Ogni due settimane muore un lavoratore marchigiano con il drammatico bollettino che proprio nell’ultimo mese ha registrato una striscia di sangue che dobbiamo subito fermare. Un mesto conteggio che va arrestato a tutti i costi e che spesso, purtroppo, sembra una priorità solo a parole. Basti pensare che, per dire, nel corso del 2019 le Marche hanno destinato appena il 2,8% del totale della spesa sanitaria al capitolo dedicato alla prevenzione. “Molto lontane dall’obiettivo del 5% ma anche dal dato medio nazionale che è pari al 4,4% – ha fatto notare Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche dando il via ieri al al convegno “Lavoro & Sicurezza, dai punti di vista alla visione globale” che si è tenuto ieri in diretta Facebook con la partecipazione di Andrea Farinazzo (responsabile Ufficio Ambiente e Salute Uilm nazionale), Marco Lupi (responsabile Salute e Sicurezza Uiltec nazionale), Mauro Sasso (responsabile nazionale Uil Artigianato), Riccardo Morbidelli (coordinatore Sicurezza Uil Marche). Le conclusioni sono state affidate a Ivana Veronese, componente della segreteria nazionale Uil. “I dati dell’Inail – ha fatto notare la segretaria Mazzucchelli – evidenziano come i più colpiti da fenomeni infortunistici siano i giovani e i migranti, cioè coloro che vivono maggiormente condizioni di lavoro precario, instabile o senza una formazione adeguata”. Nel corso dell’incontro è stato proiettato il video reportage “Una questione di giustizia”, storia di infortunio sul lavoro il cui caso processuale è stato riaperto dopo anni grazie alla tenacia di patronato, avvocati ed esperti della Uil Marche. Un processo che vede il sindacato parte civile al fianco del lavoratore, pronto a utilizzare l’eventuale risarcimento per finanziare una borsa di studio in sicurezza sul lavoro all’Università di Urbino. “In questo video tutti si sono impegnati affinché il proprio vissuto potesse essere utile agli altri – ha aggiunto la segretaria – Crediamo che la prevenzione, in primo luogo, debba essere un sistema dove istituzioni nazionali e locali, enti, organizzazioni sindacali e datoriali collaborino all’interno di un Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro. Dobbiamo programmare la sicurezza tenendo conto dei nessi tra condizioni di lavoro e organizzazione, dei rapporti tra persone, ambiente e fattori di rischio, coinvolgendo i lavoratori e le loro rappresentanze”.