Intervista con l’autore Renato Ariano
“Questo libro porta alla luce questa nuova visione, scoprendo e spiegando l’esistenza di questi passi, che si possono definire delle vere e proprie schegge impazzite di erotismo, mai gratuite ma dal carattere mistico, ispirato a un testo sacro come Il Cantico dei cantici, nel tentativo di conciliare i due aspetti dell’umanità, carne e spirito, in un’integrazione suprema” sottolinea l’autore Renato Ariano
Quali sono i motivi per cui, di solito, la gente legge libri su Dante Alighieri?
Uno dei motivi sta nel fatto che si tratta di un autore molto famoso che ci costringono a studiare a scuola, dicendoci che la sua opera, la Divina Commedia, è per molti il capolavoro della lingua italiana, ed è obbligatorio leggerla. In realtà, anche a scuola, la lettura di quest’opera è faticosa e frammentaria. È un libro in versi, scritto in un linguaggio di sette secoli fa. Per questo lo leggiamo con difficoltà, aiutandoci costantemente con delle note e limitandoci in genere ai passi più facili e spettacolari, come quello di Paolo e Francesca, di Farinata, di Ugolino. Pur essendo molto diffusa è spesso sopportata come una scocciatura dagli studenti e conosciuta in superficie. La cantica più letta è quella dell’Inferno, più emozionante e scenografica. Invece, la più misteriosa e ricca di misteri è quella del Paradiso, assai meno letta. È accaduto anche a me, poi ho riscoperto la Commedia da adulto quasi per caso e incominciata ad amarla.
Perché qualcuno dovrebbe leggere il suo libro?
Perché scoprirà, con sorpresa, un Dante meno tradizionale e ingessato di quello in cui la cultura ufficiale lo ha trasformato, nei secoli. Per molti lettori tradizionali sarà una scoperta addirittura sconvolgente. Nella Commedia ci sono un sacco di messaggi occulti e dissimulati, perché Dante doveva proteggersi da molti nemici, come l’Inquisizione cattolica, che lo avrebbe certo condannato se lui avesse espresso troppo esplicitamente il suo pensiero. Di nemici politici ne aveva già troppi, dato il suo caratteraccio, e non poteva esporsi troppo. Nel mio libro il lettore troverà la risposta a molti dei segreti che lui nasconde nella Commedia e in particolare vengono rivelati passi erotici ambigui e abitualmente dissimulati, presenti soprattutto nel Paradiso, che come ho già detto è la cantica meno conosciuta dai lettori comuni.
Come è possibile che questi segreti finora non siano stati ancora rivelati da qualcuno?
Questi segreti della Commedia di Dante Alighieri sono sempre stati sotto gli occhi di tutti. Non credo certo di essere stato il primo a scoprirli. Penso piuttosto che, nel corso dei secoli, questa scelta del Poeta sia stata sistematicamente nascosta o mistificata al fine di disinnescare la carica rivoluzionaria del Poeta, ricoprendola con un velo di bigottismo e conformismo. La Commedia non è solo la banale favoletta della redenzione di un’anima che giunge al Paradiso, dopo aver visto i peccati dell’umanità. Dante voleva lanciare un diverso messaggio per cui la liberazione e la salvezza dell’individuo passa attraverso l’integrazione e l’equilibrio estremo tra sacro e profano. Per questo Dante presenta a sorpresa, nella Commedia, immagini di estremo erotismo che sfuggono ai meno attenti o vengono tralasciate dai più prudenti. Quindi non bisogna pensare a un Dante bigotto e ortodosso, come ancor oggi qualcuno vorrebbe farci credere, ma invece a un personaggio dallo spirito totalmente libero e ancor oggi attualissimo.
Perché Dante avrebbe inserito brani erotici all’interno di un’opera teologica, oltre che poetica?
