L’agricoltura italiana conferma la sua capacità innovativa e, anche nei tempi duri della pandemia, non ha smesso di puntare al progresso. Negli ultimi due anni, infatti, quasi nove imprese su 10 (88,7 per cento) hanno sostenuto investimenti per innovare le loro attività e, il 70,4 per cento, ritiene che sarà fondamentale continuare a farlo anche in futuro per crescere in sostenibilità e competitività e poter affrontare le nuove sfide. A metterlo per iscritto è il Focus Innovazione del secondo Rapporto AGRIcoltura100, promosso da Reale Mutua in collaborazione con Confagricoltura e realizzato da Innovation Team del Gruppo Cerved per valorizzare il contributo del settore al rilancio sostenibile dell’Italia. Sono state 2.162 le imprese agricole intervistate (53 del Friuli VG) in tutto il Paese.
Gli investimenti delle imprese agricole italiane, nei due anni di pandemia, hanno riguardato soprattutto la meccanizzazione dell’attività (56,6 per cento), per dotarsi di sistemi e attrezzature di ultima generazione. Il 52,7 per cento ha investito nel rinnovamento delle tecniche di coltivazione e il 48,2 per cento in quelle di allevamento. Le imprese investono anche nella multifunzionalità, per diversificare le attività e diventare più competitive (26,4 per cento), così come nell’aggiornamento delle dotazioni informatiche e digitali (27,1 per cento), nel rinnovamento delle modalità di commercializzazione e marketing (26,4 per cento) e nel potenziamento dei sistemi logistici (18,6 per cento).
Il rapporto, inoltre, evidenzia come più di una su tre (36,9 per cento) abbia oggi un livello di innovazione alto o medio-alto. Questo è direttamente correlato al livello di sostenibilità: le imprese più sostenibili sono anche le più attente a innovare processi e produzioni. E viceversa: la sostenibilità, valore guida fondamentale per il futuro, è pure il frutto di un impegno costante delle imprese verso l’innovazione. Il 31,7 per cento innova per migliorare la propria sostenibilità ambientale (ad esempio adottando sistemi avanzati di monitoraggio e mappatura delle coltivazioni tramite sensori, satelliti e droni); il 20 per cento si impegna nella sostituzione di fonti energetiche fossili con le rinnovabili e nell’uso di macchine agricole a basso impiego di combustibile; il 9 per cento sta pensando di inserire l’agricoltura biologica nei propri programmi aziendali.
Molti imprenditori sono impegnati anche nell’innovazione sociale, consci del ruolo del settore primario verso le comunità locali. Tra le iniziative più caratteristiche, la formazione dei lavoratori su temi quali l’impresa etica, la green economy e la gestione corretta delle risorse (17,7 per cento), e l’agricoltura sociale (12,5 per cento). Dal report emerge, dunque, la profonda consapevolezza delle imprese del mutamento che il settore agricolo sta vivendo e la necessità di modelli produttivi sempre più orientati alla sostenibilità e fortemente proiettati all’innovazione.