Il 27 marzo è la Giornata Mondiale del Teatro. Approcciare il mondo del teatro sin da piccoli può avere un impatto molto positivo sulla crescita. “Attraverso la drammatizzazione ad esempio è possibile intraprendere un percorso di educazione alle emozioni orientato allo sviluppo dell’empatia” spiega Giovanna Giacomini, pedagogista, formatrice e creatrice di Scuole Felici®. “Se pensiamo al tema del 2024 promosso dall’UNESCO in occasione della giornata internazionale dell’infanzia, imparare per una pace duratura, è chiaro quanto sia fondamentale promuovere già nel bambino la capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni, saperle riconoscere ed esprimere, in modo poi da essere in grado d’identificare e capire quelle degli altri, entrare in relazione con loro e diventare più compassionevoli”.
Solo attraverso l’educazione alle emozioni è possibile sviluppare l’empatia, strumento principe per contrastare la violenza e promuovere la pace; ed essendo l’empatia, una competenza emotiva, non si può insegnare, si può semplicemente sperimentare ed esperire. E il teatro fa proprio questo, attraverso la sperimentazione dà voce alle emozioni.
Parlando di pedagogia del teatro dobbiamo andare però oltre all’idea della rappresentazione scenica, dove s’impara qualcosa a memoria a beneficio degli spettatori.
Per Giovanna Giacomini, nel periodo della prima infanzia, l’esperienza teatrale passa attraverso una serie graduale di attività. “La prima, se vogliamo la più semplice, è l’utilizzo di favole e racconti che mettono in luce caratteri, emozioni e valori, rappresentando e narrando i tanti di tipi di persone e sfumature che ci sono nel mondo. È importante utilizzare testi di natura multiculturale, proprio perché provando e imparando a mettermi nei panni di qualcuno appartenente a una cultura molto distante dalla mia, riesco ad affinare questa capacità. Più una situazione è lontana dalla mia, più la risposta emotiva sarà diversa da quella che conosco abitualmente, e questo mi permetterà di essere duttile e flessibile. Un’altra esperienza interessante è rappresentata dal gioco simbolico del – facciamo finta di – che i bambini amano molto e la cui dinamica permette ai più piccoli di essere liberi di interpretare qualsiasi cosa essi vogliano, mettendo in gioco tutte le competenze motorie, psicologiche, cognitive ed emotive”.
È quindi evidente che il luogo della drammatizzazione e della messa in scena nel mondo dell’infanzia può facilmente essere qualsiasi angolo di esperienza posto all’interno del servizio educativo, ad esempio la piccola cucina, lo spazio morbido o le costruzioni. Quando il bambino si cala nel ruolo si riconosce immediatamente, perché inizia a mimare un comportamento o una situazione. Come? Attraverso l’espressione corporea delle emozioni.
“Il movimento, che noi consideriamo a livello teatrale come movimento scenico, è in funzione degli oggetti e delle persone che il bambino trova nel suo raggio d’azione. A questo si può aggiungere anche l’utilizzo di suoni o parole. Il teatro e la drammatizzazione si sviluppano attorno al fatto che il bambino possa dar voce a una propria idea, saper scegliere se e come entrare in azione con l’ambiente e con l’altro e magari superare delle difficoltà, delle inibizioni. Il gioco teatrale richiede al bambino di conoscere se stesso, di entrare in contatto con le emozioni, lo mette in condizione di riconoscere la sua individualità e allo stesso tempo di scoprire la ricchezza delle sfumature altrui. In questo gioco non ci sono copioni, genitori, educatori e insegnati possono entrare in scena come decidere di lasciare libero il bambino di giocare da solo” spiega l’esperta.
Oltre alle attività sopra citate esistono diversi modi per mettere in scena una drammatizzazione come ad esempio:
⦁ L’utilizzo di tessuti che all’occorrenza possono trasformarsi in costumi, tende, casette o nuvole e che sono molto utili per stimolare l’immaginario e la capacità di creare delle rappresentazioni.
⦁ Il baule dei travestimenti ricco di oggetti d’uso comune come un cappello, un bastone del nonno, una bombetta, una giacca etc. Evitiamo costumi carnevaleschi già confezionati poco stimolanti per la finalità del gioco.
⦁ Le marionette. Attraverso di esse i piccoli possono dar voce a delle emozioni che magari non hanno il coraggio di esprimere vis-à-vis.
⦁ Il Kamishibai, un teatro fatto con immagini di origine giapponese. Una sorta di cantastorie dove l’educatrice racconta una storia partendo da un’immagine.
“I bambini sono naturalmente molto teatrali, ma non dimentichiamoci che alcuni possono provare un senso di vergogna quindi, affrontare un palco per mettere in scena la classica recita con tanto di copione da imparare a memoria, può essere difficile e a volte anche controproducente. È bene partire dalle conoscenze del bambino e del proprio gruppo e non dal testo preconfezionato di uno spettacolo. Si deve semplicemente fare un processo inverso: lavorare e sviluppare la naturale teatralità del bambino ed eventualmente aggiungere degli elementi. Dobbiamo sempre ricordarci che la finalità principale è la felicità e il piacere del bambino non dello spettatore” conclude la pedagogista.