Comparotto: «Se la condanna a morte dell’orso decretata dal presidente Fugatti resterà in vigore, presenteremo anzitutto un ricorso al Tar, poiché l’abbattimento di un orso può avvenire, per legge, solo in caso di comprovata pericolosità e quando si sia verificata l’inefficacia di misure alternative incruente»
Contro l’ordinanza di abbattimento dell’orso del Monte Peller appena identificato tramite l’esame del dna, l’Oipa Italia e l’Enpa hanno presentato ieri, 2 luglio, una diffida presidente Maurizio Fugatti e alla Procura della Repubblica in cui s’intima la Provincia autonoma di Trento – entro e non oltre 5 giorni dal ricevimento dell’atto – a effettuare il riesame del provvedimento al fine del suo annullamento in autotutela.
Se l’annullamento dell’ordinanza d’abbattimento non arriverà, le due associazioni adotteranno ogni misura, anche di tipo giurisdizionale, a tutela dell’orso ritenuto colpevole di avere aggredito due persone nella Val di Non e degli altri orsi presenti nel territorio della Provincia.
«Se la condanna a morte dell’orso decretata dal presidente Fugatti resterà in vigore, presenteremo anzitutto un ricorso al Tar, poiché l’abbattimento di un orso può avvenire, per legge, solo in caso di comprovata pericolosità nei confronti dell’uomo e quando si sia verificata l’inefficacia di misure alternative incruente», dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «L’esame del dna confermerebbe che l’orso è una femmina, JJ4 una delle orse più anziane del Trentino, probabilmente una madre con cuccioli. Come hanno raccontato le cronache, inizialmente ha solo digrignato i denti per poi fuggire. Il bosco è la sua casa e anche in quest’occasione chi ha sbagliato è l’ospite umano che, cadendo nel panico, ha innescato una reazione a catena imprevedibile. Questo non sarebbe accaduto nel caso di un corretto comportamento, più volte spiegato dagli esperti e dai forestali. Se nel rapporto uomo-animale vince la ‘legge del più forte’, vuol dire che siamo ancora alla preistoria».