avvocatoinprimafila il metodo apf

“Occhio per occhio dente per dente” “Cos’è la rabbia?”

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Mons.Giulio Della Vite

RIFLESSIONE a cura di Mons.Giulio Della Vite

Ad un saggio venne chiesto: “Cos’è la rabbia?”.

Rispose: “La rabbia è una punizione che diamo a noi stessi per l’errore di qualcun altro. Se tu sapessi ciò che la tua rabbia ti sta facendo, fuggiresti da lei come dal peggior veleno. Vuoi essere felice un istante? Vendicati! Vuoi essere felice sempre? Perdona!

Perdona gli altri non perché meritano il tuo perdono, ma perché tu meriti la pace”. Potrebbe essere la parafrasi della risposta del Vangelo alla logica di “occhio per occhio, dente per dente”.  Nella storia della Giurisprudenza la “legge del taglione”  è però il primo traguardo dell’evoluzione dei diritti umani:  dal giustizialismo “mi hai rubato una pecora, ti uccido”,  con la norma “occhio per occhio, dente per dente”  si introduce il principio di proporzionalità tra colpa e pena.  Di fatto è una conquista della giustizia equa.

Gesù da rivoluzionario alza l’asticella spostando l’accento dall’oggetto al soggetto: per porgere l’altra guancia devi metterci la tua faccia, devi implicare te stesso, disinnescando il cosa è successo con il come voglio stare io. “Occhio per occhio e dente per dente”  porta solo ad avere un sacco di gente cieca e senza denti. Quel suo “ma io vi dico” esige un guizzo, un salto in alto. Dice un detto ebraico: “il legno (resinoso) di sandalo sa profumare anche l’ascia che lo abbatte”.

Perdonare non è far finta di niente, non è condonare, non è giustificare deglutendo alibi, non è dimenticare. Perdonare è cicatrizzare il dolore e accettare la rabbia. È permetterti di sentire che non solo è male, ma ti fa male. Le cicatrici delle ferite non andranno mai via. Le vedrai. Il passato insegna al presente come comportarsi in futuro. Porgere l’altra guancia è poi imparare l’arte della critica. Ogni salto in alto, verso l’alto, è un salto verso l’altRo. Consiste nel dire con schiettezza cosa c’è di sbagliato,  ma nello stesso tempo capire come poter andare avanti tu.

Non si offre, quindi, solo l’acidità della diagnosi,  ma anche e soprattutto, la positività della terapia.  È la capacità di correggere senza far sentire l’altro sbagliato.  Si colpisce l’errore, si comprende l’errante. Si distingue la cosa sbagliata dalla persona che sbaglia. Porgere l’altra guancia per noi spesso invece sottintende: “Ti sia chiaro che di guancia ne ho una sola!  Vedi di stendermi al primo colpo, perché poi tocca a me!”.

La stessa logica è applicabile ad altre espressioni famose: conta fino a dieci se qualcuno ti fa arrabbiare, così ti vengono in mente offese molto più cattive; stai calmo quando qualcuno ti offende, così le righe sulla sua carrozzeria ti escono belle dritte; molla la presa e dagli corda… giusto!… così si impicca! Gesù è molto realista: non dice di non avere nemici. Se dice “pregate per i nemici” vuol dire che di fatto ci sono. Nella vita c’è chi ti è nemico, c’è chi non sopporti, c’è chi ti tratta male e c’è chi ti ferisce con ingiustizie.

Ci viene allora suggerito di spiazzarli con un salto in alto. Perdona i tuoi nemici e nulla li farà arrabbiare di più! Ama il tuo nemico e lo farai impazzire! La miglior vendetta è una vita ben vissuta! Il legno di sandalo sa profumare pure l’ascia che lo abbatte. Il santo Papa Giovanni XXIII annota nel suo diario  che nel suo agire si atteneva a un detto di san Bernardo: 

“Omnia videre, multa dissimulare, pauca corrigere”,  vedere tutto, passar sopra a molte cose, correggere poco. 

Quando invece insisti e ti accanisci su torti o mancanze, tu ti stacchi e gli altri ti “pèrdono”,  voce del verbo “perdere”.  Attenzione, però! Basta un salto in alto, un salto di accento e senza cambiare nulla, tenendo le stesse identiche lettere,  e tutto si ribaltata, se riparti da te stesso: io ti “perdòno”,  voce del verbo “perdonare”.  Ha proprio ragione chi dice che a porgere l’altra guancia non cambia nulla: “ti perdono”. Scusa… come l’hai letto? Perché tutto dipende solo da te, da come metti l’accento: ti pèrdono o ti perdòno? Il perdono non modifica il passato, ma cambia il tuo futuro come il legno di sandalo che profuma l’ascia che lo abbatte.

Exit mobile version