Con le giuste precauzioni, nelle ultime settimane abbiamo ripreso a fare più o meno tutto quello che facevamo prima della pandemia, tranne una cosa: viaggiare in aereo.
La prospettiva di rimanere per molte ore all’interno di un mezzo di trasporto che per sua natura non può che essere sempre chiuso, come l’aeroplano, non piace a molti, mentre è in circolazione una malattia infettiva verso la quale siamo tutti suscettibili. C’è chi preferisce spostarsi meno o comunque utilizzando altre soluzioni. La chiusura dei confini tra diversi paesi per contenere la diffusione del contagio ha inoltre influito sulla disponibilità di mete raggiungibili con l’aereo, sia per svago sia per lavoro.
Il risultato è che nella prima metà del 2020 si è volato molto di meno, rispetto agli altri anni, con gravi conseguenze economiche per le compagnie aeree e i loro dipendenti.
Le diffidenze verso l’aereo sono anche legate al fatto che a bordo non è previsto il distanziamento fisico: le compagnie aeree possono riempire tutti i posti di ogni fila, senza la necessità di distribuire a scacchiera i loro passeggeri per aumentare un minimo la distanza (c’è l’obbligo di indossare sempre la mascherina). Per gli altri mezzi di trasporto è invece previsto il distanziamento, anche se poi nei fatti non viene sempre rispettato.
I responsabili di Airbus e Boeing, le due più grandi aziende produttrici di aeroplani di linea al mondo, dicono che viaggiare in aereo non comporta rischi di contagio più alti rispetto ad altri mezzi di trasporto, come per esempio un treno dell’alta velocità sul quale i finestrini non possono essere aperti, per ovvi motivi di sicurezza.
I sistemi di climatizzazione degli aerei utilizzano filtri HEPA per sanificare l’aria, che viene interamente rinnovata tra le 20 e le 30 volte ogni ora. Sugli aerei solo una porzione dell’aria presente nella cabina viene riciclata, mentre il resto viene immesso dall’ambiente esterno. Airbus dice che i filtri nei sistemi di ricircolo dell’aria “filtrano il 99,97 per cento delle piccole particelle con dimensioni comparabili a quelle del coronavirus”.
I sistemi di climatizzazione in aereo sono inoltre progettati per creare correnti d’aria verticali e non orizzontali. L’aria viene quindi spinta dall’alto verso il basso in corrispondenza di ogni fila, e questo riduce la circolazione delle sostanze in sospensione tra file diverse, almeno secondo le intenzioni dei progettisti.
Negli anni sono stati pubblicati diversi studi e ricerche sui rischi di contagio sugli aerei, nel caso in cui una o più persone abbiano una malattia infettiva in corso.