Le misure economiche sul caro prezzi, e la fase finale della revisione del codice appalti
in corso, rischiano di tagliare fuori un settore, quello della ristorazione collettiva, in
modo definitivo. Da quasi un anno le aziende forniscono servizi sostenendo forti
aumenti dei prezzi su energia e materie prime alimentari, senza che questi aumenti
siano riconosciuti.
In questi giorni ANIR, insieme a tutta la rappresentanza del settore, sta denunciando lo
stato di crisi che stanno affrontando le aziende e chiede che almeno nel codice appalti
venga riconosciuto l’adeguamento dei prezzi agli indici Istat correnti. Nei giorni scorsi, il
settore della ristorazione collettiva ha avuto un incontro preliminare con la deputata
Erica Mazzetti, relatrice schema decreto legislativo sul codice appalti alla Camera,
insieme ad una delegazione del gruppo di Forza Italia, guidata dal deputato Raffaele
Nevi. Al centro del confronto, l’audizione di mercoledì prossimo in cui le imprese della
ristorazione collettiva porteranno le loro ragioni per una modifica del codice appalti che
viene ritenuta vitale per il settore: l’obbligo di revisione dei prezzi legati all’inflazione
dell’ISTAT.
«Stiamo cercando di avanzare le nostre richieste presso le sedi istituzionali» afferma
Lorenzo Mattioli, presidente di ANIR e di Confindustria HCFS, «perché crediamo nel
dialogo e siamo convinti che il Governo voglia aiutare un settore come il nostro,
rappresentato da 1500 aziende e da 110 mila lavoratrici e lavoratori, con un fatturato
complessivo di 6,5 miliardi, che sta attraversando un momento di difficoltà dovuto a
fattori esterni che hanno comportato un aumento dei prezzi fuori controllo. Per far
valere le nostre ragioni, questo sia chiaro, siamo anche disposti a mobilitarci in maniera
straordinaria, non escludendo forme di protesta incisive».