Cambiare l’intervento sui lavoratori: rinviare l’intervento sul cuneo vero e proprio e mettere invece in campo un bonus per i lavoratori precari
(Ansa)
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Cambiare l’intervento sui lavoratori: rinviare l’intervento sul cuneo vero e proprio e mettere invece in campo un bonus per i lavoratori precari, i cosiddetti incapienti che guadagnano meno di 8mila l’anno e che rientrano quindi nella no tax aerea. A lanciare la proposta è il viceministro dell’Economia e esponente Pd Antonio Misiani, che spiega che a essere coinvolte sarebbero quasi quattro milioni di persone che potrebbero avere già da gennaio almeno 40 euro al mese sotto forma di assegno: il loro reddito, secondo alcuni calcoli, potrebbe migliorare di circa l’11%, quasi uno stipendio in più.
«La riduzione progressiva del cuneo fiscale a partire dal 2020 è la misura più apprezzata dagli italiani. Dobbiamo iniziare – spiega Misiani in un post su Facebook – a farlo il prima possibile. La priorità, a mio parere, è iniziare ad aiutare i dipendenti a basso reddito: 3 milioni e 700 mila lavoratori
“incapienti” che sono rimasti esclusi dal bonus 80 euro di Renzi e che solo in alcuni casi beneficiano del reddito di cittadinanza». Ad ora è ancora solo una proposta, viene però sottolineato, che dovrà essere portata ai tavoli di governo sulla manovra e discussa con la maggioranza. Nei fatti si tratterebbe di modificare la direzione di marcia finora intrapresa e utilizzare per il prossimo anno i 2,7 miliardi di risorse a disposizione in
gran parte per questo intervento, rinviando il vero e proprio taglio del cuneo agli anni successivi. Per contro, si potrebbe partire fin da subito.
L’obiettivo sarebbe quello di coinvolgere i lavoratori più poveri, cioè coloro che, pur avendo un’occupazione, si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale a causa del livello troppo basso del loro reddito, dell’incertezza sul lavoro, della scarsa crescita reale del livello retributivo, dell’incapacità di risparmio. Il cantiere della legge di bilancio è aperto ma entrerà nel vivo proprio questa settimana: entro il 15 ottobre infatti il
governo deve inviare a Bruxelles il draft budgetary plan e sulla carta deve presentare le misure al Parlamento entro il 20. Le risorse a disposizione sono poche e ancora si stanno limando le misure per definire i 7 miliardi che stando alla nota di aggiornamento al Def devono arrivare dalla caccia all’evasione.