Una stagione 2022 migliore della precedente per il comparto dell’open air nella Penisola, con
l’Italia come mercato principale e la ripresa (più o meno marcata) della domanda internazionale:
con una previsione tra i 48 e 45,4 milioni di presenze 1 – di cui circa il 54% di italiani – e una
crescita rispetto ai volumi del 2021 che va dall’8% dello scenario migliore al 2% di quello peggiore,
il turismo all’aria aperta si prepara a confermare il trend positivo registrato nel 2021 (+38% rispetto
al 2020), consolidandosi sempre di più negli scenari turistici attuali. Sono i segnali incoraggianti
che emergono dalle previsioni sul comparto nazionale della nuova edizione dell’Osservatorio del
turismo outdoor a firma Human Company, gruppo fiorentino leader in Italia nell’ospitalità all’aria
aperta, realizzato in collaborazione con THRENDS, società specializzata in analisi e strategie nel
settore tourism & hospitality.
«Questa nuova edizione dell’Osservatorio nasce in un momento storico caratterizzato da grande
incertezza e instabilità, che richiede un’attenta lettura dei dati passati e un grande sforzo
previsionale» dichiara Domenico Montano, Direttore Generale Human Company, che aggiunge: «Il
contributo dell’Osservatorio mira a tracciare un quadro chiaro e approfondito del mondo del
turismo outdoor in generale e dei viaggi en plein air in particolare, per offrire gli strumenti strategici
per lo sviluppo del business di un comparto in costante evoluzione. Oggi la chiave è l’attenzione e
cura verso l’ospite, il costante miglioramento della qualità dei servizi, sostenibilità ambientale e
legame con il territorio per trasformare il soggiorno all’aria aperta in un’esperienza ogni volta unica.
Ci troviamo di fronte a un nuovo racconto dell’outdoor, che permette di intercettare nuovi target di
riferimento e promuovere le vacanze open air anche tra i nuovi segmenti di domanda in
espansione»
Secondo Giorgio Ribaudo, Direttore THRENDS: «La nostra stima per l’estate 2022 si basa sul
modello delle previsioni effettuate nel 2021 che, a fronte del consuntivo, si sono rivelate fondate.
Se non ci sarà una escalation nel conflitto in corso, sarà un’estate outdoor molto positiva, con un
recupero quasi totale dei volumi pre-pandemici in termini di presenze – tra il -14% e il -18% rispetto
al 2019 per tutto il settore camping e village – e un fatturato anche superiore. La propensione alla
spesa pare in questo biennio 2021-2022 molto superiore al passato: si è formata nella domanda
una sorta di consapevolezza/accettazione di tariffe superiori nei servizi turistici, dinamica che però
apre le porte a maggiori aspettative ed alla ricerca di esperienze più articolate ed autentiche.
Servire la domanda del 2022 in modo preparato servirà all’industria outdoor a gettare solide basi
per un maggiore dinamismo e protagonismo nel prossimo quinquennio»
Un nuovo perimetro e due scenari
Se la scorsa edizione 2021 si riferiva al settore dell’ospitalità outdoor nel senso più ampio del
termine – includendo oltre a camping e villaggi turistici, anche rifugi di montagna e agriturismi –
l’analisi di quest’anno si concentra su un perimetro più ristretto, quello più propriamente dei viaggi
all’aria aperta e sui camping e village quali strutture ricettive di riferimento. Una scelta che
consente di mettere a fuoco l’evoluzione del segmento, tratteggiarne l’andamento e fornire una
previsione sulla domanda per l’estate 2022.
Partendo dall’attuale quadro macro-economico, influenzato dalla guerra in Ucraina in primis e
complicato da un contesto pandemico ancora incerto, sebbene in via di normalizzazione, e
utilizzando le fonti ISTAT ed EUROSTAT per lo storico del comparto, l’Osservatorio 2022 ipotizza
due possibili scenari per il turismo open air: la risoluzione del conflitto entro il 15 maggio con un
incremento significativo del flusso di presenze da Germania, Austria e Svizzera e dai paesi centro-
nord europei o il perpetrarsi della guerra con conseguente aumento di instabilità, insicurezza e
stato di allerta generalizzati.
L’ipotesi migliore vede 48 milioni di presenze con una previsione di crescita rispetto all’anno
scorso (+8%) e vicina ai risultati pre-Covid del 2019 (-14%), con una spesa complessiva generata
pari a 2,55 miliardi di euro a fronte di una spesa media di 53 euro al giorno per ospite. In questo
scenario il mercato italiano si attesta sui 26 milioni di presenze nei camping e village, con una
flessione solo del 5,2% rispetto ai risultati pre pandemia del 2019. Un dato che si inserisce nel
percorso di recupero e crescita: se nel 2021 era stato moderato (+0,5% in virtù del clima di poca
fiducia allo spostamento tra maggio e giugno), nel 2022 la presenza degli italiani può aumentare di
oltre 12 punti percentuali, recuperando la prima parte di stagione, stabilizzandosi nei picchi
dell’estate e confermando un trend in crescita sul finire della stagione. Nello scenario peggiore
ipotizzato dal report, la stima di presenze si attesta a 45,4 milioni, segnando un sostanziale stallo
rispetto ai livelli della scorsa estate (+2%) e con una flessione più marcata rispetto al 2019 (-18%)
per un impatto economico pari a 2,41 miliardi di euro. In questo caso è il mercato estero a frenare
le presenze, mentre quello italiano si mantiene sostanzialmente stabile con 25 milioni (+8%
rispetto al 2021 e stessa percentuale ma in flessione sul 2019).
