Addio ai mercatini: i turisti cercano prodotti
del territorio ed emozioni. 170 miliardi di giro d’affari in Italia.
Maria Amelia Lai (Presidente Confartigianato Sardegna): “Nell’Isola
ampie possibilità di crescita: necessari incentivi per stimolare le
imprese a puntare maggiormente su questa occasione”.
Meno mercatini e più visite nelle cantine, nei caseifici e nelle altre
piccole aziende dell’agroalimentare sardo di pane, pasta, insaccati,
dolci e altri prodotti tradizionali, ma anche nei laboratori
dell’artigianato artistico tipico.
E’ questo, per l’estate 2023 in Sardegna, il trend del turismo
esperienziale, momento in cui la vacanza non viene più vista solo come
un momento di relax, ma come un’occasione per vivere delle esperienze
che possono arricchire dal punto di vista culturale, sociale ed
emotivo. Insomma, i viaggiatori amanti del cibo, del vino e delle
eccellenze regionali si preparano a organizzare le proprie vacanze
nell’Isola anche per scoprire e vivere le produzioni di qualità sarde
in modo attivo.
La conferma arriva dal “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano
2023”, realizzato da Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management
all’Università degli Studi di Bergamo per l’Associazione Italiana
Turismo Enogastronomico. Inoltre, secondo le analisi per questa estate
realizzate dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna su questo
tipo di turismo, la spesa delle persone che viaggiano e visitano
l’Italia fruendo delle esperienze che il nostro paese offre, raggiunge
i 170 miliardi di euro. Le ricadute sul fatturato dei settori
produttivi e i redditi degli occupati del comparto turistico,
coinvolti dalla creazione delle esperienze, generano a loro volta 79
miliardi di euro, per poi arrivare all’effetto “Country of Origin” che
si traduce in altri 16 miliardi di euro per un valore complessivo
annuo dell’ecosistema che raggiunge i 265 miliardi di euro.
L’esperienza “Enogastronomia” è quella con la maggiore spesa pro
capite, pari a 632 euro a fronte di una spesa media di 483 euro,
invece l’esperienza “Natura e Svago”, in termini puramente valoriali,
è la più performante con i suoi 63,1 miliardi di euro generati.
“I prodotti enogastronomici sono a tutti gli effetti una fondamentale
chiave di accesso per conoscere l’anima di un territorio come quello
isolano – commenta Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato
Imprese Sardegna – la degustazione di prodotti non è più un semplice
atto di consumo, ancorché piacevole, ma si è trasformata in una vera e
propria esperienza. Assaggiare o acquistare prodotti enogastronomici
artigianali sardi è sempre di più un obiettivo dei turisti di oggi.
Mangiare bene è sempre stato una componente essenziale di una vacanza,
ma oggi sempre più spesso diviene lo scopo stesso del soggiorno: un
viaggio alla scoperta dei cibi, dei territori e delle tradizioni che
li hanno prodotti”. “Le attività enogastronomiche sarde – continua –
permettono di approfondire anche le vicende storiche e sociali locali,
sono uniche e irripetibili e costituiscono parte del genius loci di
ogni territorio”.
Secondo l’analisi di Confartigianato Sardegna, le attività che il
turista enogastronomico sceglie, oltre alla degustazione dei cibi e
all’acquisto dei prodotti, sono le visite ai luoghi di produzione
(caseifici, birrifici, distillerie, cantine vinicole, frantoi, ecc), i
corsi di formazione anche brevi (ad esempio il corso di lavorazione
dei gnocchetti sardi o delle sebadas o dei culurgionis) e i food tour
per conoscere e comparare più produttori di un medesimo genere o per
conoscere tutte le eccellenze gastronomiche di un medesimo territorio.
“Questo tipo di turismo è in costante crescita e non è stato fermato
dalla pandemia (a parte i lockdown generali) perché l’enogastronomia è
alla base del turismo di prossimità – riprende la Presidente – nel
momento in cui è stato difficile o impossibile spostarsi lontano, c’è
stata una crescita impressionante delle cosiddette “gite fuori porta”
di una giornata, basate sempre su un pasto a base di prodotti tipici e
sul loro acquisto. È inoltre esploso il cosiddetto “turismo nei
piccoli comuni”, che ha portato a riscoprire i piccoli centri dove
degustare cibi autentici visitando posti pregevoli ma non affollati”.
