Nel 2020 (l’anno scorso), in questo periodo, l’ampiezza della banchisa polare era inferiore agli attuali valori, che sono abbastanza prossimi a quelli del 2019 per lo stesso periodo. Siamo di poco sotto la media ponderata del periodo 2004-2013.
La linea di tendenza, dopo una partenza che ipotizzava una fusione maggiore ad altri anni della banchisa polare, mostra invece un rallentamento, ed anzi, nell’ultima settimana la riduzione prende minore imponenza.
Tutto ciò costituisce una buona notizia, in quanto, nonostante gli annunci plateali di vari scienziati, e forse politici che hanno interessi vari, la banchisa polare non sparirà nemmeno la prossima Estate, e a meno di cataclismi, neppure quella successiva.
I cambiamenti climatici, però sono una realtà, e quelli previsti dai modelli matematici sono davvero pessimi, ma questi potrebbero essere influenzati da altri fenomeni, tra cui le tante eruzioni vulcaniche in atto, anche se per avviare un periodo più fresco servirebbe un’eruzione vulcanica devastante. E di certo non è opportuno neppure augurarsela.
Alcune eruzioni vulcaniche potrebbero uccidere milioni di persone, e miliardi di altri esseri viventi.
L’ampiezza della banchisa polare non pare avere imminente influenza sul clima italiano, se non in modo impercettibile. Di maggior impatto, per l’estate ci sarà da considerare quello che succede nel nord Africa, e da quelle parti si sono avute ondate di caldo record.