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Il Cappello di paglia fiorentino: un’icona di stile che incanta il mondo

Firenze è una città senza tempo, capace di unire il passato e il presente in un equilibrio unico al mondo che non smette mai di affascinare ed incantare tutti i visitatori: non importa quante volte là si visiti, ogni angolo della Città del Giglio riesce a sorprendere ed a regalare emozioni sempre nuove e inaspettate. Per scoprire l’origine e la storia di uno dei simboli della città bisogna tornare molto indietro nel tempo, più precisamente nel medioevo, quando nelle campagne Toscane si iniziò a lavorare la paglia, un materiale estremamente semplice che però, grazie alla particolare lavorazione, avrebbe dato vita ad un oggetto straordinariamente sofisticato: il Cappello di Paglia, un accessorio che non solo protegge dal sole e ripara dal freddo, ma racconta una storia che valorizza la qualità, la manifattura e la creatività italiana.

Dopo che nel ‘500 il granduca Cosimo de’ I Medici omaggiò vari sovrani d’Europa con il celebre cappello, il vero successo arrivò nel ‘700 quando il bolognese Domenico Michelacci, dopo vari esperimenti, identificò nel grano marzuolo il migliore per produrre i copricapi e da quel momento le campagne di Signa divennero un vero e proprio distretto di produzione. Il grano non veniva più usato per scopi alimentari ma era utilizzato con l’unico fine di realizzare i cappelli: gli steli delle piantine seminate venivano raccolti e sbarbati prima che si indurissero e si seccassero, con questo procedimento, il materiale raccolto rimaneva morbido e di colore chiaro ed uniforme, ideale per creare un accessorio perfetto. Amato dalle nobildonne, apprezzato anche dagli uomini di corte, dall’800 il cappello di paglia iniziò a viaggiare lungo l’Arno per raggiungere il porto di Livorno, e da lì partire per conquistare i luoghi più lontani del mondo.

Questo elegante accessorio, ben presto, divenne il protagonista assoluto degli illustri guardaroba femminili ma anche di quelli maschili, era talmente amato che gli inglesi lo ribattezzarono con il nome “Langhorn” versione anglo-latina di Livorno e i francesi, nel 1851, gli dedicarono persino una piece teatrale “Un chapeau de paille d’Italie” che fece diverse repliche in tutta Europa.

Nel 1855 si consacrò ufficialmente la sua importanza, l’imperatore Napoleone III in persona, infatti, premiò con la medaglia d’oro gli artigiani del cappello di paglia all’Expo Universale di Parigi.

Ancora oggi Signa è il tempio della paglia grazie al Museo della Paglia e dell’Intreccio che, nella principale sala espositiva ospita una selezione di cappelli e, in un’altra sala, tutti gli attrezzi ed i macchinari utilizzati nella produzione.

Nonostante siano passati moltissimi anni dalla realizzazione del primo esemplare, il cappello ancora oggi è un oggetto cult talmente importante da calcare anche l’ambito palcoscenico di Hollywood: un cappello di paglia nero è apparso in una scena del film “Pretty Woman”, indossato dall’attrice Julia Roberts e utilizzato per simboleggiare la rinascita di una donna.

Ogni esemplare racconta una storia: quella della terra toscana, delle mani sapienti che lo creano e dell’eleganza intramontabile che rappresenta. Firenze è quel luogo dove tradizione e innovazione si intrecciano come i fili della paglia, continuando a regalare al mondo oggetti di straordinaria bellezza.

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