Come in un lungo «loop», a prescindere dal tempo necessario a percorrerlo, si arriva sempre allo stesso punto di partenza. In tempo d’estate i «dimagrologi» o alcuni poco scientifici «guru» delle diete, sembrano inventare nuove soluzioni dimagranti, ma inevitabilmente tornano alle facili e note soluzioni: l’iperproteica e la Ketogenica.
In altre parole: via i carboidrati, compresi quelli presenti nella frutta. Si tratta, tuttavia, di un grave errore metabolico, perché la frutta è uno dei componenti fondamentali della dieta mediterranea e rappresenta un alimento ideale nei regimi alimentari ipocalorici finalizzati al dimagrimento.
Se non ci sono precise controindicazioni scientifiche, la frutta deve essere consumata almeno tre volte al giorno, perché è ricca di vitamine e acqua ed è una fonte primaria di zuccheri. L’apporto di zuccheri, tuttavia, non è uguale per tutti i frutti: alcune varietà ne contengono maggiori quantità, mentre altre ne sono più povere. Dobbiamo, quindi, tenere conto del carico glicemico e dell’indice glicemico, perché il segreto per evitare picchi glicemici risiede su due principi base: si deve preferire la frutta meno zuccherina e si devono dosare al meglio le porzioni.
Il carico glicemico, in altre parole, cioè la quantità totale di carboidrati che si ricava da un determinato cibo, è da tenere sempre sotto controllo. E’ quindi da controllare prima ancora dell’indice glicemico, che, invece, indica la velocità con cui la glicemia subisce un incremento in seguito all’assunzione di un quantitativo che contiene 50 grammi di carboidrati.
Un altro aspetto da considerare, poi, è la presenza di fibre: maggiore è, infatti, il contenuto di questo nutriente non assorbibile e minore sarà il picco glicemico che l’organismo può raggiungere.
Quali sono, quindi, i frutti meno zuccherini che possono essere consumati con più frequenza? Tra i frutti che contengono meno zuccheri è possibile elencare, limone e lime, lamponi, more, mirtilli e rabarbaro.
C’è poi la frutta con un medio contenuto di zuccheri: appartengono a questa categoria i frutti che possono essere consumati frequentemente, senza tuttavia eccedere nelle dosi. Si tratta di fragole, papaya, pesche, anguria, melone, mele, albicocche e pompelmo.
C’è una terza categoria: la frutta con notevole contenuto di zuccheri. In questo caso lo zucchero è presente in quantità abbastanza alte e, per esempio, una spremuta d’arancia può far innalzare la glicemia più del frutto consumato al naturale grazie alla presenza delle fibre alimentari. L’elenco comprende prugne, arance, kiwi, pere e ananas.
Al gruppo della frutta con un elevato contenuto di zuccheri appartengono anche la frutta secca e quella sciroppata, preparata con l’aggiunta di zucchero e per questo annoverata tra i dolci non grassi, caratterizzati da un apporto calorico molto alto.
La frutta secca, in particolare, si divide in glucidica e lipidica: la prima è la frutta essiccata come le mele, il cocco e le banane, ricca di zuccheri ma povera di grassi, mentre la seconda è quella oleosa e prevalentemente in guscio, come mandorle, nocciole, noci, pistacchi e pinoli.
Per quanto riguarda la frutta fresca al naturale, sono particolarmente zuccherini: ciliegie, uva, mandarini, melagrana, mango, fichi e banane.
*Università di Torino