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Da par suo, e a modo suo, Emanuele Macaluso a Orvieto è definitivo. Con i suoi 95 anni e l’energia alimentata dall’eloquio logico, coerente, appassionato, e con l’effetto non secondario di fargli scomparire via via qualche decina d’anni dal viso, tutto gli appare chiaro. Ricorda la drammatica scissione di Livorno del 1921, da cui, per seguire la scia della rivoluzione bolscevica, nasce il partito Comunista, staccandosi da quello Socialista; poi la scissione del 1947, quando Saragat, non volendo i Socialisti alleati dei Comunisti, si scinde per formare il partito Socialdemocratico; e a sua volta quella del 1964, quando la parte dei Socialisti contraria all’accordo con la Democrazia Cristiana, esce dal partito per formarne un altro. Ne ha concluso, Macaluso, che forti motivazioni storiche e ideologiche hanno sempre motivato le scissioni a sinistra, non così per Renzi.
Scissione, partito, ideologia sono parole del Novecento. È il secolo in cui non solo sono nati i partiti politici di massa come noi li conosciamo, ma anche il secolo dominato, nel bene e nel male, dalle ideologie come proiezioni di concezioni del mondo in competizione tra loro. Siamo figli, tutti, dei fatti, delle parole, e delle filosofie che in quel secolo si sono combattute.
Se siamo d’accordo con Wittgenstein, che il linguaggio è il creatore della realtà, o almeno di quella che ci fa dare un senso alle cose, il mondo di Macaluso è decisamente il grande mondo del Novecento. Possiamo intendere l’iniziativa di Renzi come una “scissione”, cioè impiegare le stesse parole che sono usate quando le divisioni dei partiti erano esclusivamente ideologiche?
Usiamo allora altri artifici retorici, cioè un lessico nuovo, per capire questa iniziativa politica. Non per contrapporre il “vecchio” al “nuovo”, che sarebbe banale, oltre che del tutto insensato, ma per assumere una prospettiva più contemporanea. Guardiamo a Italia Viva come si guarda a una startup. Paragone inappropriato? Senz’altro sì, in senso letterale, ma il lessico e la natura delle startup ci dicono molto della logica che ordina i nostri tempi. Per capire le sue probabilità di successo non con il linguaggio di ieri, ma con quello di oggi; non con le incertezze di ieri, ma con le incertezze di oggi.
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