Nonostante le enormi potenzialità, in Sardegna questo tipo di
esperienza è in crescita anche se ancora troppo limitata. “Dobbiamo
impegnarci nell’accompagnare gli imprenditori ad acquisire competenze
nell’ambito del turismo enogastronomico – rimarca Maria Amelia Lai –
per poter valorizzare le peculiarità territoriali, stimolare gli
operatori all’innovazione di proposte creative per il territorio,
avere strumenti per progettare bandi sul tema o organizzare eventi
food&wine che considerino i principali trend e le tendenze nel
settore”. “Quindi – continua – occorre approfondire il contesto e le
nuove tendenze del settore, considerando che si tratta di un ambito in
costante crescita e in continua evoluzione, in modo da comprendere i
profili e le motivazioni del turista per essere in grado di agire
strategicamente”. “Come stanno già facendo numerosi territori in tutta
l’Isola è importantissimo continuare a puntare, incentivandolo con
appositi sostegni economici, il mercato del turismo esperienziale –
conclude la Presidente lanciando un messaggio alla Regione – questa
nuova forma di vacanza è indispensabile per soddisfare al meglio le
nuove esigenze del turista moderno, sempre più alla ricerca della
tipicità, di esperienze nuove, da vivere in prima persona e che solo
una realtà artigiana può dargli quindi l’artigianato deve, e dovrà,
ricoprire sempre un ruolo di primo piano all’interno dello sviluppo
strategico del turismo nella regione”.
I dati del “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2023” dicono
anche come il 45% dei turisti enogastronomici italiani (il 36% dei
generalisti) cerchi esperienze enogastronomiche e legate al tipico,
abbinate a vacanze al mare, che siano nell’entroterra, sulla costa o
in mare. Inoltre, le previsioni evidenziano una forte propensione da
parte del viaggiatore a vivere l’enogastronomia, entrando in sintonia
con l’ambiente, le comunità locali e l’identità stessa dei territori
in cui si reca durante le proprie ferie. Il programma di viaggio del
turista del gusto prevede le visite a diverse aziende della zona
scelta per le proprie vacanze. Caseifici e cantine si equivalgono, con
il 18% dei consensi, ma arrivano in classifica dopo le aziende
agricole, che primeggiano con il 19% delle risposte affermative. E in
forte ascesa, tra i turisti enogastronomici, sono anche le visite ai
pastifici e ai birrifici (indicate dal 15%), ma in generale tutte le
aziende legate al food e al beverage sono oggetto di interesse per i
prossimi viaggi al mare. Ancor più interessanti appaiono le esperienze
attive, che ormai vengono indicate come il vero obiettivo del 2023 dal
61% degli intervistati. Ma quali sono le più “gettonate”? In vetta
troviamo, a pari merito, tre tipi di esperienze: i trattamenti
benessere a tema vino, birra e olio; i percorsi a piedi accompagnati
da esperti di gastronomia; infine, partecipare ad attività sportive
all’aria aperta come trekking del gusto, tour in bicicletta o mountain
bike tra i luoghi di produzione del cibo. Forte è anche il desiderio
di vivere i percorsi del gusto in autonomia, che siano a tema cibo
(20%) o vino (14%). Prende quota la mobilità alternativa, e questo non
vale soltanto per la bicicletta o per il trekking: il 7% del campione
valuta, infatti, la soluzione del viaggio a bordo di un treno storico
laddove disponibile.
Tra le altre esperienze al mare per l’estate 2023 la più indicata
continua a essere la visita ai mercati dove si possono acquistare i
prodotti del territorio, ma questa soluzione appartiene perlopiù al
turista generalista, poiché l’enogastronomico cerca qualcosa di
diverso e distintivo: questa sua propensione alla scoperta lo spingerà
pertanto verso le piccole botteghe artigianali (indicate dal 35%) o,
in alternativa, verso il museo dei prodotti tipici (17%).