“Ci voleva l’Unione Europea per costringere l’Italia a rendere operativa a livello nazionale la normativa sulle pratiche commerciali sleali. L’Europa è madre e non matrigna anche per gli agricoltori europei perché con questa direttiva si rafforza sia il ruolo sia la tutela degli agricoltori e dei piccoli produttori del settore alimentare nell’arco di tutta la filiera”.
Lo dichiara Stefano Mantegazza, segretario generale Uila Uil, in relazione alla procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia, per il mancato recepimento nell’ordinamento nazionale della direttiva n.2019/633 sulle pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare.
“Con la mancata trasposizione a livello nazionale della direttiva europea, il cui termine è scaduto a Maggio, le 16 pratiche sleali previste non sono state ancora formalmente vietate” prosegue Mantegazza. “L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere a Bruxelles, ma ci aspettiamo che invece di scrivere per motivare la propria inadempienza, si affretti ad approvare il decreto legislativo per dare attuazione alla normativa comunitaria oppure il disegno di legge n.1373 all’esame del Senato, che contiene anche il divieto delle aste elettroniche al doppio ribasso”.
“Ora non ci sono più scuse né possono essere tollerati ulteriori ritardi perché gli agricoltori devono essere finalmente tutelati contro le pratiche commerciali sleali, tra cui rientrano i ritardi nei pagamenti, gli annullamenti all’ultimo minuto degli ordini riguardanti i prodotti deperibili, il rifiuto di sottoscrizione dei contratti scritti, le modifiche unilaterali o retroattive dei contratti stipulati.”