“E’ giunto il momento di una riforma strutturale delle pensioni che deve andare di pari passo con una seria politica che stimoli la natalità. Purtroppo il tema della decrescita demografica impatta sul sistema pensionistico perché le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori. Autorevoli studi stimano che, se non ci sarà un’inversione di tendenza sulle scelte demografiche per i prossimi 20/30 anni, sarà in discussione la tenuta stessa del nostro sistema sociale e di welfare, compreso il sistema pensionistico”. Lo ha dichiarato Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, nel corso del Cnpr Forum “Pensioni in crisi: a quando la riforma?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Bisogna stare attenti, ci sono lavori usuranti e abbiamo bisogno di contemperare il tema dell’età pensionabile con tanti altri punti delle riforma che sono, innanzitutto, quello della sostenibilità. Il segreto è di costruire le condizioni affinché ci sia ricambio generazionale con l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. L’età pensionabile – ha aggiunto Nevi – deve tenere conto della tendenza demografica e dell’invecchiamento, la questione non va affrontata in modo superficiale mettendo un tetto, più o meno rigido. Abbiamo bisogno di una riforma complessiva”.
Apprensione in tema di previdenza è stata espressa da Annamaria Furlan (parlamentare del Partito Democratico in Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro e Previdenza Sociale a Palazzo Madama): “Non possiamo rimanere inerti. Il tema delle pensioni è un tassello fondamentale di quel Welfare State che è alla radice della nostra carta costituzionale e riguarda la vita quotidiana delle persone, significa parlare dei diritti di cittadinanza e soprattutto palare di lavoro. Abbiamo bisogno di dare stabilità al lavoro giovanile altrimenti rischiamo con l’attuale sistema di avere oggi giovani poveri, sottopagati e spesso sfruttati, che saranno sicuramente gli anziani poveri di domani. Ritengo opportuno creare una pensione di garanzia per i giovani che li tuteli, anche dal punto di vista previdenziale, nei momenti di studio o di precarietà tra un lavoro e l’altro. Occorre, inoltre, una vera flessibilità di uscita dal mercato del lavoro. Nel nostro paese – aggiunge Furlan – le rigidità attuali bloccano il ricambio generazionale, senza trascurare il tema delle donne che non riescono a raggiungere la pensione a causa di una discontinuità contributiva molto alta. Vanno create quelle condizioni di rivalutazione delle pensioni che deve essere un diritto per tutti”.
Sulla necessità di una riforma delle pensioni che non lasci indietro nessuno si è detto d’accordo Francesco Saverio Romano (deputato di Noi Moderati in Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione a Montecitorio: “Il governo è al lavoro per vagliare delle misure a tutela dei lavoratori che svolgono mestieri gravosi. E’ necessaria una riforma che non lasci indietro nessuno e che garantisca un contributo pensionistico dignitoso per tutti. L’aumento delle pensioni minime è uno dei passaggi che va in questa direzione, infatti è destinato a soggetti non più occupabili che sono usciti dal mercato del lavoro e hanno bisogno di liquidità. Nello specifico, il governo sta valutando la proroga dell’Ape sociale estendendo il raggio d’azione e l’accesso all’anticipo pensionistico garantito a categorie di lavoratori che sono particolarmente fragili. Sono inoltre convinto che la riforma delle pensioni debba soprattutto riguardare le giovani generazioni. Dobbiamo tenere bene a mente che il nostro Paese invecchia ogni giorno di più a causa della denatalità e non riesce a produrre quella forza lavoro necessaria affinché nel futuro tutti possano avere una pensione. Pertanto – conclude – Romano – la riforma deve accompagnarsi a un intervento molto serio che affronti il tema della denatalità perché il Paese possa continuare a correre anziché rallentare per un progressivo impoverimento di risorse umane”.
Sull’invecchiamento delle popolazione si è soffermata Elisa Pirro (senatrice del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali, Lavoro e Previdenza a Palazzo Madama): “Secondo i dati trasmessi dall’Inps la spesa, per quanto riguarda le pensioni, è perfettamente sostenibile per i prossimi anni. Ciò che desta preoccupazione, invece, sono le quote che l’istituto di previdenza riserva all’erogazioni per misure socio-assistenziali. Queste risorse, in futuro, potrebbero riservare problemi poiché la spesa è in costante aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione. Per affrontare in maniera costruttiva il Sistema Italia dovremmo pensare di intervenire con maggiore prevenzione in campo sanitario. Un investimento per consentire ai cittadini italiani di ottenere una migliore qualità della vita così da pesare meno sulle casse dello Stato. La spesa per quanto riguarda le pensioni – continua Pirro – è ben strutturata e sostenibile pur tenendo conto della denatalità che è un problema serio nel nostro Paese su cui bisogna intervenire con manovre strutturali che incidano alla base del mondo del lavoro attraverso una riduzione della precarietà e garantendo salari più dignitosi”.
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari): “L’evoluzione del mondo del lavoro e le preoccupanti dinamiche demografiche in Italia impongono una seria riflessione sul tema delle pensioni. Occorre interrogarsi se sia arrivato o meno il momento di una riforma strutturale o basti un restyling del sistema previdenziale. Il rischio sempre più concreto sono i trentenni di oggi che avranno pensioni insufficienti e non dignitose domani. Dunque si impone in maniera indifferibile una strategia per valutare quali misure adottare per una previdenza più flessibile ma anche equa”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto Nazionale degli Esperti Contabili): “L’Italia ha la popolazione più longeva fra i grandi paesi. Investire nella cura della salute delle persone in età avanzata significa anche prevenire l’enormità della spesa di assistenza che grava sul bilancio pubblico. Ritengo non sia opportuno rincorrere come unica soluzione l’abbassamento dell’età pensionabile. Gli statistici calcolano un flusso di circa 850 persone al giorno. Sarebbe indispensabile un intervento equitativo per chi si trova in regime unicamente contributivo, una situazione assolutamente meno favorevole dei sistemi previdenziali retributivi e dei misti. Potrebbe essere utile equiparare la condizione di questi soggetti a quella di chi si trova in posizioni di vantaggio considerando che l’integrazione al minimo è uno dei principali strumenti di equità intergenerazionale”.