Il diabete di tipo 1 non ha niente a che vedere col diabete di tipo 2, che insorge generalmente in età adulta ed è fortemente associato a fattori quali l’obesità e la sedentarietà.
Il diabete 1 è una malattia autoimmune causata dalla produzione di autoanticorpi deputati alla distruzione delle cellule beta, che, nel pancreas, hanno il compito di produrre insulina,e non ha niente a che vedere col diabete di tipo 2, che insorge generalmente in età adulta ed è fortemente associato a fattori quali l’obesità e la sedentarietà. L’insulina è l’ormone che permette di metabolizzare i carboidrati: fa sì che il glucosio presente nel sangue penetri nelle cellule garantendo quindi all’organismo il giusto approvvigionamento energetico.In mancanza di insulina aumenta la concentrazione di glucosio nel sangue (iperglicemia): gli zuccheri ingeriti non possono essere assimilati e vengono eliminati con le urine.
Non è semplice cambiare vita, per dei genitori con un figlio diabetico, innanzitutto è necessario partire dall’ educazione alimentare per fare stare bene i propri figli. Non hai il tempo purtroppo di fare i conti con l’idea che tuo figlio non guarirà, devi imparare termini mai sentiti prima, ipoglicemia, glucagone, insulina, carboidrati e il loro calcolo.
Ma soprattutto devi imparare a fare ciò che una macchina perfetta come il nostro organismo faceva prima dell’esordio della malattia: il controllo della glicemia, con turni notturni, durante l’attività fisica, quando partecipa alle feste, momenti in cui e’ importante capire che sbalzi ha la glicemia, ma soprattutto a scuola dove l’ambiente deve essere sereno e sicuro.
La determinazione e la competenza dei genitori sono due armi fondamentali per bambini e ragazzi diabetici, purtroppo non ci si rende conto di quante famiglie non riescono a seguire tutto alla perfezione garantendo al figlio un’adeguata aderenza terapeutica, ma non perché i genitori non sono abbastanza bravi, a volte il problema sta proprio nel non aver reso autonomi i propri figli per esempio, nella misurazione della glicemia e nell’ assunzione dell’insulina, considerando questi un problema dei genitori non responsabilizzando i ragazzi.
Mio figlio si è ammalato quando era una bambino: all’ età di sette anni. Ancor oggi non posso dimenticare il mio stato d’animo . Il periodo immediatamente successivo e’ stato orribile.
Non riuscivo ad accettare questa realtà. Sapevo che il diabete è una malattia ereditaria sono cresciuta con uno zio diabetico quindi ero consapevole.
All’epoca il mio unico pensiero era come comunicare a mio figlio la patologia e tutto quello che comportava ,come potergli spiegare che il diabete è una patologia con la quale si deve necessariamente convivere per il resto della vita e da cui, perciò, non si guarisce più. In quel momento mi trovavo in uno stato psicologico inadeguato, è stato mio zio Raffaele a supportarci psicologicamente ed a fornirci nozioni “tecniche” sulla malattia: ancor oggi lo ritengo il nostro angelo custode.
E cosi presi coscienza che mio figlio sarebbe inevitabilmente divenuta insulino-dipendente e, dunque, per il resto della vita avrebbe dovuto osservare regole, molto rigide, proprio per evitare il manifestarsi di problematiche ancor più serie e gravi del diabete stesso, quali la retinopatia oculare, le cardiopatie, le complicanze renali e molto altro ancora,e il somministrarsi più iniezioni quotidiane di insulina,per fortuna oggi i rimedi alle punture sono molteplici e con l’applicazione del microinfusore lo stile di vita e’ notevolmente cambiato.
L’aver appreso queste informazioni non poteva che intristirmi ancor più, e in quei 10 giorni di ospedale sconfortata ma, al contempo, facevo di tutto per celare a mio figlio le angosce e le paure che provavo in quei momenti,cercavo il modo di far comprendere a lui il problema ,ma con estremo stupore, mio figlio in quella stanza d’ospedale mi guardo’ e mi disse:”mamma sbrigati ad imparare come gestire questa malattia cosi i medici si tranquillizzano e ci mandano a casa, esistono malattie peggiori della mia” -mi disse- e , per fortuna, nel suo caso, c’era l’insulina.
Pensavo che, considerata l’età, non avesse compreso la gravità della situazione. Ed, invece, aveva compreso fin troppo. Del resto, il suo coraggio e la sua determinazione non mi erano nuovi.Sono una mamma fortunata perche’ ho un figlio che ha supportato me in tutti questi anni, e non solo e’ stato d’aiuto anche ad altri suoi coetanei, del resto i bambini o i ragazzi affetti da diabete devono conoscere la propria situazione, capirla e farla capire agli altri, in modo che diventi qualcosa di completamente naturale. Anche se la terapia li rende diversi, questa differenza va trattata come qualcosa di speciale e mai in maniera negativa.
A tutte i genitori con figli Diabetici
di Sandra Caschetto