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La “Costa del Mito” in Sicilia è la reginetta della ripresa del turismo italiano

Agrigento Capitale Italiana della Cultura nel 2025

Con una crescita nel 2022 del +12,6 percento di presenze rispetto al 2019, il tratto di costa siciliana ricompresa fra Selinunte e Gela ha registrato il miglior risultato del Paese in fortissima controtendenza rispetto al dato nazionale che aveva segnato un evidente calo con il – 10,3 % e con quello della regione Sicilia rimasto fondamentalmente invariato.
Un divario quindi di ben 23 punti percentuali che incorona appunto la Costa del Mito come la reginetta della ripresa del turismo italiano.

Al centro della Costa del Mito ci sono  Agrigento che, con la Valle dei Templi e la Scala dei Turchi nel 2025 sarà la Capitale Italiana della Cultura.

Un piccolo miracolo italiano dovuto all’opera della DMO (acronimo di Destination Management Organization) Distretto Turistico Valle dei Templi, guidata dall’amministratore Fabrizio La Gaipa. “Quello che è avvenuto è che è cresciuta la permanenza media – spiega La Gaipa -. Quindi, non il dato degli “arrivi” che è caratterizzato da grande volatilità, ma quello più rilevante delle “presenze”, cioè il numero di notti che gli ospiti hanno deciso di spendere nel nostro territorio dopo averne valutato le attrattive. Con il sostegno dell’assessorato al Turismo della Regione Siciliana, nel Ministero e dell’Enit, abbiamo investito sul turismo esperenziale, lento e sostenibile, mettendo a sistema le grandi opportunità disponibili  in questi centocinquanta chilometri di costa e nel territorio che da questi si irradia. Abbiamo proposto l’area archeologica più vasta del mondo che si affaccia su spiagge incontaminate ed esperienze ancora autentiche in borghi fuori dal tempo. Abbiamo proposto il lusso di un’eccellenza accessibile a tutti e lo abbiamo fatto utilizzando le strategie di marketing più innovative con, fra l’altro, un largo uso evoluto dei social”.

Da Gela, fondatrice di Akragas, a Licata, e poi Agrigento con la Valle dei Templi, fino al Teatro Greco di Eraclea Minoa, affacciato sul Mar Mediteraneo, infine a Selinunte con la sua Acropoli e il porto sommerso.

Un itinerario ideale per chi ama cercare le voci di un mondo antico, tra lu scrusciu du mari di Andrea Camilleri e lo scirocco che avvolge le fronde degli ulivi saraceni di Luigi Pirandello.

 Sulla  Costa del Mito, nell’area centro-meridionale della Sicilia, sono tre i parchi archeologici, l’area monumentale più estesa al mondo: il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1.300 ettari; poi Selinunte, l’area archeologica più densa di monumenti con i suoi 5 chilometri di itinerari; quindi, Gela, con l’Acropoli e le Mura Timoleontee di Capo Soprano ed Eraclea Minoa con il suo Antiquarium e il Teatro sul mare.

Quattro aree archeologiche per quattro città fondate da coloni greci e una storia di più di tremila anni raccolta ad Agrigento in uno dei musei più importanti d’Europa. Un itinerario che passa dalla Scala dei Turchi a pochi passi dall’antica Villa Romana di Realmonte, recentemente restaurata, e che invita a lasciarsi ispirare.

Nell’antica Gela si può stupire dai suoi reperti e del Museo del Mare,  con la nave greca più antica al mondo, dove sorgeva l’antico Emporio, e oggi invece si trova l’area museale di Bosco Littorio. Da visitare l’Acropoli e le Mura Timoleontee di Capo Soprano.

Lasciato il porto dell’antica Finziade, oggi Licata, dal suo fondatore, tiranno di Gela, si giunge alla Valle dei Templi  per seguire i passi del filosofo  Empedocle di Agrigento e del poeta Pindaro, che cantò l’antica Akràgas come “la più bella tra le città dei mortali”.

