Dal 5 al 13 gennaio prossimi la Loggia della Gran Guardia a Padova ospita “nereidi e altre cosmogonie”, la personale del maestro Nereo Petenello curata da Barbara Codogno e Carla Ravazzolo.
In esposizione una selezione della ricca produzione dell’artista monselicense, classe 1926, con un focus speciale sulle opere polimateriche a soggetto femminile. I lavori saranno accompagnati da brevi narrazioni di Carla Ravazzolo, tratte dal libro “Nereidi, Donne di Nereo” pubblicato per i tipi della Cleup. Storie che, attingendo dal mito, indagano però aspetti diversi della donna contemporanea.
<<Il nome dell’artista – spiega Carla Ravazzolo – ha generato la fortunata associazione con alcune figure della classicità, in particolare le Nereidi, che nel mito identificano le ninfe dei mari. Non sono tutte ninfe, come nel mito, le donne di Nereo. Sono regine, ancelle, muse, donne dimezzate o doppie a seconda dei casi della vita, alla vigilia di scelte definitive, benevole o furenti>>.
<<Considero un privilegio – prosegue Ravazzolo – aver potuto giocare con queste opere. Selezionare il mito, attualizzarlo o reinterpretarlo in forma contemporanea è prassi antica; qui forse sono andata oltre, in modo consapevolmente arbitrario: ho scelto e isolato piccoli e talvolta secondari aspetti di figure che la tradizione ci ha consegnato e li ho resi unica caratteristica delle donne qui raccolte. Una galleria di idee che aspettavano solo di essere scritte>>.
Le figure femminile al centro dei lavori del maestro Petenello
Nella produzione di Petenello degli ultimi quarant’anni, le figure femminili risultano sempre al centro della sua ricerca, andando oltre la suggestione del richiamo mitologico: ognuna delle opere in mostra riprende, sottolinea e rende universale una particolare vicenda o un aspetto caratteristico di singole storie che riescono a superare, così, la finitezza del tempo che le ha visto nascere.
<<Questa mostra – dice l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio – vuole rendere omaggio a un artista padovano eclettico e poliedrico che continua a sperimentare nuove vie e che è riuscito, superando i limiti dei materiali che lavora, a sublimare idee e concetti al di là dello spazio fisico>>.
<<Il percorso espositivo si dipana in tre sezioni – spiega Barbara Codogno – tre nuclei narrativi: l’indagine che Petenello conduce verso la figura femminile. Quindi un accenno alle sue tantissime sculture in resina: quelle scelte ammiccano al suo lavoro di designer sia per l’utilizzo dei materiali, le resine, che per gli stilemi collocabili negli anni ’60 e ’70. Le opere qui raccolte sono caratterizzate da lingue di fuoco rosso che si alternano a movimenti di nero assoluto. Sembrano uscite da un Athanor, il forno alchemico, nel quale la materia si sta forgiando. Quelle di Nereo sono fiamme mistiche, magiche, prometeiche. Due sculture infatti titolano Fenice, un omaggio all’uccello di fuoco>>.
La terza e ultima sezione propone invece tavole di grandissime dimensioni: esplosioni materiche su campiture nere, metafisiche.
<< In questa sezione – sono sempre parole di Codogno – il maestro torna alla pittura scegliendo un gesto materico dal grandissimo coinvolgimento fisico che richiama senz’altro Burri e l’Informale. Petenello innesta resina nel sottopelle del quadro; crea lingue magmatiche di materia grezza e primordiale. L’opera vive e si muove. L’intento è tutto nel titolo, come vediamo ad esempio in Lacerazioni cosmiche o in Frammenti di storie lontane. Anche in questo caso il rimando è al mito cosmogonico. Qui si celebra la creazione del mondo che, guarda caso, tende verso le opere dedicate al femminile: come un grande grembo cosmico dal quale nasce la donna, mater mundi. Per me è stato molto difficile selezionare le opere da esporre per questa piccola mostra; Petenello ha prodotto con una molteplicità incredibile di stili; la sua ricerca lo ha condotto a misurarsi con moltissimi progetti artistici. Sarebbe interessante che la sua città potesse dedicargli un’antologica per evidenziare il grande percorso dell’autore, e la sua vita>>.
La figlia del maestro: mio padre ha sempre creato qualcosa con la mente proiettata alla successiva
La figlia, Cristina Petenello, nel libro/catalogo Nereidi (Cleup 2023) racconta: <<Da quando ho ricordi ho sempre visto mio padre intento a creare qualcosa: giocattoli, ceramiche, dipinti, sculture… Lo rivedo concentrato su un oggetto o una figura mentre la mente è già proiettata all’idea successiva e lo sguardo indugia sulle opere precedenti, considerate mai del tutto concluse e spesso trasformate negli anni, quasi cresciute assieme a lui. Eclettico e sperimentatore, lo ritrovo nella memoria immerso in cicli necessariamente brevi, per dare la possibilità a un nuovo colore o materiale di entrare nel suo mondo. Oggi ancora mi stupisce la sua immutata capacità di guardarsi attorno con gli occhi del bambino curioso, di raccogliere il legno abbandonato, l’oggetto rifiutato e di trasformarli in un pensiero e in una storia. Una lunga storia>>.
Nota biografica sul maestro Petenello
Nereo Petenello, è nato a Monselice nel 1926 ma dal dopoguerra vive e lavora a Padova. Nella cittadina euganea, ancora bambino, spreme i tubetti di colore nello studio dei pittori futuristi Forlin e Fasullo. Qualche anno dopo, mentre compie il suo percorso scolastico al Regio Istituto d’Arte a Venezia, frequenta lo studio dello scultore Alberto Viani.
Dall’immediato dopoguerra è a Padova. E’ stato direttore artistico e tecnico di Jolly Ceramica. Ha esposto in numerosissime mostre personali e collettive fra le quali due edizioni della biennale internazionale del bronzetto a Palazzo della Ragione; sue opere si trovano ai Musei Civici di Padova, in particolare una statua in bronzo nei giardini dell’Arena; di recente l’artista è stato insignito del titolo di “Padovano Eccellente”, per il contributo dato mediante la sua opera al recupero e al mantenimento della cultura cittadina.
Info sulla mostra
Padova, Sala della Gran Guardia: 5 – 13 gennaio 2024
Ingresso libero
orario 9.30-12.30 / 15-18
Giorno di chiusura: lunedì non festivi