San Casciano dei Bagni è un piccolo e grazioso borgo nella Val d’Orcia in provincia di Siena, come tutto il territorio della Toscana offre paesaggi mozzafiato tra distese infinite di oliveti e vigneti, scorci incredibili e la tipica vegetazione della macchia mediterranea. Questo piccolo comune è noto da sempre per le fonti termali che gli hanno regalato un glorioso passato: il sito si compone di 42 sorgenti termali ad una temperatura di 40°, le vasche di acqua bollente, grazie alle proprietà benefiche, hanno attirato gli antichi romani, l’Imperatore Augusto era solito frequentare questo sito, e attira tutt’oggi milioni di turisti provenienti da tutto il mondo.
Il territorio di San Casciano dei Bagni, cosi come tutta la Toscana, non finisce mai di sorprendere e di incantare, questa è una zona che ha sempre molte storie fantastiche da raccontare e, di recente, è riuscita a narrare una favola incredibile che rappresenta una scoperta eclatante e che restituisce un tassello fondamentale del nostro passato. Cullato per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche nel settore della sorgente di Bagno Grande, è riemerso dagli scavi un deposito votivo mai visto prima, con 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, 5 delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfette condizioni.
Grazie agli scavi condotti con la concessione del Ministero della Cultura e il sostegno anche economico del piccolo comune sono stati rinvenuti un efebo, la dea della salute Igea, Apollo, ma anche matrone, imperatori, donne e fanciulli. Con ogni probabilità queste furono realizzate da artigiani locali e, gli studiosi, collocano queste statue in un periodo che va dal I secolo a.C al II secolo d.C, e rappresentano una testimonianza del delicato periodo di transizione tra la fine della civiltà etrusca e l’inizio della globalizzazione romana.
Il santuario con le sue vasche, i suoi altari, le sue fontane e le terrazze digradanti, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C. quando, in epoca cristiana, venne chiuso ma non distrutto. Le vasche furono sigillate con pesanti colonne e le divinità affidate all’acqua ed è proprio grazie a questa intuizione che oggi gli archeologi hanno potuto trovare un tesoro perfettamente intatto.
Oltre alle statue, le vasche hanno conservato anche 5 mila monete in oro, argento e bronzo, offerte vegetali ed oggetti della ritualità quotidiana che fanno pensare al fatto che molte persone si recavano in questo luogo per le sue proprietà curative. Secondo le ricostruzioni degli archeologi che stanno lavorando su questo grande ritrovamento, le famiglie etrusche e romane dedicavano a queste acque bollenti ex voto raffiguranti gli organi e le parti del corpo delle quali chiedevano salvezza alle divinità: cuore, intestino, orecchie e mani sono stati recuperati dal fango intonsi. Questa scoperta cosi importante riesce a svelare e a raccontare aneddoti, a fornire informazioni incredibili e preziosi contributi per una maggiore conoscenza delle origini, delle tradizioni e della cultura del nostro Bel Paese.
L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda, inoltre, ha permesso di preservare le iscrizioni in etrusco e latino sulle quali si leggono nomi di potenti famiglie del territorio dell’Etruria interna. Le scritte bilingue, secondo gli studiosi, forniscono un’ importante testimonianza sul fatto che, mentre al di fuori della città si combattevano guerre tra Roma e le città etrusche, l’interno del santuario era come una bolla di pace in cui etruschi e romani convivevano e pregavano insieme senza avere problemi. Questo ritrovamento oltre a raccontare un’affascinante storia del passato, dà la conferma di quanto l’Italia sia un paese ricco di tesori, territori e luoghi unici al mondo, una scoperta del genere non avveniva dal 1972 quando vennero rinvenuti dalle acque di Riace le due statue di bronzo.