Tra gli itinerari meno frequentati, figura il Giardino della Kolymbethra, un paradiso in terra, ricco di agrumi, di storia e di passione per il recupero, l’archeologia e la natura; particolarmente apprezzate le Vie dei Sepolcri, che dalle mura meridionali, proseguono fino alle necropoli con le tombe ad arcosolio, la Grotta Fregapane e gli ipogei minori, fino al magnifico Giardino di Villa Aurea, nei pressi del Tempio della Concordia, dove il 12 marzo 2023 si è conclusa la settimana di celebrazioni del 75° Mandorlo in Fiore, in un panorama intensamente puntellato di bianco e in un’atmosfera di pace e fratellanza con i rappresentanti delle tradizioni popolari di una trentina di nazioni provenienti da ogni parte del mondo.

A Villa Aurea, così chiamata per il colore dorato che assume al tramonto, visse il capitano Alexander Hardcastle, mecenate e appassionato di archeologia, a cui si deve un primo importante recupero del sito archeologico.

Quindi, un passaggio alla Villa Romana di Realmonte, non lontano dalla Scala dei Turchi. Doveva essere una costruzione bellissima, ricca, decorata con cura e affacciata sul mare e sulla scogliera di marna bianca: una vera e propria “villa maritima” di età imperiale, a pochi chilometri a ovest dell’emporio commerciale dell’antica Agrigentum, nella baia tra Punta Piccola e Punta Grande.

Tappa affascinante è Eraclea Minoa. Uno dei teatri greci più affascinanti del Mediterraneo ma anche uno straordinario complesso di case del quartiere adiacente, con affreschi, mosaici e una delle cortine murarie tra le più interessanti della Sicilia occidentale. È l’antica Heraclea affacciata sul mare, citata da Erodoto e da Cicerone, fondata dai coloni greci di Selinunte nel VI secolo a.C. passata dalle mani dei Romani, coinvolta in una serie di guerre e progressivamente abbandonata prima del I secolo d.C.. Si sta lavorando alla valorizzazione di un percorso tra archeologia e natura unico, che a breve sarà oggetto di un bando internazionale per il suo completo recupero.

Infine,  Selinunte, l’area archeologica più densa di monumenti con i suoi cinque chilometri di itinerari, è uno dei più grandi siti del Mediterraneo. Una storia che parte dal VII sec. a.C.

Le evidenze archeologiche al suo interno documentano non soltanto la raffinatezza dello stile dorico raggiunto dalle officine templari di Sicilia, ma sono anche espressione dello sviluppo urbanistico tipico delle più importanti colonie greche dell’antichità.

La Costa del Mito, dunque, è mare, ma anche rito, tradizioni e racconto, è la narrazione che nasce dall’incontro con le persone, dalle amicizie che proseguono oltre il viaggio, dalla comunanza con un modo di sentire. Ma è anche il fortunato incrocio con la Strada degli Scrittori, con i luoghi e i romanzi dei più grandi Autori del Novecento, non solo i già citati Pirandello e Camilleri, ma anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa, per i legami con gli avi  fondatori di Palma di Montechiaro, infine Leonardo Sciascia, nato nel vicino borgo di Racalmuto. Interessante il reperto della lettera del diavolo “dettata” alla Beata Corbera del romanzo “Il Gattopardo”, ovvero Suor Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi. La lettera, scritta in caratteri diversi greco, latino, cirillico, runico, è stata oggetto di studio di numerosi linguisti, tuttavia nessuno è mai riuscito a comprenderne appieno il significato.

Il reperto è custodito nel Monastero di Palma di Montechiaro e una copia si trova esposta nella Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento.

Il viaggiatore della Costa del Mito non è solo un appassionato di archeologia, perché potrà stimolare le sue papille gustative col nettare dei migliori vitigni autoctoni o con la gloriosa e storica pasticceria custodita in antichi monasteri.

La Costa del Mito offre infatti le mete meno affollate della Sicilia, in cui l’esperienza degli incontri con persone e realtà, di condivisione di valori e saperi, avviene in modo spontaneo e senza intermediazioni: l’esperienza della conoscenza delle antiche arti della panificazione, dell’intreccio, del ricamo, della pasticceria, della ceramica, del corallo, è un’offerta di benessere intrisa di bellezza, umanità, vita.

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