magia El rey de la mágia: “Un dito di luce vaporosa scendeva dal manto di nuvole e accendeva la pittura rossa della facciata del negozio di articoli di magia di calle Princesa”. E’ impossibile non recarsi a visitare la bellissima chiesa gotica di santa Maria del Mar, sempre nel quartiere del Born: questa chiesa aiuta il protagonista de “Il gioco dell’angelo” a svelare un mistero.
    Per chi ama l’atmosfera noir e misteriosa dei romanzi di Zafón, l’ideale è perdersi tra le strette e buie vie del Barri Gòtic: “ben presto la sua sagoma si dileguò sotto i ponti tesi tra i palazzi. Archi impossibili proiettavano sui loro muri le loro ombre inquiete. Eravamo arrivati nel cuore incantato di Barcellona, nel labirinto degli spiriti, dove le strade avevano nomi leggendari e i folletti del tempo camminavano alle nostre spalle”. E’ quanto racconta nel thriller del 1999 “Marina”, dove ci sono molti riferimenti anche alle colline del Tibidabo: l’atmosfera misteriosa delle ville nel verde e l’aria spettrale che avvolge la collina di Barcellona nelle giornate nebbiose facevano da sfondo agli incontri tra Oscar e Marina Blau, i protagonisti. Al 32 dell’avinguda Tibidabo, inoltre, c’è la casa degli Aldaya, ricca e misteriosa famiglia de “L’ombra del vento”.
    Infine c’è il Castell de Montjuïc dove i turisti vanno a visitare la Fondazione Joan Mirò; nel castello, un tempo usato come carcere, viene rinchiuso Fermín Romero de Torres ne “Il prigioniero del cielo”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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