Gli effetti dello pandemia e dell’instabilità geopolitica sulle imprese italiane continua a farsi
sentire e le previsioni per la fine del 2022, purtroppo, non sono rassicuranti. Secondo l’ultimo
report Euler Hermes in Italia, nel 2021 le imprese in crisi finanziaria erano 10.500. Un
numero che, secondo le previsioni, è destinato a raggiungere quota 12mila entro la fine del
2022. Come evitare di incrementare questo trend e cercare di supportare un imprenditore in
difficoltà? Innanzitutto cercando di capire gli errori commessi ed imparare da essi.
“L’Italia è il paese delle PMI. La quasi totalità delle aziende è stata fondata da un
imprenditore che parte in piccolo e poi espande l’attività – Uno degli errori più frequenti è la
mancanza di delega efficace: il founder è un accentratore per natura e carica tutto sulle
proprie spalle senza mai prendere in considerazione la possibilità di delegare un compito o
una mansione perché spesso non sa come si fa e da dove partire. E’ molto in voga il detto "
chi fa da sé fa per tre!” senza considerare il danno che tale atteggiamento può provocare nel
medio-lungo termine” – afferma Pasquale Abiuso, imprenditore, attuale presidente della
Banca di Credito Cooperativo di Gambatesa e consulente di strategie di gestione aziendale
che ha collaborato con oltre 30 imprese quali lo Studio Ezio Serraiocco per la risoluzione di
crisi aziendali ed il network italiano di temporary manager Contract Manager srl. – “Istruire un
imprenditore a delegare è stato uno dei processi che più mi ha dato gratificazione nella
risoluzione di crisi aziendali e nel rilancio di molte attività – spiega Abiuso – Delegare significa
poter scalare l’attività e liberare del tempo prezioso da dedicare a progetti di espansione”.
Un altro grave errore inoltre è la mancanza di time management: l’imprenditore naviga a
vista senza una programmazione del suo tempo.
“Spesso gli imprenditori non riescono a conoscere la matrice del tempo urgente/importante e
sono costretti a concentrarsi su cose urgenti e importanti, non potendo programmare attività
importanti ma non urgenti (espansione, organizzazione, delega). Questo problema in buona
misura deriva dall’errore precedente (assenza di delega)” ammette Abiuso.
Ed infine l’ultimo errore più comune è dato dalla scarsa conoscenza dei principi base
della gestione delle risorse umane: “il titolare dell’attività non sa come motivare i
dipendenti e non li “accende”, ritrovandosi così immerso in un clima aziendale depresso ed
improduttivo. Deriva da ciò anche l’incapacità di selezionare campioni da inserire in azienda”
– afferma il consulente di strategie di gestione aziendale.
Come salvare e risollevare le sorti di un’impresa a rischio default?
Negli anni Abiuso ha standardizzato un protocollo d’intervento in tre fasi per supportare gli
imprenditori in crisi e le aziende sull’orlo del baratro puntando al rilancio.
Diagnosi : è la fase più importante dell’attività di rilancio di un impresa. Il founder, spesso
coinvolto emotivamente nella gestione aziendale, prende consapevolezza dei problemi da
affrontare ed è guidato nella loro risoluzione.
Contestualmente lo si riporta a sognare e progettare, come faceva all’inizio della sua attività
quando aveva una vision seppur tra mille difficoltà quotidiane (carenza di liquidità, gestione
delle risorse umane ecc.).
Treatment: è la fase manageriale vera e propria durante la quale si decide e si applica una
strategia di intervento volta alla cura delle aree di crisi all’interno dell’attività. Sono coinvolte
le risorse umane dei vari settori aziendali e si stilano dei piani operativi settimanalmente
monitorati. All’imprenditore viene insegnato come motivare e monitorare i collaboratori delle
varie aree.
Growth: è la fase finale del percorso. Dopo aver identificato le cause delle difficoltà ed aver
adottato le strategie di intervento tracciando la rotta che porterà l’azienda in acque sicure si
progetta l’espansione con tecniche collaudate di fissazione di obiettivi e piani per la loro
realizzazione.