Sepolta sotto ceneri e lapilli dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., Pompei è diventata un simbolo di perseveranza e resilienza nel corso dei secoli. Con i suoi 66 ettari è un insieme unico al mondo di edifici civili e privati, sculture, pitture, mosaici e monumenti, la sua storia è talmente rilevante per la storia dell’archeologia e dell’antichità che è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Questa incredibile area archeologica è una delle più visitate al mondo, ogni anno, infatti, sono milioni i visitatori che la raggiungono attratti non solo dalla triste vicenda ma anche dalla bellezza e dalla ricchezza artistica delle sue rovine e dalla sua atmosfera tanto suggestiva quanto affascinante.
Dopo le opere di restauro e manutenzione avvenute negli ultimi anni, Pompei ha portato alla luce una nuova storia tutta da raccontare e vivere: si tratta dell’area espositiva di alcuni calchi di vittime dell’eruzione, rinvenuti in prossimità dell’antica Porta di Nocera. Grazie agli interventi di valorizzazione e di adeguamento del percorso di visita, si potrà raggiungere la nuova area espositiva e osservare da vicino il gruppo di calchi fino ad oggi rimasti nascosti. Questi protagonisti silenziosi, unici testimoni di quel tragico giorno e oggi esposti pubblicamente, raccontano storie di vita interrotte bruscamente, ma anche di una città vibrante e vivace. Apparentemente statuette di gesso prive di significato, offrono ai visitatori la grande opportunità di vivere un’esperienza coinvolgente e toccante, osservare da vicino i dettagli dei calchi sarà un modo per catturarne l’essenza, l’emozione e l’angoscia di quei momenti tragici e per approfondire la vita quotidiana delle persone che abitavano in questa antica città.
Questa zona è stata riportata alla luce nel 1952 grazie ad un progetto di Amedeo Maiuri, nell’autunno del 1956 furono rinvenute quattro vittime ed i resti di una struttura per i mulattieri. Come consuetudine del Parco Archeologico di Pompei, già al tempo furono realizzati i calchi delle vittime seguendo la tecnica messa a punto dall’archeologo Giuseppe Fiorello nell’ottocento. Dei quattro calchi rinvenuti, solo uno giace nella posizione originaria di ritrovamento e posto direttamente sul lapillo: si tratta di un uomo alto circa un metro e ottanta posto in posizione prona con le gambe accavallate e coperto da una tunica. Altre due vittime sono state ritrovate tra la torre II della fortificazione e Porta Nocera, un adolescente steso sul fianco sinistro con le gambe piegate in avanti e con la tunica posizionata sulla schiena e l’addome e suole di sandali, l’altro adulto è stato rinvenuto sul fianco destro con gambe e braccia piegate, anche lui con tracce di tunica e suola del sandalo sinistro. L’ultimo calco del gruppo è un ragazzo compreso tra i 7 e i 19 anni, inizialmente interpretato da Maiuri come un anziano. Il gesso è stato rinvenuto adagiato sul fianco destro e conserva l’impronta di un tessuto sul mento e ai piedi dei sandali con i lacci. In un rigonfiamento sul lato sinistro del calco si può notare la sagoma di un bastone, di una ciotola di legno e di una bisaccia, questi dettagli hanno fatto pensare che si trattasse di un mendicante. La necropoli di Porta Nocera si estende al di fuori del circuito murario a sud ovest dell’antica città di Pompei ed è possibile raggiungerla accedendo dall’ingresso di Piazza Anfiteatro, attraversando il tratto di passeggiata nel verde che costeggia le antiche tombe.
Ogni figura congelata nel tempo racconta una storia, una vita vissuta nella splendida maestosità di questa antica città romana. La nuova area espositiva offre un’esperienza di immersione senza precedenti nella storia e nella tragedia che colpì Pompei nel 79 d.C. I visitatori avranno l’opportunità di vedere da vicino i resti di queste vite perdute, unendo passato e presente in un momento di riflessione e apprezzamento per la storia umana.