Dante era un uomo molto passionale, nel bene e nel male, e come ci dice Boccaccio, il suo primo biografo, estremamente lussurioso, per tutta la sua vita. Lo si ricava anche da altre sue opere, meno studiate a scuola, come ad esempio le rime petrose, di una sensualità esasperata. Su questo particolare di solito gli insegnanti sorvolano. Si tende, invece, a sottolineare l’amore platonico e spirituale nei confronti di Beatrice, metaforicamente interpretata come la Grazia divina ricevuta e l’allegoria di Cristo che salva l’umanità. Probabilmente, in vita, Dante non ebbe mai un vero rapporto amoroso con questa donna, descritta come un angelo sceso dal cielo. In realtà, come dice Jorge Luis Borges, Dante ha scritto la Commedia per poter idealmente far rinascere Beatrice e realizzare fantasiosamente con lei un vero rapporto. Questo suo sogno lo costruisce con estrema efficacia poetica e con passi di estrema sensualità ed erotismo, che sciorina di fronte al lettore in ben ventidue passi del Paradiso. Questa sua scelta è coerente con la sua visione della realtà in cui egli lega indissolubilmente l’Amor sacro all’Amor profano.
Questa scelta di Dante è una novità per la sua epoca?
Affatto, Dante ha un riferimento preciso, costituito da un Libro Sacro, presente nella Bibbia, il Cantico dei cantici poema in cui si narra della storia di un amore sensualissimo di un giovane e una fanciulla in cuisi raffigurava allegoricamente l’amore tra Dio e la sua Chiesa. Questa volontà di sintesi e di integrazione è una costante di Dante, nella Commedia, che si manifesta nel presentare uniti e concordi in Paradiso, personaggi famosi come San Tommaso e Sigieri di Brabante oppure san Bonaventura e Gioacchino da Fiore, che in vita invece erano in opposizione.
L’idea fondante e rivoluzionaria di Dante è che corpo e spirito non siano realtà contrapposte, ma complementari. Così l’amore carnale non è qualcosa di staccato dalla divinità, ma un’anticipazione di quell’amore totale che esploderà luminoso nell’Empireo. In questa maniera Dante lancia anche un messaggio di speranza per tutta l’umanità.
Perché quello che lei scrive nel suo libro non è mai stato diffuso nella conoscenza generale?
Il sesso, come ce lo presenta Dante nel Paradiso, riprendendolo dal Cantico dei cantici, costituisce una realtà rivoluzionaria. Bisogna ricordare che la sessualità ha sempre subito, nelle diverse epoche storiche, un’implicita e sottintesa volontà di potere da parte delle diverse istituzioni sociali, sia religiose sia secolari. Questi poteri hanno sempre dettato le condotte fondamentali della vita, i desideri appropriati, gli standard estetici. La visione del sesso come peccato fu introdotta nel cristianesimo da Paolo di Tarso, ma anche i poteri politici, in qualche maniera, hanno sempre teso a regolamentare il sesso. Il nucleo dell’erotismo è rappresentato dalla trasgressione e questa è sempre potenzialmente rischiosa per le regole della vita sociale. Per questo Dante andava bene come grande poeta e teologo accreditato, ma doveva essere edulcorato nei suoi aspetti più trasgressivi.
Quali altri elementi di curiosità sono presenti nel suo libro?
Con vari esempi, cerco di spiegare un altro segreto, quello della numerologia dantesca, struttura portante del poema, assai poco conosciuta. I lettori scopriranno, con ulteriore sorpresa, come nella Commedia parole e numeri siano due funzioni semantiche costantemente interconnesse, in maniera che sfugge al lettore normale, ma è un lavoro certosino che Dante compì criptando in numeri i suoi concetti, in maniera estremamente mascherata, non pensando tanto alla fatica del lettore ma, in solitaria dedizione, soprattutto alla gloria di Dio.
Inoltre, il libro si divide in due parti. Una prima, costituita dalle premesse teoriche dell’origine dell’erotismo mistico di Dante e delle sue fonti letterarie e storiche. Una seconda, dei canti cosiddetti scabrosi, che tratta dettagliatamente dei canti scabrosi del Paradiso, in cui ogni elemento viene descritto ed analizzato in maniera molto precisa ed accurata. I lettori più curiosi ed impazienti potranno anche dirigersi immediatamente a questi e ritornare in seguito ad approfondire i capitoli teorici, che sono direttamente collegati a quelli scabrosi. L’analisi di questi ultimi avviene utilizzando anche i riferimenti agli autori latini, come Virgilio, dal quale Dante attinge a piene mani, al Cantico dei cantici, di fondamentale importanza per i suoi collegamenti con l’eros, a interpretazioni dei sogni di Dante operata da illustri psicoanalisti come Cesare Musatti, alle citazioni di medioevalisti autorevoli come Jaques Le Gof e di sociologi famosi come Michel Foucault, a grandi interpreti di Dante come Roberto Benigni.