Gli attacchi informatici sono aumentati 10 volte nell’ultimo biennio e si sono spostati, grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dal semplice furto di dati all’aggressione all’operatività di infrastrutture critiche, come le reti energetiche e dell’acqua, o i trasporti pubblici. È quanto emerge dalla conferenza Cybertech Europe 2019, la kermesse internazionale dedicata alla sicurezza digitale inaugurata a Roma, al centro congressi La Nuvola. Presenti l’Amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo, il sottosegretario al ministero della Difesa, Angelo Tofalo, il vicedirettore generale, con delega alla cyber-security, del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) presso la presidenza del Consiglio dei ministri, Roberto Baldoni, e il presidente della Repubblica di Armenia, Armen Sarkissian.
“Gli strumenti d’intelligenza artificiale sono al momento utilizzati meglio dagli attaccanti che dai difensori”, ha spiegato all’ANSA, Michele Colajanni, che insegna sicurezza informatica all’Università di Modena e Reggio Emilia. “Ne è un esempio l’uso dell’intelligenza artificiale per testare nuovi virus informatici”, ha aggiunto l’esperto, che studia proprio come potenziare le armi in mano ai difensori. Per gli esperti di Cybertech, provenienti da circa 40 Paesi, il costo degli attacchi informatici nel 2017 è stato di 600 miliardi di dollari, 4 volte quello della Stazione Spaziale. “Solo nel 2018 gli attacchi cyber gravi registrati sono stati 1.552”, si legge in una nota di Leonardo, tra gli organizzatori della conferenza. L’incontro discute le misure di protezione da attuare dopo l’entrata in vigore, a novembre 2018, della direttiva europea Nis sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi.
Per Colajanni, “la contromisura migliore è la prevenzione, a partire dai gesti più semplici. Gesti basilari, come quello che compiamo chiudendo a chiave la porta di casa quando usciamo, ma che possono fare la differenza. Occorre investire di più in prevenzione. Purtroppo però – ha aggiunto – l’Italia è ancora indietro, non tanto nella parte normativa, quanto nella pratica, superata ad esempio da Gran Bretagna, Francia e Germania. Lo scenario futuro, grazie all’intelligenza artificiale, potrebbe essere quello di una guerra tra macchine e algoritmi che attaccano i nostri sistemi e altre che ci difendono. Si tratta ancora – ha concluso Colajanni – di uno scenario piuttosto lontano, dato che l’apporto umano è ancora fondamentale, ma meno fantascientifico di quanto pottrebbe sembrare”.