Il periodo natalizio risulta spesso mite e non è quasi mai propizio per gli eventi di gelo e neve. Quest’anno sta facendo in parte eccezione con la grande nevicata che ha interessato la Val Padana nella giornata di lunedì 28 dicembre.
Bisogna tornare indietro di 24 anni per una delle più rilevanti irruzioni russo-siberiane mai avvenute negli ultimi decenni, appena dopo il Natale. I rigidi venti delle steppe invasero prima l’Europa Centro-Orientale a Natale con l’Italia che venne contestualmente raggiunta da una depressione dalla Spagna.
Fu proprio questo vortice a favorire il richiamo gelido, in moto retrogrado lungo il bordo orientale dell’anticiclone russo-scandinavo in successivo spostamento sul cuore dell’Europa. Una dinamica davvero da manuale, con il grande freddo che andò a tracimare in grande stile sull’Italia nel corso del 26 dicembre.
Il gelo si propagò poi a tutta l’Italia il giorno 27 dicembre. Trattandosi di aria così gelida continentale, quindi rigida nei bassi strati, le temperature piombarono sottozero su molte zone della Penisola dando luogo a giorni di ghiaccio anche con il sole. La neve si spinse fin sulle coste tra Medio Adriatico e Sud.
Dal grande gelo alla neve da addolcimento
Nei giorni successivi, il deposito del grande freddo nei bassi strati formò il tipico cuscinetto gelido, che favorì la cosiddetta neve da addolcimento al sopraggiungere di una perturbazione atlantica. Nevicò così diffusamente fino in pianura al Nord, sulla Toscana, sull’Umbria e sull’Alto Lazio.
Una successiva perturbazione portò la neve il 30 dicembre e poi ancora nella notte di Capodanno in Val Padana principalmente sul Nord-Ovest. Fiocchi abbondanti, sospinti dalla Tramontana, interessarono anche Genova allo scoccare della mezzanotte.
Fa sensazione ripercorrere le tappe di quanto accaduto, in quanto questo tipo di dinamiche così gelide sono divenute sempre più rare, mentre erano ben più frequenti tali episodi tra gli anni ’50 ed ’80 dello scorso secolo.