
L’aerea Schengen è uno spazio col quale chiunque sia abituato a frequentare gli aeroporti ha imparato ad avere dimestichezza. Chiamata comunemente anche spazio Schengen o zona Schengen altro non è che l’area composta da 26 Stati europei che, sommati ad altri tre, attraverso l’omonimo trattato, hanno abolito i controlli alle frontiere, creando di fatto un territorio dove è possibile circolare liberamente.
UNO SPAZIO CHE RIGUARDA OLTRE 400 MILIONI DI CITTADINI
Schengen è la città del Lussemburgo in cui nel 1985 è stato creato firmato l’accordo, seguito cinque anni più tardi dalla Convenzione omonima, che prevede uno spazio privo di frontiere. Oltre alla libera circolazione della persone, è prevista anche la libera circolazione di merci, servizi e capitali. Oggi Schengen riguarda oltre 400 milioni di cittadini che possono muoversi liberamente senza bisogno di visto.
VENTIDUE I PAESI DELL’UE CHE HANNO ADERITO
Allo spazio Schengen hanno aderito 22 Stati su 28 dell’Unione europea; gli Stati membri che hanno scelto di chiamarsi fuori sono il Regno Unito e l’Irlanda, mentre altri quattro altri Paesi (Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria) hanno sottoscritto la convenzione di Schengen, che non è ancora in vigore, dato che non hanno ancora attuato tutti gli adeguamenti tecnici previsti. In via provvisoria dunque, mantengono ancora i controlli alla frontiera delle persone.
ISLANDA, NORVEGIA, SVIZZERA E LICHTENSTEIN I QUATTRO EXTRA-UE
Gli Stati terzi che partecipano a Schengen sono Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, che hanno firmato la Convenzione di Schengen; a questi vanno aggiunti infine il Principato di Monaco che fa parte dell’area Schengen tramite la Francia e altri due – San Marino e Vaticano – che ne fanno parte da quando è entrata in vigore la convenzione in Italia.
POSSIBILITÀ DI REINTRODURRE TEMPORANEAMENTE I CONTROLLI
Tra le altre cose la convenzione permette agli Stati che l’hanno sottoscritta anche di reintrodurre temporaneamente i controlli ai loro confini nel caso in cui si verifichi una minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna. La procedura prevede che lo Stato membro faccia richiesta alla Commissione europea, che valuta le motivazioni e decide se siano sufficienti per giustificare una sospensione del trattato.