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Coronavirus, una seconda pelle hitech per protezioni traspiranti

Si potrebbero realizzare tute e camici a prova di coronavirus, con il nuovo materiale traspirante a base di nanotubi di carbonio pensato come una seconda pelle intelligente per proteggere medici e militari da minacce di tipo biologico e chimico. Sviluppato negli Stati Uniti dal Lawrence Livermore National Laboratory (Llnl) e il Massachusetts Institute of Technology (Mit), è descritto sulla rivista Advanced Functional Materials dal gruppo di ricerca guidato dall’italiano Francesco Fornasiero.

Il nuovo materiale riesce a essere sia protettivo che traspirante perché combina due elementi chiave: una membrana porosa impermeabile a virus e batteri, formata da miliardi di nanotubi di carbonio allineati, e uno strato di catene polimeriche intelligenti che a contatto con la minaccia chimica (come il sarin) collassano in maniera reversibile chiudendo temporaneamente i pori.

“Il segreto della traspirabilità sta nell’uso dei nanotubi di carbonio come pori: il loro diametro è 5.000 volte più piccolo di un capello e la loro superficie interna è così liscia dal punto di vista atomico da permettere il passaggio di aria e umidità con una velocità superiore rispetto a simili pori di altri materiali. E’ come un’autostrada paragonata a una strada di città”, spiega Fornasiero.

Studi precedenti hanno dimostrato che la membrana è in grado di bloccare particelle grandi quanto il virus della Dengue. “I test mostrano che impedisce il passaggio di tutto ciò che supera il diametro dei nanotubi, che è inferiore ai 4 milionesimi di millimetro”, aggiunge l’esperto. “Per questo siamo convinti che protegga dalle minacce biologiche”. Nella lotta al coronavirus, il nuovo materiale potrebbe trovare impiego nella produzione di camici e tute destinate ai medici: “è così traspirante – rassicura Fornasiero – che potrebbe essere indossato ininterrottamente per tutta la durata delle attività” garantendo una buona termoregolazione.

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