Noto anche come varano, o varano di Komodo, è uno dei più temibili e letali animali che vivono sulla Terra. Il drago di Komodo sembra preso di peso dai bestiari medioevali o dalla Preistoria e attacca facilmente l’uomo
E’ un lucertolone lungo tre metri, coperto da squame, con lunghi artigli e lingua biforcuta che saetta dalla bocca, capace di attaccare prede grandi come un bufalo. O un uomo, come si afferma con dovizia di particolari su Focus.it.
Da un punto di vista scientifico è il più grande dei sauri sopravvissuti (sottordine di cui fanno parte lucertole, gechi, iguane). Raggiunge i 3 metri di lunghezza, ma è più facile vederne esemplari di 2 metri. Anche il peso è considerevole: un adulto si aggira intorno agli 80 kg, raramente supera i 100.
Dimensioni e apparenze non devono ingannare. I varani di Komodo sono animali agili e veloci, in grado di attaccare prede da 450 kg.
È forse il più attivo tra i rettili predatori, può percorrere fino a 10 km al giorno in cerca di cibo, e anche se si muove in genere lentamente, a 5 km/h, può compiere scatti fulminei e raggiungere velocità di 18-20 km/h. Per questo motivo, avvicinarsi a meno di 10 metri è molto, molto pericoloso.
Il varano corre con il corpo ben sollevato da terra. Arriva a 20 km/h, anche se per brevi tratti.
Come attacca: l’arma segreta del drago di Komodo è il morso, con cui inocula nella vittima un mix letale di batteri e veleno. La sua tecnica di caccia è efficacissima: attacca cinghiali, cervi, bufali, esseri umani. Resta in agguato, si camuffa, aspetta e si avvicina lentamente per poi scattare e afferrare la preda per una zampa. I suoi denti aguzzi e seghettati sono fatti per lacerare la carne.
Fa cadere la vittima, poi le squarcia l’addome. E comincia a divorarla avidamente, facendola a pezzi, serrando le mascelle e dando forti strappi con la testa: il drago di Komodo può consumare in un pasto una quantità di carne pari all’80% del proprio peso. Della carcassa non rimarrà nulla, nemmeno ossa e zoccoli.
Morte lenta. Se anche la preda riuscisse a fuggire, basta che il drago sia riuscito a morderla per non lasciarle scampo. Nella saliva del lucertolone, infatti, vivono 50 ceppi di batteri che, in 1-2 giorni, avvelenano il sangue della vittima fino a ucciderla. Così i varani seguono il fuggitivo per chilometri finché i batteri non fanno il loro dovere. Oppure continuano ad attaccare, anche per giorni.
Il varano fa saettare la lingua biforcuta per cercare il cibo: la lingua sente le molecole di sostanze odorose nell’aria. Così il sauro trova, per esempio, le carcasse di animali morti. Di notte, si ripara in tane sotterranee. E in un nido nel terreno la femmina depone le uova.
I draghi di Komodo sono così famelici che attaccano anche gli esemplari più giovani della loro stessa specie. E non disdegnano gli animali morti: sono gli “spazzini” del loro ambiente. L’olfatto li guida sul cibo: sentono l’odore della carne a 5 km di distanza, esplorando l’aria con la lingua biforcuta che rileva le sostanze odorose. A volte i varani si avventurano nei villaggi: cercano capre e bovini, in alcuni casi hanno attaccato anche l’uomo. Non a caso, in passato gli indigeni ne parlavano come di draghi divoratori di uomini e animali: all’inizio del ’900, i coloni europei diffusero la leggenda del “mostro”. Soltanto nel 1912 gli scienziati riuscirono a esaminare il primo esemplare. Ma non a togliergli la fama sinistra che lo circonda.
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