L’incertezza del contesto globale influisce non solo sulle presenze ma anche sul comportamento
della domanda turistica sia domestica che internazionale: continua la riduzione della booking
window con conseguente aumento delle prenotazioni last minute, cresce ancora la richiesta di
tariffe flessibili che possano riparare dall’esposizione a rischi dell’ultimo minuto, mentre le
ripercussioni del conflitto ma anche del periodo pandemico sull’aumento del prezzo delle materie
prime e il caro carburante influenzano la disponibilità economica per le vacanze e la durata, con
preferenza per periodi più brevi ma magari ripetuti.
I mercati esteri
L’incoming sarà fondamentale per dare ulteriore impulso alla stagione. Nella migliore previsione
per l’estate 2022 il mercato estero vede un incremento di quasi l’8% rispetto al 2021, che lo porta
ad attestarsi attorno ai 22 milioni di presenze. Nello scenario più pessimistico per i mercati
internazionali si stima un flusso turistico in linea con quanto fatto registrare nel 2021 (-0,4%) per un
totale di circa 20 milioni di presenze.
Per quanto riguarda la previsione delle presenze dei top 5 mercati esteri (Germania, Austria,
Svizzera, Paesi Bassi e Francia hanno rappresentato l’88% di tutte le presenze internazionali nel
2021) l’ipotesi migliore stima un aumento generale nella prossima estate con una media di oltre il
9% di presenze in più (pari a circa 19,5 milioni di presenze dei top 5 mercati esteri) e volumi che
tendono a tornare molto vicini al 2019 per i mercati DACH (range tra -4% e -5%). Paesi Bassi e
Francia rimangono più distanti dall’ultimo anno pre Covid 2019 (rispettivamente -31,8% e -36,6%).
Il worst case presenta una situazione ferma alla scorsa stagione, che sostanzialmente conferma i
volumi 2021 con circa 18 milioni di presenze (range tra +1,7% e -2% rispetto al 2021).
Per gli altri mercati rilevanti, che pesano in generale tra il 2% e il 3% su tutto il mercato estero,
come per esempio Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca e Regno Unito, la previsione per la
prossima stagione può variare molto a seconda dello scenario. Per i mercati dell’Est, come Polonia
e Repubblica Ceca, l’impatto della crisi ucraino-russa è molto rilevante. Per i mercati del Nord
Europa, come Danimarca e Regno Unito, il principale fattore di impatto è rappresentato dal rincaro
dei prezzi e quindi da una minore capacità di spesa e di spostamento.
I sei nuovi trend dell’open air
Per meglio capire cosa sta accadendo nel mercato del turismo en plein air, e più in generale
dell’outdoor, è necessario osservarne l’evoluzione degli ultimi anni. Se da una parte la pandemia
ha avvicinato le persone a un concetto di turismo esperienziale, a contatto con la natura, più
consapevole e di prossimità, dall’altra il segmento dell’open air ha cambiato pelle, offrendo servizi
di qualità e ogni tipo comfort.
Grazie alla tecnologia, oggi le esperienze all’aria aperta sono diventate mainstream: l’universo
dell’outdoor non è più considerato come cheap, difficile e per pochi ma è diventato cool, facile e
alla portata di chiunque. Allo stesso modo l’evoluzione delle esigenze ha fatto dell’open air un
service delivery per permettere all’ospite di vivere al meglio il soggiorno sia dentro le strutture
(dalle piazzole all’offerta ristorativa e shopping) che fuori, con un’offerta di esperienze ampia e
diversificata. È così che l’open air è anche wellness, inteso come benessere naturale che porta a
una maggiore cura di sé e al relax: un obiettivo che il turismo all’aria aperta porta già nel suo DNA.
Proprio come la sua natura green: e se è vero che il concetto di viaggio sostenibile è sulla bocca
di tutti, è altrettanto vero che oggi i viaggiatori vogliono trovare soluzioni che siano già sostenibili e
che permettano di esserlo a loro volta. Tra i trend più recenti dell’outdoor si conta la sharing
economy: ne è una riconferma il boom negli ultimi due anni delle piattaforme di sharing economy
applicate al turismo all’aria aperta, come Yescapa (piattaforma di affitto camper), Goboony
(piattaforma di affitto camper) e Click&Boat (piattaforma di affitto barche). Tra le ultime tendenze si
inserisce anche la contaminazione dei classici format ricettivi, che per innovare la propria
offerta prendono spunto dagli altri. Ne sono un esempio il glamping – ultima frontiera del turismo
open air che unisce il camping al glamour delle sistemazioni full comfort – o le nuove formule di
ricettività alberghiera, che esplorano l’outdoor includendo elementi tipici dell’aria aperta, come
camere o aree benessere connesse con lo spazio circostante.