In India, la pandemia di COVID-19 ha dato vita a sfide straordinarie, parallele all’emergenza sanitaria e altrettanto devastanti. Tra queste, l’emergenza educativa causata dalla chiusura delle scuole per quasi due anni, un evento senza precedenti che ha accresciuto le vulnerabilità relative alla protezione dell’infanzia, al dilagante analfabetismo di ritorno e alla malnutrizione (con la chiusura delle scuole, infatti, è venuto meno uno dei pasti principali forniti ai bambini attraverso il programma scolastico governativo “Mid-Day Meal”).
Oltre a questi impatti già evidenti, ulteriori e più gravi se ne stanno delineando, determinando una “lunga coda” con cui dovremo fare i conti per i prossimi decenni. Gli studenti “locked out of school” inIndia, oggetto di studio dell’autorevole economista Jean Drèze, stretto collaboratore del premio Nobel Amartya Sen, fanno parte di una generazione che dovrà ricevere speciali attenzioni, cure e programmi di sviluppo dedicati per poter risalire la drammatica china di sottosviluppo in cui il COVID li ha spinti. Recuperare al più presto il gap prodotto vuol dire agire in modo veloce ed efficace a favore di questi bambini, in vista anche delle generazioni che verranno.
Il formidabile ostacolo posto dalla pandemia è stato tradotto dal Child in Need Institute (CINI) in un’opportunità, definendo nuove strategie educative che permettessero il raggiungimento di bambini esclusi da qualsiasi input educativo e provenienti da un contesto altamente vulnerabile, ancor più soggetto alla problematica dell’abbandono scolastico. Così, grazie al sostengo di Fondazione SanZeno, una significativa realtà non-profit veronese, CINI ha dato vita ad una serie di innovazioni educative, mettendo a frutto 48 anni di lavoro a sostegno dell’istruzione dei bambini di strada indiani, proprio coloro che da sempre sono esclusi dai normali percorsi educativi.
Alla chiusura delle scuole, si è dato vita a un servizio di door-step education, o istruzione sulla soglia di casa, per continuare l’istruzione scolastica anche quando la scuola era stata completamente disabilitata. Gli operatori di CINI hanno fornito servizi educativi direttamente all’interno della comunità in luoghi all’esterno e facilmente raggiungibili (come verande di spazi pubblici, di scuole, sotto un ampio albero), ovunque fosse possibile radunare piccoli gruppi di studenti e continuare a istruirli.
Un’ulteriore innovazione introdotta è quella della mobile library, una biblioteca mobile che si sposta di villaggio in villaggio rendendo disponibili testi scolastici e libri di narrativa ai bambini per contrastarei livelli di analfabetismo di ritorno. La biblioteca mobile rimane aperta e disponibile ai bambini per mezza giornata, per poi spostarsi in altro luogo.
Accanto alla definizione di queste nuove strategie educative è stato necessario ripensare la figura degli insegnanti e fornire loro il supporto necessario a livello didattico per poter traferire contenuti e input in maniera efficace “in prima linea”, secondo queste nuove modalità introdotte, molto differenti dai contesti delle classi tradizionali. Si è quindi svolto un lavoro importante di formazione degli insegnanti e si sono sviluppati materiali didattici ad hoc, capaci di offrire anche le risorse adatte alnuovo scenario per il sistema scolastico più ampio.
Questo intervento ha permesso di raggiungere quei bambini che altrimenti sarebbero privi di qualsiasi supporto educativo e quindi incapaci di riapprocciarsi alla scuola rischiando l’abbandono definitivo.