Dalla dipendenza da Internet al rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari, l’abuso di smartphone da parte dei minori è al centro del dibattito psicopedagogico e tra i genitori. Un vero e proprio appello arriva dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai con una petizione che chiede al governo di vietare l’uso dei cellulari a ragazze e ragazzi sotto i 14 anni.
No allo smartphone sotto i 14 anni: la petizione
Lanciata dal Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti sulla piattaforma Change.org, la petizione ha l’obiettivo di raggiungere le 15.000 firme e chiede alla politica “di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16”.
“Se è vero che spesso le tecnologie migliorano la qualità della vita, questo non accade quando si parla di educazione nella prima infanzia e nella scuola primaria”, si legge nella sua descrizione. L’appello sta facendo discutere perché tra i firmatari ci sono medici, insegnanti, intellettuali e personalità del mondo del cinema e dello spettacolo che fanno parte dell’Unita (l’Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo) come Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Valeria Golino, Luca Zingaretti, Luisa Ranieri, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher e Piefrancesco Favino.
La richiesta arriva dopo la circolare del ministro dell’Istruzione che proibisce l’uso dello smartphone in classe fino alla terza media, anche per scopi didattici. Il divieto non si applica a tablet e computer, che possono essere utilizzati per fini didattici sotto la guida dei docenti. Un’altra decisione del ministro Valditara reintroduce l’uso del diario cartaceo tradizionale per contrastare gli effetti negativi dell’abuso di dispositivi elettronici sulla concentrazione.
Il rapporto 2023 del Gem (Global Education Monitoring) redatto dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, rivela che in Italia quasi il 38% di studentesse e studenti ammette di essere distratto dal cellulare durante le lezioni. Il 29% si dice invece disturbato dall’uso che ne fanno i compagni.
Niente social prima dei 16 anni: la proposta
Nell’appello del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, si precisa che non si tratta di una presa di posizione anti-tecnologica “ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale”.
Le iniziative avviate in tal senso dimostrano che “nelle scuole dove lo smartphone non è ammesso, gli studenti socializzano e apprendono meglio”. La petizione si chiude sottolineando che “anche nelle scuole bisogna essere coerenti con quello che ci dicono le neuroscienze. Smartphone e tablet devono essere usati solo dai docenti per arricchire le proposte didattiche senza prevedere, in classe o a casa e almeno fino ai 15 anni, alcun uso autonomo degli studenti”.