“Questo governo finora ha dimostrato di essere poco lungimirante, con manovre conservative senza investimenti che hanno inevitabilmente messo in difficoltà il settore dell’industria. Pensiamo alla legge delega sugli incentivi, che tutto prevedeva tranne la possibilità di detrazioni per le imprese e la possibilità di utilizzare il credito d’imposta”. Sono le parole di Luigi Nave (senatore del M5s in Commissione industria, commercio, turismo e agricoltura), che è intervenuto al Cnpr Forum “Priorità industria: salvaguardare l’economia reale per un’Europa più forte”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“In che modo vogliamo far crescere la politica industriale italiana?”, domanda il senatore pentastellato. “Manca una visione complessiva. Lo vediamo a Taranto con l’Ilva e con quello che accade per Tim dove lo Stato non impegna risorse per prendere la maggioranza di un asset strategico. Se aggiungiamo l’aumento dei tassi e quello dei costi delle materie prime, il calo nella produzione è inevitabile. La proposta di industria 5.0 del governo – ribadisce Nave – non ha fatto altro che prendere fondi residui da Industria 4.0 peggiorandone le condizioni. Solo 3 miliardi di euro per i beni strumentali e 698 milioni per i servizi. Su chi si scaricano queste difficoltà? Inevitabilmente sui cittadini”.
Sostenere la crescita è la priorità per Alessandro Cattaneo (deputato di Forza Italia in Commissione Politiche dell’Unione Europea): “Dopo una storica serie di dati molto incoraggianti per il nostro Paese, penso a quelli sull’occupazione che ha fatto segnare un record con centinaia di migliaia di occupati in più, la contrazione non è una buona notizia. C’è una differenza sostanziale rispetto al passato. Se fino a qualche anno fa eravamo sempre in fondo alla lista dei paesi, per indice di crescita, anche quando l’area-euro cresceva in maniera sostenuta, oggi l’Italia è nella parte medio alta della classifica della crescita del Pil. Il dato è molto condizionato dal complessivo stato di salute dell’UE nel suo insieme, c’è il tema specifico della Germania in forte rallentamento. Il nostro governo – sottolinea Cattaneo – è impegnato a sostenere la crescita in maniera determinante. L’Italia è un grande paese manifatturiero e dovrà continuare ad esserlo. Le iniziative fiscali e i fondi del Pnrr dovranno essere finalizzate a sostenere la transizione energetica ed ambientale per le aziende”.
Critico Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi e Sinistra), segretario di presidenza della Camera dei Deputati: “Quello che manca da troppo tempo al nostro Paese è una seria politica industriale. Politica che deve basarsi sull’innovazione, che deve essere supportata dal pubblico e deve essere una priorità del sistema imprenditoriale. Abbiamo una piccola e media impresa molto vivace e una grande industria che ha sempre faticato ad essere al pari della concorrenza a livello mondiale. Il supporto che spesso lo Stato ha dato all’industria alla fine non può durare in eterno. Questa è una delle ragioni del declino del settore insieme alla mancanza di competitività su mercati sempre più agguerriti. Manca anche un adeguato supporto al sistema universitario – evidenzia Zaratti – prosegue l’esodo dei giovani motivato anche dai bassi salari per lavori qualificati. Tutti questi fattori contribuiscono all’impoverimento del nostro sistema e produce ristagno dei consumi. La transizione digitale e quella green sono un’occasione storica insieme al Pnrr per invertire la rotta. Si esce dalla crisi unicamente se si ha capacità di investire e innovare”.
Per Alessandro Colucci (Noi Moderati), segretario di presidenza a Montecitorio: “I dati sull’Eurozona evidenziano che c’è stato un calo complessivo a livello globale perché abbiamo subìto traumi straordinari. La pandemia, la guerra in Ucraina nel cuore dell’Europa e il conflitto in Medio Oriente tra Israele e Palestina per poi finire al Mar Rosso con le tensioni legate al trasporto delle merci, oltre a una serie di condizioni economiche oggettivamente difficili. Dobbiamo dire che l’Italia cresce più di Germania e Francia, ha un calo di disoccupazione che negli ultimi quattordici anni non si è mai visto arrivando a toccare un calo dell’8 % di disoccupazione nell’ultimo trimestre. Bisogna puntare sul lavoro, che non nasce per decreto dello Stato, ma viene prodotto dalle imprese sulle quali occorre investire di più. Bene hanno fatto il governo Meloni e il centro destra – sostiene Colucci – decidendo per il taglio del cuneo fiscale, vale a dire tagliare il costo del lavoro. In passato sono state fatte politiche scellerate che hanno prodotto fardelli e zavorre che ancora pesano sulle nostre spalle. A noi il compito di cambiare rotta”.
Nel corso del dibattito, moderato da Annamaria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari): “Secondo i dati Eurostat la produzione industriale in Italia è in calo. E alla nostra debolezza corrisponde anche una flessione nell’intera eurozona che ha fatto registrare un meno 6,7% a gennaio 2024 rispetto all’anno precedente. L’industria è un settore strategico nella forza economica dell’Italia e dell’UE e servono investimenti per rafforzare l’intero comparto nell’interesse di una ripresa economica sia del nostro Paese che dell’Europa intera. In quest’ottica la transizione digitale e quella green rappresentano due delle principali sfide da vincere per incentivare innovazione e ricerca e per promuovere la creazione posti di lavoro qualificati e a lungo termine”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Per comprendere il calo rilevato nel comparto dell’industria, dobbiamo tener conto sia del rialzo dei tassi e la conseguente riduzione dell’acquisto dei beni durevoli, che il rallentamento nella realizzazione delle opere del Pnrr e la fine del boom edilizio con la soppressione del superbonus. Sono tutti fattori che hanno contribuito a questo saldo negativo. E’ importante che si continui a pensare all’industria come strumento fondamentale per lo sviluppo e la crescita del Paese e che ci siano incentivi ben indirizzati per favorirla. Il tema del green e della distanza che ci separa da nazioni come la Spagna deve farci riflettere. In particolare per ciò che attiene l’energia da fonti rinnovabili, il fattore più rilevante è la difficoltà nell’ottenimento di autorizzazioni e visti per la realizzazione degli impianti. La crescita economica e occupazionale è subordinata anche a una enorme semplificazione dei flussi burocratici”.